L'Angelo di Verola L'Angelo di Verola Mensile di Vita Parrocchiale

Felice Bonini - Novello Sacerdote

Unito ai familiari e alla congregazione
Sacra famiglia di Nazareth
del Beato Giovanni Piamarta

Padre FELICE BONINI
annuncia con gioia il dono della sua
Ordinazione Sacerdotale
Istituto Artigianelli - Brescia
Sabato 23 giugno 2001 - ore 16.00

Prima Santa Messa
Basilica di San Lorenzo - Verolanuova
Domenica 24 Giugno 2001 - ore 11.00

Salvami dalla presunzione di sapere tutto,
dall'arroganza di chi non ammette dubbi,
dalla durezza di chi non tollera ritardi,
dal rigore di chi non perdona debolezze,
dall'ipocrisia di chi salva i principi
e uccide le persone.
(Antonio Bello)

Sommario:
Insieme, per cantare...
(r.b.)
Con umiltà e fiducia (Don Luigi Corrini)
Padre Felice
Grazie Signore (Padre Felice Bonini)
Felice Bonini Sacerdote (padri Piamartini)
Felice diventa prete (Don Giovanni)
Un regalo per te Felice (Le Diaconie)


Insieme, per cantare...

La bufera sconvolse le acque del lago... Poi tornò la quiete. Squarci di  sereno nel cielo. Dalle acque, tornate alla calma, ecco emergere lui:   l'arcobaleno. Quasi un nebuloso a varie tinte colorato pulviscolo. Lento, prima, a formarsi. Poi, rapidamente, su su il grande imponente solenne arco variopinto. Scavalcò i vicini altipiani; si posò lontano baciando la pianura quasi in attesa.
Sognai ad occhi aperti. L'arcobaleno si trasformò in pentagramma. In esso tante tante note; quasi un rincorrersi l'un l'altra. L'Angelo, con la sua  tromba, le trasformava in suggestivi suoni. Melodiosi messaggi per un animo stupefatto.
Volli intenderli meglio; chiusi gli occhi...
Quando li riaprii   l'arcobaleno non c'era più. L'eco di quelle note, invece!, stampato  indelebilmente dentro.

***
Non so se e quanto la bufera dell'incertezza e del dubbio li abbia sconvolti all'inizio. Un fatto è certo: se bufere furono
(e talune "chiamate" lo sono) loro le hanno dominate. Padre Felice Bonini, ora all'inizio e pur già dentro l'arcobaleno.
Don Angelo Calegari che tutto l'ha vissuto ed ancora sta vivendo. Il primo: si appresta a far udire le sue note iniziali. Il secondo:  autore, già, di conosciute partiture. Entrambi: interpreti di una Parola che disseta e sazia. Entrambi, di questa, portavoci con l'aiuto dell'Angelo la cui tromba non conosce stecche. Entrambi in quel pentagramma: stesse le note, nuovi i musicali motivi.

***
Arcobaleno: infinito affascinante eloquente abbraccio. Ti avvolge coinvolge sollecita dona invita. Puoi: goderne, o no, il calore; accettare o rifiutare; condividere o ribellarti. Ma lui, l'arcobaleno, è lì: con la dolcezza dei colori, permeato di meravigliose melodie. Ti attrae senza soste, non ti lascia, non usa violenza.
Padre Felice e don Angelo. L'uno al via: alba per validi progetti. L'altro all'arrivo: sul far della sera a meditar conquiste e sfumati sogni.
Ma quei densi colori in musica! Gli si sono impressi dentro, diventati consapevolezza della missione da compiere o quasi compiuta, sole e fuoco che nessuno, mai, potrà spegnere. Perciò: grazie a loro, anche per noi ed in noi accanto a loro, insieme, per ricordare, in silenzioso ascolto, la musica più bella: per cantare la speranza.

r.b.


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Con umiltà e fiducia
sulle strade che Dio ti indicherà


Carissimo Padre Felice,
il tuo nome e il titolo che lo precede sono di buon auspicio. Sabato, 23 giugno il Vescovo ti chiamerà per nome e la risposta che tu darai segnerà definitivamente, per sempre, la tua vita.

Non ti apparterrai più, ma sarai al servizio degli altri, a tempo pieno.

