L'Angelo di Verola L'Angelo di Verola Mensile di Vita Parrocchiale


Anno XXVII n° 9  Settembre 2002

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"Inserto Speciale"
Don Giovanni, parroco di Coccaglio e don Valentino nuovo curato

Edizione a stampa a cura di Mons Luigi Corrini
Redazione: Rino Bonera - Don Giampaolo Goffi - Don Giovanni Gritti
Edizione on-line a cura di Tiziano Cervati


SOMMARIO

  3 Don Giovanni: grazie (Don Luigi)

  6 Calendario liturgico

11 Ritorno di Missione

12 I Giovani (D. Giovanni)

15 Le cause della fame (A. Rossini)

16 Premio Morelli 2002 (Fond. Morelli)
     Il Nido della Provvidenza Morelli guarda al futuro
     Ricordo di Caterina Morelli

22 Uno sguardo all'OFS nel sociale (F. Rossini)

24 Ogni mese ... una preghiera (D . Giovanni)

vita parrocchiale

26 San Lorenzo (Mons. B. Foresti V.)

31 Aggiornamenti

32 Centro di ascolto estivo

33 Prima Festa delle Diaconie (Da uno)

35 29 settembre 2002 (Conf. S. Vincenzo)

dagli Oratori

37 Dopo Toronto (D. Giovanni)

38 La nostra Toronto (Davide e Maria)

40 Il Camposcuola (D. Giovanni )

54 Festa dell’Oratorio

55 Con i giovani in Gaver (Un gruppo)

     Stassera debutto

le nostre rubriche

57 Dal Gruppo "Conoscerci"

59 I "Nobel" italiani (R. Bonera)

60 Verola sport

     Dall’AVIS

varie - cronaca

61 "Non puoi dimenticare (R. Mor)

62 Rosetta: una nuova raccolta (R. Bonera)

65 La "Stella Polare" in concerto a Loreto

69 Mario Bonvicini: l'uomo, il ricordo (A. Rossini)

70 Informagiovani

     Dal Comune

71 Turni delle farmacie
     Numeri Utili
     Per i collaboratori dell'Angelo

72 Tanti auguri, dottore

     I 90 di Fausta Anelli

73 Relax... iamoci... (errebi)

74 Per i più piccoli

75 Orario ferroviario

76 Cerchiamo te (G.V.V.S.)

     Anagrafe parrocchiale

     Offerte pro opere parrocchiali


La parola di Mons. Prevosto

Don Giovanni: grazie! Don Valentino: benvenuto!

Dopo la parentesi estiva, il mese di settembre segna la ripresa delle attività.

Anche se per qualcuno le ferie sono state solo un desiderio, non si può negare che l’estate abbia portato un rallentamento nel ritmo normale della vita.

Come ogni famiglia si ricompone dopo le vacanze anche la comunità parrocchiale si ritrova.

Alle consuete scadenze di ogni ripresa, quest’anno si aggiungono fatti importanti.

Don Giovanni ci lascia perché il vescovo gli ha affidato la cura pastorale della parrocchia di Coccaglio; don Valentino è stato inviato dal vescovo a Verola per sostituire don Giovanni.

Anche se l’Angelo dedica un inserto speciale ai due avvenimenti sento l’urgenza di esprimere qui alcune riflessioni.

Don Giovanni Gritti

È a Verola dal 6 agosto 1983. Diciannove anni di consuetudine di vita hanno stretto un legame profondo di rapporti con tutti, specialmente con i ragazzi e i giovani che don Giovanni ha seguito con il suo servizio nella scuola e soprattutto nell’Oratorio.

Le gioie e le difficoltà che sono state condivise in tantissimi anni hanno finito per creare un clima di famiglia per cui come si soffre quando qualcuno lascia la casa così la comunità parrocchiale vive il distacco dal sacerdote e fratello carissimo.

Rimangono però la gioia dell’esperienza della vita cristiana vissuta insieme e il vincolo di comunione che nessuna lontananza potrà affievolire. La consapevolezza poi che la nuova missione affidata dal vescovo a don Giovanni è volontà del Signore è fonte di serenità per tutti.

Se l’ufficio di parroco non è mai stato agevole e tanto meno titolo di onore, sappiamo anche che quando il Signore dà un onere non manca mai di accompagnarlo con il suo aiuto.

È per questo che la comunità parrocchiale di Verolanuova, mentre ringrazia di cuore il carissimo don Giovanni, eleva preghiere al Signore perché la paternità pastorale alla quale è stato chiamato sia vissuta in fedeltà e generosità nel dono della Parola, della Grazia e della Carità.

Con le associazioni, i movimenti e le varie realtà parrocchiali, insieme ai fedeli, si impegnano a seguirlo con la preghiera e i confratelli sacerdoti Don Angelo, Don Paolo e il parroco che con lui hanno condiviso, in esemplare comunione, le fatiche, le gioie e qualche delusione dell’impegno pastorale a Verola.

Don Valentino Picozzi

È il successore di don Giovanni. È dono del Signore fatto alla nostra parrocchia tramite il vescovo.

Nativo di Quinzano d’Oglio, è stato ordinato sacerdote sabato 8 giugno u.s. Viene tra noi quindi con l’entusiasmo del sacerdote novello e con la freschezza dei suoi venticinque anni.

L’abbiamo già accolto a cuore aperto. Il suo "ingresso" a Verola è avvenuto in occasione della solennità di S. Lorenzo, nostro patrono, nel corso della solenne concelebrazione presieduta dal vescovo emerito Mons. Bruno Foresti.

E tutto questo non a caso.

Don Valentino è tra noi certamente per annunciare la Parola di Dio, per donare la Grazia dei sacramenti e per farci crescere sempre più come famiglia del Signore.

Il suo ruolo specifico, però,sarà principalmente quello di avviare e promuovere la vita cristiana tra i ragazzi e i giovani.

Amiamo sperare che S. Lorenzo offrirà ispirazione a don Valentino perché il ruolo che il Signore gli affida nella nostra comunità cristiana sia interpretato nello spirito e nello stile con cui il nostro santo patrono ha vissuto il suo servizio nella Chiesa di Roma.

Sono certo che il nuovo direttore dell’Oratorio riuscirà in questa sua missione anche tramite la solidarietà della nostra preghiera.

Posso assicurare che è l’unica cosa che chiede. Lui sa, infatti, come il segno dell’affezione che circola all’interno della parrocchia è il costante reciproco ricordo al Signore.

È un dono che tutti gli possono offrire: dai piccoli agli anziani.

Dire al novello sacerdote, nostro curato, che tra noi si troverà bene significa aprirgli le porte delle nostre case, non solo, ma soprattutto il nostro cuore e la nostra mente all’opera del suo ministero sacerdotale del quale si serve il Signore per venire a noi.

A nome dei confratelli don Angelo e don Paolo, a nome di tutta Verolanuova: Benvenuto, don Valentino.

Fraternamente

Don Luigi

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Calendario liturgico dall’8 settembre al 6 ottobre

Settembre

1) Con il mese di settembre si riprende la celebrazione della santa messa vespertina dei giorni feriali alle ore 18.30
2) L’orario delle messe festive del tempo estivo continua fino a domenica 8 settembre compresa

ORARIO SANTE MESSE

In Basilica:
Prefestiva : ore 18.30
Festive : ore 7.30 - 9.30 - 11.00 - 18.30

Celebrazione Liturgica Festiva: ore 16.00

Feriali : ore 7.00 - 9.00 - 18.30

 

S. Rocco:
Festiva : ore 9.00

 

S. Anna - Breda Libera:
Festiva : ore 10.00

 

Cappella Casa Albergo:
Feriale e prefestiva: ore 16.30

N.B.: In Basilica , ogni sabato dalle ore 15.30 alle 18.00, i sacerdoti sono a disposizione per le confessioni degli adulti.