Questo può farti paura: ed è bene che sia così, ma lo Spirito del Signore rinnoverà in te il prodigio che ha operato nel grembo della Vergine: la  capacità di donare Cristo agli uomini.
Sarai chiamato a vivere un'avventura meravigliosa: dire a tutti coloro che incontrerai che il Signore li ama, li perdona, li salva. Per essere credibile dovrai avere la costanza di sentirti sempre con gli altri anche se diverso dagli altri.
Il Signore che ha sempre amato l'uomo e ha voluto essere lui stesso uomo, ha scelto di parlare agli uomini e di comunicare loro la sua vita attraverso la fragilità di una creatura: il prete.
E questo perché la gente abbia fiducia in ciò che dirai: "Dio ha misericordia di creature come noi. Guardate me e avete la prova che la salvezza è possibile per tutti i deboli, gli incoerenti, gli sfiduciati".
Accetterai di parlare di cose grandi, anche se facili da dimenticare, ma che molti attendono come supplemento d'anima alle parole dell'amico, della ragazza, della sposa, del padre e della madre.

***

Sei cosciente del limite dell'uomo che porti in te; e sarà buona cosa che sia così. Ti accorgerai, infatti, che per fare il prete bisogna avere una grande dote di umiltà: considerarsi l'apprendista di Dio, sempre.
Parlare di Lui è balbettare, conoscere il rischio di dire cose che a molti suoneranno strane e persino inverosimili. Dovrai mettere in conto, quindi, il rifiuto dello stesso messaggio per il quale tu hai offerto la vita.

Non ti mancheranno la gioia e la meraviglia quando incontrerai chi ti apre il segreto del cuore riconoscendoti messaggero del Padre, del suo perdono, quando attraverso la tua voce avranno modo di ascoltare la Parola, la verità che dà senso alla vita.

Allora, caro Padre Felice, vale la penda di rispondere "eccomi" al Vescovo che ti chiamerà e ti imporrà le mani perché tu, come Abramo, uscendo definitivamente dalla tua terra e dalla tua casa abbia ad incamminarti sulle strade che il Signore ti indicherà. Sono i sentieri dove Dio ti offrirà i suoi appuntamenti nelle persone, soprattutto nei ragazzi e nei giovani che ti  attendono, sentieri lungo i quali, insieme ai tuoi familiari, con la preghiera e il cuore, i fratelli di Verola ti accompagnano perché tu abbia a sentire che il peso di portare Dio è "giogo soave e leggero".

La tua ordinazione sacerdotale conclude il ciclo dei giovani verolesi elevati alla dignità presbiterale dal 1975: anno dell'inizio del mio servizio pastorale a Verolanuova.

I loro nomi:
Don Giuseppe Baronio - 1975
Padre Domenico Colossi - 1977
Padre Stefano Maria Zanolini - 1978
Padre Gabriele Maria Checchi - 1981
Don Giovanni Amighetti - 1987
Don Gaetano Fontana - 1988

A loro il mio più affettuoso pensiero insieme al grazie della parrocchia di Verola che stanno onorando con il loro esemplare ministero. Vorrei qui riprendere la preghiera, a nome anche della comunità parrocchiale, con cui concludevo il saluto ad un giovane sacerdote:

"Ti lodiamo, ti benediciamo e ti ringraziamo, o Signore.
Fa che Padre Felice credendo in Te parli di Te con la sua vita.
Sperando in Te doni a tutti fiducia.
Amando Te, la sua vita si consumi a bene di tutti".
Fraternamente ti abbraccio.

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Grazie, Signore...

O Dio, Tu sei l'Onnipotente, sei l'Eterno e l'uomo davanti a Te, si fa piccolo, capisce che da sé non può nulla e che tutto riceve da Te, anche il dono del sacerdozio.

Io so di non meritarlo, di non comprenderlo perché è solo dono tuo ed è troppo grande da capire, poiché Tu sei l'Onnipotente, l'Eterno, ed io sono  piccolo, debole, limitato nel tempo anche se, per un miracolo del tuo amore, divento "sacerdote in eterno".

Per Te, o Signore, non c'è una prima volta, Tu sei senza tempo e mi hai amato dall'eternità, ma per noi tue creature c'è sempre una prima  volta in tutto: anch'io ora per la prima volta salgo l'altare per celebrare i Tuoi Santi Misteri.

Quante volte sono già salito al tuo altare: da ragazzo quando facevo il chierichetto, poi da seminarista, da diacono, ma ora per la prima volta lo salgo da sacerdote.... Quante volte sono salito con la mente un po' distratta, o senza capire bene; ora mi chiedi di salire l'altare come facesti Tu salendo il Calvario, mi chiedi di capire, di non restare solo spettatore... mi chiedi di donare la mia vita insieme con la tua perché solo così celebrerò veramente i Tuoi Santi Misteri.

Essere prete, vivere da prete è salire ogni giorno il tuo Calvario, cioè il tuo Altare, per farmi dono ai fratelli, al mondo, insieme a tutta la tua Chiesa. Ecco allora che il tuo dono d'amore mi chiederà di camminare senza mai fermarmi, senza mai tornare indietro, mi chiederà di camminare a piedi scalzi sulle strade del mondo, pronto a vuotare le mie tasche a tutti coloro che  incontrerò, a fare dono di ciò che non mi appartiene e che qualche volta ho nascosto, con un pizzico di egoismo, nelle mie tasche, senza capire che, come hai detto Tu, "c'è più gioia nel dare che nel ricevere...". Solo così potrò  camminare leggero, con addosso una camicia di tela, che lascia respirare, che lascia passare il vento... così ogni giorno, fino al mio ultimo giorno!

O Signore, fa che non dimentichi mai questo: anche se sono sacerdote per sempre, rimango pure uomo mortale, debole; fa che non dimentichi mai che dovrò rendere conto a Te del dono che mi hai affidato, che non c'è tempo da perdere quando si ama, che il tempo sarà sempre troppo poco per poter amare tutti... che verrà un giorno nel quale scenderò per l'ultima volta
dal Tuo altare e ti dirò per l'ultima volta "grazie".

Fa' o Signore che in quel giorno possa dire come Te: "tutto è compiuto", la missione che mi hai affidato è finita e gridarti: grazie Signore che mi hai mantenuto povero fra i poveri di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Possa essere tutta la mia vita solo e sempre un rendimento di grazie, cioè Eucaristia.
Grazie Signore....!

Padre Felice Bonini

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Dai padri Piamartini

Felice Bonini sacerdote

Il parrocchiano Felice Bonini il giorno 23 giugno sarà ordinato sacerdote all'istituto Artigianelli di Brescia, casa generalizia della congregazione S. Famiglia di Nazareth, presso la tomba del Beato Fondatore Padre Giovanni Piamarta. Il giorno seguente, domenica 24, celebrerà la sua prima solenne Messa nella Basilica di Verolanuova. La circostanza particolarmente solenne e importante è motivo di felicitazioni con il "padre" (si chiamerà così dopo l'ordinazione come è consuetudine presso la congregazione che si prende cura in maniera particolare dell'educazione dei giovani in Italia e  in Missione). Siamo
poi invitati a pregare perché il Signore continui a essere generoso con le sue benedizioni su di lui perché il bello inizia ora. Cioè ora dovrà esercitare tutti i compiti a cui è chiamato il sacerdote, ora è caricato degli oneri di essere in particolare ponte tra Dio e gli uomini secondo quanto ha insegnato Cristo Gesù e lui stesso ha dato l'esempio.

Cosa vuol dire precisamente essere sacerdote? Quella del  sacerdozio non è come le altre professioni comuni, ad esempio essere dottore, ingegnere che importano responsabilità in ordine a cose o uffici. È, invece, una responsabilità in relazione con le persone per quanto   concerne la loro realizzazione personale in questa terra e la loro   salvezza eterna.
L'opera del sacerdote non è in funzione di beni e cose materiali, se non indirettamente, bensì dei beni spirituali delle persone, cioè della vera libertà, del bene, del vero, dell'autentica gioia, della buona coscienza, delle buone opere che si devono compiere, in sintesi dell'amore di Dio e del prossimo a cui siamo tutti chiamati come a sommo bene che ci meriterà una buona vita in questa terra e il premio eterno dopo la morte. Per questo il sacerdozio cattolico non è di   istituzione
umana ma di istituzione divina per continuare il sacerdozio di Cristo Gesù.

Cristo è sacerdote perché ha attuato un'opera di mediazione tra   gli uomini e Dio. Lui, Dio e uomo si è offerto per la salvezza con la sua morte in croce, ed "è sempre vivente per intercedere" per noi presso il Padre. Cristo è allo stesso tempo Figlio di Dio presso il Padre e fratello degli uomini, con i quali si è mostrato pienamente solidale fino alla morte. Intimamente unito a Dio, intimamente unito a noi, egli è il  mediatore perfetto e va quindi riconosciuto quale sommo sacerdote
misericordioso e degno di fede per i rapporti con Dio.