8 Domenica XXIII del tempo ordinario

Dal Vangelo - "In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: "...Dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro" (Mt. 18, 28)

Sante messe con orario festivo

ore 11.30 Celebrazione dei Battesimi
ore 18.00 Celebrazione liturgica

9 lunedì Alle ore 20.30, nel salone delle suore si apre il corso dei fidanzati in preparazione alla celebrazione del matrimonio cristiano. Il corso si svolgerà ogni sera della settimana. L’ultimo incontro avrà luogo domenica 15 settembre alle ore 17.00 e sarà seguito dalla santa messa alle ore 18.30

13 venerdì Presso l’Oratorio si aprono le celebrazioni del nuovo anno pastorale oratoriano (v. calendario a pag. 7)

14 sabato Esaltazione della Santa Croce - Festa. Sante messe con orario feriale


15 Domenica XXIV del tempo ordinario

N.B. - 1) In Basilica vengono riprese le celebrazioni delle sante messe festive delle ore 9.30 - 11.00;

2) In S. Rocco la s. messa festiva ritorna alle ore 9.00;

3) In S. Anna - Breda Libera la s. messa festiva ritorna alle ore 10.00.

Dal Vangelo - "In quel tempo Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: - Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello? Fino a sette volte? - E Gesù gli rispose: - Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette". (Mt.18, 21-22)

Sante messe con orario festivo

ore 9.30 La s. messa, tempo permettendo, viene celebrata all’Oratorio a conclusione del Grest e all’apertura del nuovo anno, in occasione della festa dell’Oratorio nel corso della quale i giovani e i ragazzi saluteranno don Giovanni e accoglieranno don Valentino.

ore 16.30 Celebrazione liturgica

21 sabato S. Matteo Apostolo ed Evangelista - Festa. Sante messe con orario feriale
ore 18.30 S. messa in suffragio del prevosto Mons. Mazzardi nel 48° anno dalla morte.


22 Domenica XXV del tempo ordinario

Dal Vangelo: "In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: - Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna". (Mt. 20, 1)

Don Giovanni saluterà i verolesi durante le sante messe

Sante messe con orario festivo
ore 16.00 Celebrazione liturgica

N.B.: Ricorre oggi il 12° anno anniversario dell’inaugurazione dell’Oratorio ricostruito alla presenza del vescovo di Brescia Mons. Bruno Foresti

27 venerdì S. Vincenzo de Paoli - Patrono delle omonime conferenze per i poveri

28 sabato Beato Innocenzo da Berzo - Sacerdote Cappuccino

Sante messe con orario feriale


29 Domenica XXVI del tempo ordinario

Dal Vangelo - "... Gesù disse: - Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio va oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: "Sì, signore; ma non andò". Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: "Non ne ho voglia"; ma poi pentitosi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del Padre? - Dicono: - L’ultimo -. E Gesù disse loro: - In verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti nel regno di Dio". (Mt. 21, 28-31)

Sante messe con orario festivo

ore 16.00 Celebrazione liturgica
ore 17.00 Nel salone dell’Oratorio femminile incontro con l’Azione Cattolica Adulti


OTTOBRE

ORARIO SANTE MESSE

 

In Basilica:
Prefestiva : ore 18.30
Festive : ore 7.30 - 9.30 - 11.00 - 18.30
: ore 16.00 Celebrazione Liturgica
Feriali : ore 7.00 - 9.00 - 18.30

S. Rocco:
Festiva : ore 9.00

S. Anna - Breda Libera:
Festiva : ore 10.00

Cappella Casa Albergo:
Feriale e prefestiva: ore 16.30

N.B.: In Basilica , ogni sabato dalle ore 15.30 alle 18.00, i sacerdoti sono a disposizione per le confessioni degli adulti.

1) Mese Missionario Da alcuni anni la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli propone di dedicare le domeniche di ottobre all’idea missionaria. La giornata missionaria in senso stretto è sempre la penultima domenica di ottobre.

La prima domenica è la giornata di preghiera, la seconda del sacrificio, la terza della vocazione, la quarta dell’offerta e l’ultima del ringraziamento.

2) Mese del Rosario Questo mese ripropone il pio esercizio del Santo Rosario del quale parla ampiamente la terza parte della esortazione apostolica "Marialis cultus" di Papa Paolo VI.

La seconda domenica del mese celebreremo, come ogni anno, la "Solennità della Madonna del Santo Rosario". - Ogni sera, prima della santa messa vespertina, in Basilica sarà recitato il S. Rosario.

È auspicabile che nelle nostre famiglie ritorni questa pia pratica che nel passato costituiva la preghiera per eccellenza.

1 martedì S. Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa

Sante messe con orario feriale

2 mercoledì S.s. Angeli custodi

Sante messe con orario feriale

3 giovedì Primo del mese. Dopo la s. messa delle ore 9.00 adorazione comunitaria e privata fino alle ore 12.00

4 venerdì S. Francesco d’Assisi. Patrono d’Italia - Festa

Sante messe con orario feriale

Primo venerdì del mese


6 Domenica XXVII del tempo ordinario

Dal Vangelo - "Gesù disse: "...Vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare". (Mt .21, 43)

Nel pomeriggio don Giovanni entra come parroco nella parrocchia di Coccaglio. Verolanuova sarà presente ufficialmente all’ingresso.

Sante messe con orario festivo

ore 17.00 Presso l’Oratorio femminile incontro con i genitori, padrini e madrine dei bambini che saranno battezzati nel mese di ottobre.

N.B.: Si apre oggi la settimana di richiamo della Missione con la presenza dei Padri Missionari nel corso della Settimana Mariana Pastorale.

N B.: Con il prossimo numero dell’Angelo verrà pubblicato il calendario delle celebrazioni della settimana pastorale.

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Ritorno di Missione Conclusivo - 5-13 ottobre

 

Per una Chiesa che, vivificata dall’Eucaristia,
con Maria annunci Cristo agli uomini del Terzo Millennio.

 

Programma

Sabato 5

ore 18.30: S. messa prefestiva

Domenica 6

A tutte le messe, omelia dei missionari e presentazione del programma della settimana.

Nel pomeriggio ingresso di don Giovanni nella parrocchia di Coccaglio.