Con il sacramento dell'ordine i sacerdoti si configurano a Cristo Gesù come suoi ministri allo scopo di far conoscere ed edificare tutto il corpo di Cristo che è la Chiesa. Sono strumenti vivi di Cristo, eterno sacerdote, per continuare nel tempo la sua mirabile opera. Tengono le veci della persona di Cristo, mettendosi al servizio del popolo a loro affidato. Per ciò sono tenuti alla perfezione della vita cristiana secondo il loro stato e devono essere docili allo Spirito per operare al meglio all'opera della salvezza del popolo di Dio.

Padre Felice con l'ordinazione sacerdotale, che gli conferirà il Vescovo e che può conferire solo il Vescovo, mette tutta la sua vita in questo contesto tanto carico di responsabilità ma anche di doni e di aiuti che il Signore, sempre fedele ai suoi figli, gli garantisce. Al popolo di Dio resta il compito e il dovere di collaborare e di intercedere grazie per il proprio pastore perché riesca nei suoi compiti, oggi in particolare assai difficili. Ecco che avviene allora quella comunione di intenti che costruiscono la vita cristiana in corrispondenza dei doni di tutti e la speranza della vita eterna.

Ringraziamo il Signore per il dono di un sacerdote alla Chiesa. È senz'altro occasione di tanti doni per tutti. In particolare il Signore ci conceda nel contempo che altri accolgano il dono della chiamata al sacerdozio. È notevole la necessità che ci siano altri sacerdoti per il bene di tutti, ma in particolare dei nostri ragazzi che sono esposti al male che, purtroppo, è tanto dilagante.

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Dall'Oratorio

Felice diventa prete!
di don Giovanni



Chi la dura, la vince! Il nostro Felice, pardon: padre Felice, c'è l'ha fatta: già è diventato, con il Diaconato, ministro del Vangelo; ancora pochi  giorni e potrà prendere in mano quel pane e quel vino, offerti dal popolo di Dio, e realizzare il quotidiano miracolo dell'Amore che, ogni volta, si dona tutto. L'Eucaristia! Ancora poco e potrà prestare voce sacramentale al Signore Gesù che dice le parole del perdono. Per l'azione dello Spirito di Dio, quel perdono diventerà realtà vera!

Ce l'ha fatta! Ad essere più precisi, lo Spirito santo in lui ce l'ha fatta. Poiché tutto è Grazia, tutto è opera sua, anche quel realizzarsi dell'Eucaristia attraverso le mani del sacerdote a cui, con stupore, s'è fatto cenno. È stata Grazia l'incontro, avvenuto diciotto anni fa, in quello che allora era il cinema dell'Oratorio, con p. Paolo, che per anni fu predicatore e   confessore natalizio e pasquale, prima di ricevere l'incarico di servire come parroco la comunità di S. Maria della
Vittoria, in periferia a Brescia. Come l'ho saputa, la racconto: "Come ti chiami?", chiese p. Paolino a un timido ragazzo di seconda media durante un incontro. "Felice". Quell'altro si mise allora a giocare su quel nome: "Ma tu, Felice, sei felice?".
Le strade per cercare e trovare la felicità sono tante: nessuna è uguale all'altra, ognuno ha la sua: quella pensata dal Signore per lui. Si tratta di   scoprirla, individuando così il progetto pensato per noi fin dall'eternità, scritto nel cuore amorevole dell'eterno Padre. Che è quanto dire, la nostra vocazione. Lo Spirito è stato inviato, dalla Pentecoste in poi, anche per questo.

Molti suoi coetanei hanno seguito il divino impulso a cercare l'amore di una famiglia: tale vocazione stanno già realizzando o stanno preparandosi a scoprire. Per Felice la strada è stata un'altra. Ed è stata Grazia. Entrato, in terza media, nel
seminario della Congregazione di p. Piamarta nell'autunno dell'83, ha iniziato il lungo camino della ricerca e della scoperta: "È questa la strada che hai pensato per me, Signore? O forse è un'altra? Signore, cosa vuoi che io   faccia?". Nei lunghi anni di cammino, queste domande sono sicuramente e in continuo affiorate, e la risposta ha via via trovato sempre più libero varco, emergendo sempre più nitida dalla salutare nebbia dell'incertezza. Anche   questa fu Grazia.