Lunedì 7 - martedì 8 - mercoledì 9

ore 8.30: Canto delle Lodi

ore 9.00: S. messa e Meditazione

ore 10.00: Radio-conversazione

ore 10.00-12.00/16.00-18.00: In Basilica, disponibilità di Confessione o colloquio; visita agli ammalati

ore 15.00: S. Rosario meditato (oppure Adorazione guidata)

ore 18.30: S. messa e meditazione

ore 20.30: Centri di Ascolto secondo calendario apposito che sarà pubblicato nel prossimo numero dell’Angelo

Giovedì 10

Come giorni precedenti eccetto:

ore 20.30: Incontro dei giovani in S. Rocco.

ore 20.30: Incontro dei ragazzi delle elementari e delle medie con i loro genitori in Basilica

Venerdì 11

Come giorni precedenti eccetto

ore 20.30: In Basilica, solenne Assemblea, e "Via Matris"

Sabato 12

Giornata dedicata alla Riconciliazione

Mattino come nei giorni precedenti

Pomeriggio dedicato alle Confessioni

ore 18.30: S. messa prefestiva. A questa messa, come a tutte le messe della domenica, omelia dei missionari

Domenica 13

ore 16.00: S. messa solenne, Processione Mariana, conclusione dell’esperienza della Missione nella piazza della Basilica

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Eredità del Giubileo

I Giovani

a cura di don Giovanni

 

Roma, agosto 2000, XV GMG (Giornata Mondiale della Gioventù) - Giubileo dei Giovani: "Un punto di non ritorno per chi vuole applicare all’educazione alla fede dei giovani" (don Domenico Sigalini): uno stile diverso e nuovo nel porsi di fronte ai giovani. A insegnarcelo, da anni, ma giungendo al culmine nell’occasione ricordata, è lui, il vecchio Papa. Lui, i giovani li sa attirare, elettrizzare. Non propone loro mezze misure: li invita a volare alto, li chiama a impegni sodi, non risparmia loro la prospettiva della fatica; nessuna edulcorazione, nemmeno l’ombra di un annacquamento, ma la proposta seria e completa del Vangelo, che non ammette "tagli" e sconti; l’invito a contemplare il volto di Cristo, nel quale ogni grande ideale trova sorgente e realizzazione.

A loro aveva rivolto il suo pensiero fin dall’inizio del suo pontificato, al termine della cerimonia di "intronizzazione": "Voi siete la speranza della Chiesa, voi siete la mia speranza".

Così Giovanni Paolo II ha scritto nella Novo Millennio Ineunte: Come non ricordare specialmente il gioioso ed entusiasmante raduno dei giovani? Se c’è un’immagine del Giubileo dell’Anno 2000 che più di altre resterà viva nella memoria, sicuramente è quella della marea di giovani con i quali ho potuto stabilire una sorta di dialogo privilegiato, sul filo di una reciproca simpatia e di un’intesa profonda. È stato così fin dal benvenuto che ho loro dato in Piazza san Giovanni in Laterano e in Piazza san Pietro. Poi li ho visti sciamare per la Città, allegri come devono essere i giovani, ma anche pensosi, desiderosi di preghiera, di "senso", di amicizia vera. Non sarà facile, né per loro stessi, né per quanti li hanno osservati, cancellare dalla memoria quella settimana in cui Roma si è fatta "giovane coi giovani". Non sarà possibile dimenticare la celebrazione eucaristica di Tor Vergata.

Nel guardare ai giovani bisogna imparare a liberarsi dal pessimismo di chi li vede solo come coloro che abbandonano le tradizioni antiche e sembrano ribaltare - negativamente - il mondo. Essi sono un dono. Continua il papa: Ancora una volta, i giovani si sono rivelati per Roma e per la Chiesa un dono speciale dello Spirito di Dio. C’è talvolta, quando si guarda ai giovani, con i problemi e le fragilità che li segnano nella società contemporanea, una tendenza al pessimismo. Il Giubileo dei Giovani ci ha come "spiazzati", consegnandoci invece il messaggio di una gioventù che esprime un anelito profondo, nonostante possibili ambiguità, verso quei valori autentici che hanno in Cristo la loro pienezza. Non è forse Cristo il segreto della vera libertà e della gioia profonda del cuore? Non è Cristo l’amico supremo e insieme l’educatore di ogni autentica amicizia? ... Per questo, vibrando al loro entusiasmo, non ho esitato a chiedere loro una scelta radicale di fede e di vita, additando un compito stupendo: quello di farsi "sentinelle del mattino" (cfr Is 21, 11-12) in questa aurora del nuovo millennio.

Aiutiamo i giovani ad essere e diventare autentici se non puntiamo il dito per colpevolizzarli - ciò non vuol dire che non commettano sbagli, un conto però è aiutarli a rendersene conto, un altro conto è sbatterglieli in faccia, con l’atteggiamento di chi li coglie con "le mani nel sacco" - ma mettendoci in dialogo con loro. Non li aiutiamo se li facciamo continuamente sentire dei falliti buoni a nulla, bensì se riconosciamo che nella crescita c’è una legge della gradualità e che non si può pretendere "tutto e subito" da loro (diversamente saremmo allo stesso livello di tanti tra loro che, appunto, rimproveriamo di volere "tutto e subito"); nemmeno con l’atteggiamento di adulti che si fanno amiconi, con un giovanilismo da quattro soldi che porta gli adulti a rinunciare al ruolo di educatori, privando così i giovani di un punto di riferimento di cui hanno bisogno, anche se a tutta prima possono mostrarsene insofferenti.

C’è in ogni generazione la tendenza a pensare che "ai miei tempi" le cose andavano meglio; ci si pone di fronte ai giovani con atteggiamento nostalgico verso usanze, maniere di fare, costumi anche validi; tale atteggiamento altro effetto non produce che quello di farci percepire da loro come degli irrimediabili sorpassati, che nulla di interessante hanno da proporre e che perciò non vale la pena di ascoltare.

Mi ha colpito una riflessione di don Domenico Sigalini (già citato, bresciano, responsabile nazionale per la pastorale giovanile), il quale osserva come il Papa non si rivolga mai ai giovani dicendo "Ai miei tempi". Il suo sguardo non è volto nostalgicamente verso un passato che non torna più, appunto perché è passato, ma al presente e al futuro, nel quale sa individuare cariche di positività e grandi occasioni di bene: è lo sguardo dell’uomo di fede, che sa intravedere l’azione dello Spirito, sempre all’opera. Un conto infatti è avere radici saldamente piantate nel passato, per protendersi, carichi di identità, verso il futuro, altro conto è la nostalgia del passato, nel quale rifugiarsi in cerca di sicurezze perdute.

Le giornate di Toronto (v. pag. 37) hanno confermato questo atteggiamento; la Nota Pastorale del nostro Vescovo per l’anno 2001-2002, che verrà probabilmente ripresa nell’anno pastorale che sta per iniziare, parte proprio dall’affermazione del Papa che abbiamo evidenziato: i giovani sono non, prima di tutto, un problema, ma un dono per la Chiesa e il mondo.

In Varcare le soglie della speranza, libro - intervista di qualche anno fa, parlando dei giovani, Giovanni Paolo II scrive che essi "hanno bisogno di guide e le vogliono molto vicine": non basta e non serve fare i lamentosi e i brontoloni, standosene in poltrona; se si vuole essere educatori bisogna scomodarsi, con costanza e passione. Essere educatori non significa pretendere dai giovani l’impossibile, ma nemmeno abbassare continuamente il livello degli ideali da proporre e additare, con la testimonianza, prima ancora che con le parole. "Ovunque il Papa si rechi, cerca i giovani e i giovani cercano il Papa... in verità, chi è cercato è il Cristo che ... sa dare risposte vere. E anche se sono risposte esigenti, i giovani non rifuggono affatto da esse; si direbbe, piuttosto, che le aspettano". NMI 9: "Se ai giovani Cristo è presentato col suo vero volto, essi lo sentono come una risposta convincente e sono capaci di accoglierne il messaggio, anche se esigente e segnato dalla Croce".

Visione puramente ottimistica? Romano Battaglia, in uno dei suoi libri, semplici e profondi, scrive che " la scuola è carente, i docenti impreparati, le famiglie confuse. La casa per molti giovani non esiste più: è solo il luogo dove mangiano, dormono e nient’altro. Manca il calore umano... In famiglia non si parla più, si guarda la televisione.... La solitudine è come un vento gelido... Per molti giovani essa è diventata una malattia. L’immagine dei genitori è sparita o non è mai esistita. Spesso i ragazzi sono chiusi in se stessi, non hanno dialogo. I genitori credono di poter sostituire i rapporti umani con l’appagamento di beni materiali che finiscono invece per ingenerare solitudine e spegnere l’anelito alla spiritualità". Poco sopra: "Ai giovani manca la consapevolezza di se stessi: ...non conoscono le loro potenzialità" (Un cuore pulito, Rizzoli).

Il Papa, nel libro già citato, fa eco a modo suo, a queste affermazioni: "Il problema essenziale della giovinezza è profondamente personalistico... sanno di dover vivere per gli altri e con gli altri, sanno che la loro vita ha senso in quanto diventa un dono gratuito per il prossimo"; più avanti: "Nei giovani c’è un immenso potenziale di bene e di possibilità creative". Bene e possibilità creative che vanno aiutate ad emergere. Urgono educatori: gente che non veda i giovani come dei rompiscatole della tranquillità, ma persone da amare e accogliere, perché si rendano conto di essere non un problema, ma dono dello Spirito santo alla Chiesa. Compresa la piccola porzione di Chiesa che è la nostra Parrocchia e, in essa, l’Oratorio.

Buon cammino.

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Le cause della fame

La lotta contro la fame è in fallimento. La carestia minaccia di nuovo in Africa ottocento milioni di persone che hanno fame, e quasi due miliardi di esseri umani soffrono di carenze alimentari nel mondo. Nel 1996, i dirigenti mondiali si erano impegnati a ridurre di 22 milioni all’anno il numero di persone sotto-alimentate. Il risultato ottenuto è molto modesto: solo 6 milioni all’anno secondo le statistiche pubblicate in occasione del vertice della FAO (Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura) tenutosi recentemente a Roma.

L’agricoltura dei paesi del Sud è incapace di nutrire le sue popolazioni. Le ragioni sono molteplici: la mancanza d’acqua, l’arretratezza del sistema agricolo, le guerre o i difetti di organizzazione di questi paesi, che, come denuncia la FAO, stanziano sempre meno fondi pubblici per l’agricoltura.

Ma è apparso sempre più chiaramente a Roma che, anche se queste cause restano, il sistema economico mondiale squilibrato tra il Nord e il Sud porta una responsabilità sempre più forte nella distruzione delle colture del Sud.

Lo squilibrio proviene da uno scambio diseguale: Il Nord domanda al Sud di abolire le frontiere per i suoi prodotti industriali e bancari ma anche agricoli e, nello stesso tempo, chiude le sue porte alle esportazioni del Sud, distribuendo sovvenzioni sempre più alte alle sue campagne.

Cosi, i cereali del Sud sono privati di sbocchi, ma la carne del Nord arriva sui mercati delle coste africane ed è venduta sottocosto, rovinando i piccoli allevatori locali. Le recenti decisioni del presidente Bush di aumentare di 190 miliardi di dollari su dieci anni, ossia di quasi 1’80% le sovvenzioni versate da Washington agli agricoltori americani sono, in questo contesto, catastrofiche. Contrarie a tutte le promesse fatte dalle autorità americane stesse al vertice dell’OMC a Doha, l’anno scorso, esse vanno ancora a rinforzare lo squilibrio dei mercati ma, soprattutto esse mandano in frantumi la piccola speranza che una presa di coscienza potesse nascere nelle capitali del Nord sui misfatti del sistema agricolo mondiale.

Il messaggio di freddo egoismo che esse portano, contro il quale a più riprese è intervenuto anche il Papa, rischia di servire da giustificazione in altri paesi del Nord per rinforzare ancora i loro aiuti agricoli. È il caso in Europa della Francia di Chirac che blocca qualsiasi riforma. La povertà e la fame provengono molto più da questo libero-scambio falsificato che dalla diminuzione degli aiuti allo sviluppo. Ma il dramma è che le sovvenzioni al Nord non bastano più a evitare che un sempre maggior numero di agricoltori abbandonino la terra negli Stati Uniti come in Europa.

Queste sovvenzioni provocano un abbassamento generalizzato dei prezzi agricoli che rovina i produttori del Sud quanto quelli del Nord. Lo scambio deve restare la regola, esso è fattore di progresso. È al contrario il protezionismo che bisogna denunciare, ma anche un sistema di organizzazione dei mercati che si rivela incapace di nutrire i produttori di cibo.

Alberto Rossini

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Premio Morelli

 

La Fondazione Nido della Provvidenza Morelli,
Istituzione di assistenza e beneficienza di diritto privato,
costituisce il:

Premio Morelli 2002

 

1. Finalità

La Fondazione intende sostenere, con un contributo di 2.500,00 euro, un progetto proposto da associazioni o gruppi di volontariato non sovvenzionati dallo Stato operanti nei comuni di Alfianello, Bagnolo Mella, Bassano Bresciano, Cigole, Fiesse, Gambara, Ghedi, Gottolengo, Isorella, Leno, Manerbio, Milzano, Offlaga, Pavone Mella, Pontevico, Pralboino, San Gervasio, Seniga, Verolanuova e Verolavecchia.

2. Requisiti oggettivi

Il progetto dovrà promuovere e sostenere l’inserimento e l’integrazione di minori (0-18 anni) e/o disabili appartenenti a famiglie con difficoltà economico-sociali.

Il progetto dovrà contenere una descrizione dettagliata degli obiettivi, dei contenuti, delle caratteristiche, dei tempi, delle fasi e delle tecniche dell’intervento. In particolare.

a) Breve sintesi del bisogno cui l’intervento intende dare risposta (destinatari dell’intervento, ambito territoriale di realizzazione);

b) Dettagliata descrizione del progetto e relativi obiettivi da raggiungere (le risorse umane coinvolte e gli strumenti operativi, le azioni e le metodologie di valutazione) tramite materiale illustrativo dattiloscritto;

c) Indicazione dei costi complessivi previsti;

d) Breve presentazione dell’organizzazione: storia, attività, nome e cognome del referente, indirizzo e recapito telefonico.

3. Valutazione dei progetti

La procedura di selezione dei progetti si articolerà in due fasi: la prima riguarda l’ammissibilità formale della domanda e la sua coerenza rispetto ai contenuti e alle finalità esplicitate.

La seconda fase, cui accedono le sole richieste ritenute idonee, si concentra sulla valutazione dei singoli progetti sulla base dei seguenti tratti:

a) Capacità innovativa e propositiva del progetto;

b) Capacità di sensibilizzazione/coinvolgimento dell’opinione pubblica sui temi della solidarietà sociale e del volontariato.

4. Modalità di presentazione dei progetti

I progetti dovranno pervenire a mezzo raccomandata postale A.R. alla Fondazione "NIDO DELLA PROVVIDENZA MORELLl", via Castello n° 6, 25028 Verolanuova (Bs), entro e non oltre il 15 Ottobre 2002.