Quel ragazzo che, Felice di nome, cercava la "sua" strada per diventare felice anche di fatto, un po' alla volta, e con ammirevole tenacia, Grazia anch'essa, ha iniziato a muovere i passi "pesanti" del suo cammino: la sua prima professione temporanea, con i successivi rinnovi, quasi fidanzamento a quell'Amore che è la Felicità: Grazia. Poi la perpetua, definitivo sposalizio - Grazia, e che Grazia! - non solo con Lui, ma anche con la Congregazione del beato Giovanni Piamarta nella
quale ha compiuto il suo cammino di ricerca.

Altro passo "pesante": l'Ordine del Diaconato, nuova Grazia, a ricordare la dimensione del servizio che permane a caratterizzare il ministero (che vuol dire appunto servizio) dentro alla Chiesa, la quale, amava dire mons. Bello, deve costantemente indossare il grembiule con cui Gesù si cinse durante   l'ultima Cena per lavare i piedi ai discepoli, a ricordarci il significato pieno dell'Eucaristia. Ho scritto "permane", perché il Diaconato viene    semplicemente portato a pienezza dal Sacerdozio, non cancellato: la  distinzione tra "diaconato permanente", ricevuto da chi svolgerà per sempre questo specifico ministero, e quel "diaconato transitorio" ricevuto come   "gradino" per accedere al Sacerdozio pecca di imprecisione terminologica, dovuta alla semplificazione sulle parole, fatta per capirsi alla svelta, senza troppi giri di parole. A proposito
di diaconi permanenti: quand'è che Verola ne avrà uno, coniugato o celibe che sia? Ora, infine, dopo il lungo cammino, sta per giungere il dono del secondo grado del sacramento dell'Ordine: il sacerdozio, più esattamente, il Presbiterato, nuova Grazia: dono del Padre, per Gesù Cristo, nello Spirito.

Felice diventa prete.

L'Oratorio ha più motivi per sentirsi legato a p. Felice. Si può dire che il primo stimolo alla sua vocazione nacque qui, in quell'incontro e dialogo con p. Paolo di cui già s'è detto. Ci fu, prima di questo, il cammino che egli, come ogni altro fanciullo, poi ragazzo, vi compì per l'Iniziazione Cristiana (Battesimo, Cresima, Eucaristia: Grazia su Grazia); vi sono stati, durante il cammino in Istituto, i frequenti ritorni di Felice a questo luogo, per tenere vive relazioni di amicizia e conoscenza, per il dialogo con il sottoscritto e, spesso, compatibilmente con la sua appartenenza ad una Congregazione e non al
seminario diocesano, per prestare la sua opera di educatore: preziosa per noi e utile al suo cammino di formazione a quel ministero che, secondo il carisma del suo beato Fondatore, un don Bosco in versione bresciana, lo vedrà dedito all'educazione di ragazzi e giovani. Ancora lo scorso anno, da diacono, si rese disponibile al servizio di animatore
del primo turno di Camposcuola, cosa che avrebbe fatto volentieri anche da prete, quest'anno, se altri impegni non l'avessero costretto a scegliere tra diverse priorità.

Grazie, Felice, per il tuo sì al Signore; grazie, e penso di interpretare il sentimento degli interessati, per quanto hai saputo
offrire ai ragazzi in questi anni, con la tua presenza tra noi non appena ne avevi la possibilità, e la tua collaborazione all'opera
educativa dell'Oratorio. Grazie per la tua preghiera per i ragazzi e i giovani di Verola, che certamente non manca. Possa  essa far in modo che altri e altre, da qui o da altrove, spicchino il volo a cercare la felicità su una strada simile alla tua. Noi preghiamo per te lo Spirito - che è la Grazia - perché sulle orme di p. Giovanni Piamarta ti conduca sulla strada di un amore sempre più pieno e di una dedizione ogni giorno più intensa. Sarai allora per gli altri riverbero convincente di quello
che la tua vita è stata e dovrà continuare ad essere: Grazia.

Grazie!

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Un regalo per te, Felice


Abbiamo trovato il regalo da farti, Padre Felice: un  quadro di nostra produzione e segno ne sarà la firma di tutti coloro che,  partecipando alle "serate    comunitarie" nelle varie Diaconie, vi apporranno dopo aver pregato per te.

Questa la composizione da noi ideata

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