5. Assegnazione del premio

Il premio sarà assegnato da una Commissione composta da persone che, a diverso titolo, si occupano di volontariato sociale, nominata con regolare delibera dal Consiglio d’amministrazione della Fondazione Morelli.

È facoltà della Commissione di ripartire il premio fra più progetti, così come di non procedere all’assegnazione del predetto premio qualora il contenuto dei progetti pervenuti fosse giudicato non idoneo.

Il vincitore sarà tempestivamente avvisato, mentre a tutti gli altri partecipanti sarà data comunicazione scritta sull’esito del concorso. Il premio sarà ufficialmente consegnato nel mese di novembre 2002.

Il vincitore si impegnerà, il prossimo anno, a presentare una documentata relazione (con testimonianze, eventuali diapositive e filmati) sul lavoro svolto durante l’anno grazie alla sovvenzione della Fondazione Morelli.

N.B.: I materiali inviati non verranno restituiti, ma verranno inseriti nell'archivio storico, diventando patrimonio della Fondazione.

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Il nido della Provvidenza Morelli guarda al futuro

Intervista al presidente della Fondazione

 

Il trentesimo anniversario della morte di Caterina Morelli segna l’inizio di un periodo innovativo per la Fondazione a lei dedicata. Il nuovo presidente, Giandomenico Preti, dopo averci presentato brevemente la composizione del consiglio che gestisce la fondazione ci spiega in questa intervista le sue idee sulla riorganizzazione di alcuni aspetti della Fondazione.

Su quali novità puntate quest’anno?

Abbiamo deciso alcune sostanziali innovazioni riguardo la gestione delle diverse attività. Oltre alla riorganizzazione del Centro di Accoglienza della Breda, trasformato in minialloggi per extracomunitari, ho invitato il consiglio a rinnovare la proposta del Premio Morelli; mentre prima veniva scelta una persona che si era distinta per il suo spirito di solidarietà, ho preferito rivolgere il premio a un progetto di gruppi di volontariato volto ad aiutare in modo più vasto e capillare i bisognosi. In questo modo vengono coinvolte persone e associazioni che possono portare una ventata di novità e idee che aiuteranno chi, da anni, si occupa di solidarietà.

Il progetto indirizzato ai minori da 0 a 18 anni. Come mai questa introduzione?

Abbiamo inserito questo aspetto per rifarci al testamento spirituale della fondatrice, che parlava dei "bambini" da aiutare. I ragazzi, dopo la scuola, si trovano spesso soli, in famiglie dove entrambi i genitori lavorano. Ancora bambini e quasi adulti, sono in un’età dove è facile fare esperienze forti e non sempre indolori. Ecco quindi l’esigenza di un progetto che li riguardi.

Ci sono novità per il futuro della Fondazione?

Vorremmo che la Fondazione Morelli si occupasse sempre di più dei problemi sociali, chiedendo collaborazione esterna a chi è interessato a contribuire a far ‘vivere’ la Fondazione. Ho un sogno nel cassetto, vorrei proporre la ristrutturazione di Castel Merlino, al fine di utilizzare gli spazi per diverse attività socialmente utili. Insomma, vorrei una Fondazione che, oltre all’assistenza, promuovesse iniziative sociali a favore della popolazione, che spero di vedere coinvolta anche nella progettazione e nella fase evolutiva delle iniziative che verranno proposte.

Ringraziando il giovane presidente e tutti quelli che si stanno adoperando per questo rinnovamento, ricordiamo il tema centrale del testamento della signora Morelli:

"raccogliere, educare, indirizzare al bene bambini che, pur avendo i genitori, siano privi di assistenza morale e materiale."

Federica Rossini


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Ricordando Caterina Morelli:  "una vita per gli altri"

 

Ricorre quest’anno il trentesimo anniversario della morte della nostra concittadina Caterina Morelli e le seguenti righe vorrebbero essere il tentativo di tracciare il suo profilo e la sua personalità, unendo ricordi, ritagli, briciole di cronaca e testimonianze da cui poter trarre utili ammonimenti e preziosi consigli.

Caterina Morelli nasce dunque a Verolanuova l'1 novembre del 1885 da Carlo Morelli, originario di Pralboino, e da Rosa Manenti, originaria di Verolanuova. Famiglia molto benestante, risiede nel castello denominato Merlino, noto maniero cinquecentesco originariamente di proprietà della famiglia Gambara e situato nel centro di Verolanuova.

Caterina cresce in un’ottima famiglia cristiana con il fratello Pietro, che in seguito divenne ingegnere e che esercitò la sua professione soprattutto a Pralboino e che a Verolanuova fondò la banda musicale composta da molti giovani, e insieme alla sorella Domenica, di otto anni maggiore di Caterina. Le due sorelle trascorsero l’infanzia a Brescia presso il Convento della Visitazione, dove impararono l’arte del ricamo e della pittura. Sempre con la sorella Domenica (deceduta il 3 aprile del 1950) Caterina affronta l’impegno di cristiana militante in modo tale che esso si connatura nel pensiero di ogni momento e nell’attività di ogni giorno, senza limite di tempo.

Animatrice di iniziative a favore dei poveri e delle missioni e sostenitrice dell’Azione Cattolica, fu tra le prime, sempre con la sorella Domenica, ad entrare nell’associazione "San Vincenzo", identificando in questa sua scelta il modo migliore di tradurre nel sociale il suo cristianesimo.

Successivamente divenne presidente di suddetta associazione e diede avvio, in collaborazione con l’amministrazione comunale, alla mensa dei poveri situata nel paese in via De Gaspari, presso la quale veniva distribuito un pasto giornaliero, del pane e un bicchiere di vino ai poveri della comunità che vi si recavano. Alla distribuzione collaboravano le vincenziane e alcuni componenti dell’Azione Cattolica.

Caterina trascorreva il tempo libero dedicandosi ai piccoli lavori domestici, al giardinaggio e alla pittura. Donna particolarmente intelligente e sensibile, così la ricorda l’amica di un tempo Fausta Anelli, trasparente e sempre gioiosa e con la quale era sempre piacevole trascorrere momenti in compagnia.

Anche Ernesta Sartorelli, una vita spesa al suo servizio come domestica della famiglia Morelli, la ricorda come una persona buona, generosa e pronta a collaborare sempre nei momenti di bisogno, senza falsi pretesti o comode scuse per sottrarsi agli impegni che si assumeva.

Le sorelle Morelli, insieme ad altre signore del paese, prestavano inoltre un prezioso servizio alla Parrocchia, custodendo gli altari della Basilica e i paramenti della Chiesa, rammendandoli e creandone di nuovi quando necessitavano.

Casa Morelli era un punto di riferimento per i poveri, non passava giorno senza che qualcuno bussasse alla porta per chiedere qualche cosa da mangiare, una coperta per coprirsi dal freddo, qualche vestito, ecc...; per questo Caterina non mancava di procurare loro qualcosa. La sua filosofia di vita era caratterizzata dalla gioia incommensurabile che provava nell’aiutare gli altri.

Sua fu anche l’iniziativa di ospitare nella propria residenza le suore operaie, per le quali venne messa a disposizione una chiesetta situata all’interno del castello per permettere loro di raccogliersi nei momenti di preghiera.

Sino a quando la salute la sorresse trovò sempre tante cose da fare e tanta generosità da indirizzare verso chi ne aveva bisogno; morì il 31 gennaio del 1972 e alla sua salma, che riposa nel cimitero della nostra parrocchia, resero omaggio tantissimi poveri e quanti con lei avevano condiviso le ansie e le speranze legate alla costruzione di una società sempre più mite, meno individualista, buona e solidale e che andasse incontro ai più deboli e ai più sofferenti.

La sua ultima volontà fu quella di fondare un’istituzione benefica da denominarsi " Nido della Provvidenza Morelli"; attraverso il suo testamento olografo, infatti, redatto in data 8 maggio 1966, troviamo istruzioni sulla costruzione di tale fondazione e i cui scopi principali si possono sintetizzare in: "raccogliere, educare, indirizzare al bene bambini di ambo i sessi, che pur avendo i genitori siano privi di assistenza morale e materiale; creare a tale scopo una casa, tale da poter soddisfare i più urgenti bisogni dei poveri, con un ambiente guardaroba, laboratorio e dormitorio per i bambini momentaneamente a disagio nella propria casa".

Riconosciuta giuridicamente nel 1975, la Fondazione trova ora sede all’interno del Castel Merlino e ospita la S. Vincenzo femminile, la sezione Avis, l’Admo e l’asilo nido.

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Uno sguardo alla presenza dell’OFS nel sociale, oggi

 

L’invito ad effettuare ricerche sulla storia dell’impegno dell’OFS nel sociale ha raccolto subito un’adesione: Federica Rossini, collaboratrice di Bresciaoggi ha steso questo articolo, comparso sul quel giornale il 21 maggio 2002.

"I francescani secolari siano presenti nel campo della vita pubblica; collaborino, per quanto è loro possibile, alla emanazione di leggi e ordinamenti giusti." Cost. 22

Si riassume qui lo spirito che ha animato, negli anni e nella storia attuale, l’impegno dell’OFS nel sociale; i luoghi dove le fraternità hanno trovato accoglienza lo conoscono bene.

È difficile invece parlare delle iniziative senza trasformare il discorso in uno sterile elenco di interventi nella vita travagliata di questo mondo lontano dall’uomo.

Sono stati loro i primi a creare un comitato, Giustizia-Pace-Salvaguardia del Creato, che ha ispirato tante attività sociali e tanti gruppi ambientalisti. Padre Francesco O’Connaire indicava in un intervento le possibilità di collaborazione con gruppi e associazioni:

"Questo lavoro di interconnessione promuove una maggiore comprensione tra i gruppi e aiuta a riunire le, spesso limitate, risorse disponibili."

Gli OFS erano presenti al Vertice Mondiale dell’Alimentazione, partecipi al progetto della ridistribuzione delle risorse acquifere mondiali e attivi nella cooperazione al dialogo interreligioso.

"Spirito di Assisi" è quel vento di dialogo evidenziato dal Santo Padre che i francescani conoscono bene per averlo sempre praticato in prima linea: dalla nota vicenda della Basilica di Betlemme al viaggio di S. Francesco in Medio Oriente che ha dato la possibilità ai Francescani di essere presenti ora in Terra Santa, custodi dei Luoghi santi per conto della Chiesa di Roma.

Paesi dove i musulmani sono la maggioranza, o in gran numero, vedono le iniziative degli OFS: a Scutari, in Albania, 35 ragazzi di etnia Magiyp, discendente dai Turchi, sono accolti in una scuola francescana. Questi giovani, perseguitati ed emarginati per la loro origine, non hanno modo di socializzare con altri gruppi e sono dimenticati e lasciati ai margini della società. Questa scuola permette loro, durante la chiusura estiva, di frequentare una serie di attività formative promosse dai francescani che daranno loro opportunità altrimenti impossibili. Lo scorso anno, in luglio, sono stati man- dati volontari da tutto il mondo grazie ad un annuncio sul sito http//: www.ofs.it; l’adesione è stata entusiasta e iniziative come questa si moltiplicano.

Durante il già citato Convegno sulla Fame nel Mondo, gli OFS hanno parlato della necessità di includere gli aspetti etici insiti nella produzione e nel consumo di alimenti. Si è parlato dell’aumento della popolazione e Carol Gentile, ofs USA, ha dichiarato la relazione di questo problema con l’avidità insita in esso. I francescani sono chiamati, ha concluso, a un’etica alimentare.

Personale: consapevolezza dello spreco personale e di quello delle nostre famiglie e comunità; quindi una spinta ad agire in favore della sicurezza alimentare per tutti.

Locale: suscitare la coscienza delle nostre famiglie e comunità e invitarli a collaborare con gli enti locali che si occupano di sicurezza alimentare.

Nazionale: collegarsi ad organi nazionali ed internazionali che condividono questi progetti.

"La promozione e la tutela della dignità della persona, della giustizia e della pace sono valori condivisibili anche con i non credenti, ma non nascondendo o mimetizzando la fede in Cristo." (fr. Ben Brevoort OFM Capp.)

Gli OFS passano gran parte della loro vita sociale con categorie di persone alle quali necessita maggiormente una testimonianza cristiana: quindi l’esortazione alla missione è forte e insistente.

Ecco perciò la promozione di forme di partecipazione dei laici all’attività missionaria della Chiesa.

"Siamo Salvatrice e Umberto Virgadaula. Abbiamo professato la Regola nell’OFS io nel 92 e mio marito nell’88".

Comincia così una testimonianza OFS, tra le tante che si possono trovare sui siti francescani; Salvatrice prosegue raccontando la decisione, come ofs, di lasciare la natia Sicilia per operare vicino a Firenze, guidati e sostenuti dagli OFS locali.

"Anche noi, come Francesco, ci siamo messi a disposizione della volontà di Dio. Ma in quel ‘Signore cosa vuoi che io faccia?’ c’erano i timori di aver frainteso qualcosa".

Timore che accompagna sempre l’abbandono della propria volontà; ma i due coniugi, aiutati dalla fede e dai confratelli, sono partiti.

"Oggi il Centro Missionario di Borgo S. Lorenzo è un cenacolo di fraternità dove tutti possono radunarsi per ascoltare e cogliere l’invito di Gesù alla missione."

Duc in altum*, prendete il largo, titola un documento di padre Bervoort, che invita, come sempre fanno i francescani, a collaborare tra fraternità per trovare sbocchi alla testimonianza. Salvatrice e Umberto hanno avviato il progetto di Scutari in Albania da Firenze: da Verolanuova cosa può partire, con l’aiuto di Gesù?

Federica Rossini

* - È la consegna di Giovanni Paolo II al termine del documento di fine Giubileo del 2000, Novo millennio ineunte. (NdR)

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ogni mese... una preghiera

a cura di don Giovanni

 

Proponiamo una riflessione di carattere sapienziale, alla luce della fede e del buon senso; può essere un invito a riflettere, traendo scuola dalla realtà che incontriamo quotidianamente e attraverso la quale lo Spirito del Signore continuamente ci parla.

 

Ho imparato

Ho imparato ... che la miglior aula del mondo è ai piedi di una persona anziana.

Ho imparato ... che quando sei innamorato, si vede.

Ho imparato ... che appena una persona mi dice, "Mi hai reso felice!", mi rende felice.

Ho imparato ...che avere un bambino addormentato fra le braccia è una delle cose del mondo che più rendono sereni.

Ho imparato ... che essere gentili è più importante dell’aver ragione.

Ho imparato ... che non bisognerebbe mai dire no ad un dono fatto da un bambino.

Ho imparato ... che posso sempre pregare per qualcuno, quando non ho la forza di aiutarlo in qualche altro modo.

Ho imparato ... che talvolta tutto ciò di cui uno ha bisogno è una mano da tenere ed un cuore da capire.

Ho imparato ... che semplici passeggiate con mio padre attorno all’isolato nelle notti d’estate quand’ero bambino,
sarebbero stati miracoli per me da adulto.

Ho imparato ... che la vita è come un rotolo di carta...più ti avvicini alla fine, più velocemente va via.

Ho imparato ... che dovremmo essere contenti per il fatto che Dio non ci dà tutto quel che gli chiediamo.

Ho imparato ... che i soldi non possono acquistare la classe, lo stile.

Ho imparato ... che sono i piccoli avvenimenti giornalieri a fare la vita così spettacolare.

Ho imparato ... che sotto il duro guscio di ognuno c’è qualcuno che vuole essere apprezzato e amato.

Ho imparato ... che il Signore non ha fatto tutto ciò in un giorno solo.Cosa mi fa pensare che io potrei?

Ho imparato ... che ignorare i fatti non cambia i fatti.

Ho imparato ... che quando progetti di prenderti la rivincita su qualcuno,
stai solo facendo in modo che quella persona continui a ferirti.

Ho imparato ... che l’amore, non il tempo, guarisce tutte le ferite.

Ho imparato ... che ogni persona che incontri merita d’essere salutata con un sorriso.

Ho imparato ... che non c’è niente di più dolce che dormire coi tuoi bambini e sentire il loro respiro sulle tue guance.

Ho imparato ... che nessuno è perfetto, fino a quando non te ne innamori o impari ad amarlo.

Ho imparato ... che se dai rifugio all’amarezza, la felicità attraccherà da qualche altra parte.

Ho imparato ... che desidererei aver detto una volta in più a mio padre che lo amavo, prima che se ne andasse.

Ho imparato ... che ognuno dovrebbe rendere le proprie parole soffici e tenere, 
perché domani potrebbe doverle mangiare.

Ho imparato ... che un sorriso è un modo non costoso di valorizzare i tuoi sguardi.

Ho imparato ... che non posso scegliere come sentirmi, ma posso scegliere cosa farci.

Ho imparato ... che quando tuo nipote neonato tiene il tuo mignolo nel suo piccolo pugno, sei agganciato per tutta la vita.

Ho imparato ... che chiunque vuole vivere sulla vetta della montagna,
tutta la felicità e la crescita si trovano mentre la si scala.

cfr Andy Rooney

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Vita Parrocchiale

 

Sabato 10 agosto, in occasione della festa patronale di S. Lorenzo, alle ore 18.30, nella nostra Basilica ha avuto luogo una solenne concelebrazione presieduta dal vescovo emerito di Brescia Mons. Bruno Foresti che ha dettato una importante omelia il cui testo viene qui pubblicato.

Mons. Vescovo ha celebrato nel tempio, gremito di fedeli, alla presenza delle autorità amministrative locali e ispettive della sovrintendenza ai beni artistici e culturali, presenti pure gli operatori dei restauri delle opere lignee e degli affreschi del coro e del presbiterio recentemente ultimati.

Il Vescovo, che altre volte ha affermato di sentirsi come rapito dalla bellezza quando entra nella nostra Basilica, ha benedetto le opere restaurate con il plauso dei presenti, la gratificazione dei componenti il Consiglio per gli affari economici della parrocchia e dei tecnici che hanno predisposto e seguito i lavori.

 

San Lorenzo
Omelia di Mons Bruno Foresti

 

Verolanuova possiede, primo fra i suoi tesori d’arte, questa stupenda Basilica Minore consacrata nel 1647, progressivamente decorata e arricchita di grandi tele di inestimabile valore. Pertanto a buon diritto la comunità religiosa e civile se ne gloria, presentandola ai visitatori sorpresi felicemente dall’armonia delle sue arcate trionfali e dalla serie pittorica ospitata che la rende una Pinacoteca Sacra facilmente leggibile da uomini di diversa cultura.

Sul piano legale e visibile, all’interno della intera comunità, in prima persona, ne custodisce i tesori, con grossa responsabilità e corrispondente fatica, l’arciprete, anche a questo titolo, peraltro molto minore di altri sul piano del merito, è nominato Monsignore.

Mons. Luigi Corrini, ottimamente coadiuvato da altri sacerdoti, guida questa parrocchia sino dal 1975 (e quindi da 27 anni); in questo mio ritorno a Verola, mi è data l’opportunità di ringraziarlo per la fedele collaborazione da lui resa a me durante il mio servizio episcopale in Brescia.

A livello invisibile, custode del tempio e della comunità che vi si raccoglie è il Pastore dei Pastori, Cristo Gesù. Presso il suo trono i vostri antenati hanno collocato, quale potente intercessore, il martire San Lorenzo.

Difficilmente si poteva trovare un connubio migliore tra la imponenza di questa basilica e la nobiltà del suo Patrono.

Infatti San Lorenzo è una delle stelle più luminose del firmamento cristiano. A lui dedica una famosa iscrizione Papa Damaso, di lui scrive in molti passi Sant’Ambrogio, tesse l’elogio Sant’Agostino e canta la grandezza il poeta spagnolo Prudenzio.

Dei particolari della sua vita voi siete a conoscenza; io mi limito a ricordare che egli fu Diacono o Arcidiacono di Roma, mentre, al tempo di Papa Sisto II, infuriava la persecuzione contro i cristiani, scatenata, all’inizio in maniera blanda e in seguito in forma feroce, dall’imperatore Valeriano.

Ebbene, il 6 agosto dell’anno 258, mentre celebra nelle catacombe (in seguito chiamate di San Callisto), Sisto II viene sorpreso dai soldati imperiali, arrestato e condannato a morte. Mentre viene condotto al luogo della decapitazione, il diacono Lorenzo lo segue piangendo, triste per non poterne condividere la sorte. Il Papa gli predice che, dopo tre giorni, lo seguirà. Infatti il 10 agosto dell’anno 258 Lorenzo viene martirizzato: secondo Prudenzio sul rogo, secondo Sant’Ambrogio su una graticola.

Tale il cuore della Passione, o narrazione del martirio, del vostro Santo Patrono.

Nell’intento di fissare la sua identità spirituale, Sant’Ambrogio lo descrive nella linea dei santi Pietro e Stefano, Elia e Eliseo, Abramo e Isacco; mentre il poeta Prudenzio lo presenta come il " console perpetuo", evocando gli eroi della fondazione di Roma; gli conferisce, cioè, la dimensione pubblica simile a quella degli eroi incoronati da Augusto.

Mi piace seguire, in un essenziale commento, la linea di queste due letture.

A: Seguendo la interpretazione del grande Vescovo di Milano, possiamo affermare che San Lorenzo come Pietro e Stefano testimoniò il suo amore a Cristo con il martirio; come i profeti Elia e Eliseo (impegnati contro il culto politeista) rivendicò l’unicità di Dio e la sua assoluta sovranità; come i grandi patriarchi Abramo e Isacco egli credette nella conquista della Patria promessa e nella futura moltiplicazione del popolo di Dio.

Su tutte le componenti della grandezza spirituale di San Lorenzo, nessuna delle quali peraltro escludente le altre, prevale quello del martirio, per il quale egli realizzò la più perfetta conformità a Gesù Cristo.

Nel Discorso della Montagna, nel quale vengono tracciati i sentieri per raggiungere il Dio che abita sulle altezze, il profeta di Nazaret ha proclamato: "Beati i perseguitati per la giustizia perché di essi è il Regno dei cieli".

Beati! Il significato che a questo aggettivo dà l’A.T. e, in particolare, vi danno i Salmi è quello di "giusti". In tale ottica le parole di Gesù devono essere tradotte così: "Giusti sono coloro che sono perseguitati (proprio) a causa della loro giustizia; di essi è il Regno dei cieli". Il mondo dei perversi combatte l’uomo giusto proprio perché dà loro fastidio.

Questi è stato Gesù, il giusto per eccellenza, ucciso perché proclamò con la parola e con le opere la giustizia e in concreto, il diritto di Dio e la sua Legge di verità e d’amore.

Per questa sua fedeltà alla giustizia dopo la morte egli ricevette dal Padre, in benedizione, la gloria, la gioia, la beatitudine, la felicità senza fine.

Essere giusti cioè Santi (l’A.T. non chiama mai gli uomini buoni "Santi" e i fratelli separati adottano tale linguaggio per designare i loro grandi testimoni di Cristo) significa, dunque, essere invisi e perseguiti dal potere del male; in alcuni casi persino essere privati della vita fisica.

La santità espone all’avversione di chi coltiva l’ingiustizia biblica, il peccato in tutte le sue forme

San Lorenzo fu un uomo giusto, santo, e pagò, per le circostanze del tempo in cui dovette vivere, la persecuzione più violenta: il martirio. Avendola accettata volontariamente, meritò, con Cristo e in Cristo, la beatitudine eterna.

La rappresentazione delle sofferenze del martire ci riempie di angoscia e la eventualità che esse possano essere richieste a noi ci terrorizza. Istintivamente ci chiediamo come Lorenzo, e tanti altri come lui, abbiano potuto resistere nelle torture e sopportare tormenti atroci.

La risposta ha due risvolti.

Il primo: lo Spirito Santo come con la sua onnipotenza ha sorretto miracolosamente l’umanità di Gesù durante la sua passione, così ha sostenuto coloro che hanno condiviso, per la fede, la sua fine cruenta. Persino giovanetti e ragazze ancora adolescenti, per l’intervento di quello Spirito Paraclito, hanno saputo comportarsi da eroi.

Dal punto di vista umano, invece, occorre riconoscere che dispose i martiri a superare la prova suprema una serie di doti da loro acquisite, quali: la convinzione ben radicata della vita eterna riservata a chi dà la vita terrena per Cristo; la fierezza e la letizia di poter ricambiare l’amore di Cristo con un gesto simile al suo; la fiducia nella singolare assistenza divina assicurata da lui durante l’esecuzione della condanna; la fortezza della volontà maturata attraverso l’esercizio metodico della mortificazione.

Quanto a noi, prevedendo che le croci richieste dalla vocazione cristiana possono diventare pesanti, l’esempio di San Lorenzo ci deve insegnare a ravvivare la certezza nella presenza di un Dio Provvidente e santo: egli è sempre vicino ai suoi figli e lo è specialmente quando essi sperimentano la durezza della tentazione. Inoltre esso ci stimola a consolidare le nostre certezze di fede mediante una seria catechesi, grazie alla quale le realtà divine diventano idee dominanti. E, ancora, quell’esempio ci esorta a raggiungere mediante l’esercizio della carità, mortificante il nostro orgoglio e il nostro egoismo, la statura del cristiano adulto, pronto ad affrontare progressive difficoltà.

Tale processo spirituale formativo è realizzabile soltanto con l’aiuto di Dio e va implorato umilmente con la preghiera. Le fedeltà alla Eucaristia festiva e alla orazione quotidiana costituisce la necessaria condizione per una lotta vittoriosa contro le tentazioni della incredulità e contro la pigrizia morale dominante. Soltanto con la difesa decisa dei tempi da dare a Dio e con la difesa tenace del clima di raccoglimento in cui essi devono essere avvolti si possono raggiungere i traguardi della santità. Intendo parlare della santità comune espressa dallo stato di grazia.

B: Il poeta Prudenzio, si diceva, presenta San Lorenzo come "console perpetuo" nella luce, dunque, di un amministratore e custode dei beni della città di Roma. Egli promosse quelli tipicamente umani, quale la solidarietà verso i poveri, e quelli specificamente cristiani.

Console perpetuo e per tale motivo la Chiesa dell’Urbe lo ebbe, dopo i Santi Pietro e Paolo, come suo protettore. San Leone Magno (sermone 85, 4) con parole altissime esprime l’idea che come la chiesa di Gerusalemme era fondata sul martirio di Santo Stefano così quella di Roma lo era sul martirio di San Lorenzo.

Anche a partire da siffatta visione socioreligiosa, nella nostra cultura plurisecolare la figura del Patrono fu considerata come quella del "defensor civitatis". A lui si ricorreva nei momenti critici della storia civica, nei frangenti più dolorosi e nelle vicende più pericolose della vita comunitaria. Perciò la presenza delle Autorità pubbliche durante le solenni celebrazioni patronali, in regime di libertà democratica, oltre a esprimere il loro doveroso interessamento per la vicenda umana del proprio popolo, suona anche come un implicito riconoscimento di tale funzione sociale del Santo.

Per tale motivo San Lorenzo si propone come tutore dei Responsabili del bene comune e ad essi vuol indicare, mediante l’esempio della sua vita, alcune attenzioni relative alle loro scelte programmatiche e può richiamare la pratica di alcune virtù tipicamente sociali.

Mi sia concesso di accennarvi.

Il diacono che provvedeva, nella chiesa di Roma, alla mensa dei poveri richiama la necessità dei provvedimenti amministrativi prioritari finalizzati alla difesa dei bisognosi.

L’organizzatore saggio e generoso delle mense caritative richiama la nobiltà di chi sa muoversi sul terreno del pubblico operando con professionalità e con disinteresse.

La resistenza di Lorenzo, amministratore della cassa dei poveri, alla bramosia degli avari e dei potenti oligarchi insegna ai responsabili dell’erario pubblico la decisa opposizione alla astuzia dei furbi e alla prepotenza dei violenti.

L’amore del diacono romano alle dimensioni spirituale e corporale del prossimo da servire richiama il valore radicalmente religioso, anche sul piano naturale, del servizio sociale e la conseguente attenzione dei responsabili a coniugare la ricerca del benessere materiale con la cura per il progresso morale degli amministrati.

Lorenzo diacono martire, Patrono di questa comunità religiosa e civica, interceda continuamente per il suo bene. Amen.

Bruno Foresti - vescovo


Sabato 10 agosto, in occasione della festa patronale di S. Lorenzo, sono state benedette le opere lignee del Coro, del presbiterio e gli affreschi della volta a conclusione dei restauri.

Con il Vescovo emerito di Brescia Mons. Bruno Foresti erano presenti le autorità civili, l’ispettrice della Soprintendenza di Mantova e i restauratori.

Prossimamente "L’Angelo di Verola" ospiterà la relazione tecnico-critica del restauro.

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Gli aggiornamenti sulla situazione finanziaria della parrocchia

 

Con riferimento all’impegno assunto informiamo i gentili lettori che la situazione finanziaria al 30 giugno 2002 è la seguente:

Entrate
II° trimestre 2002 (aprile, maggio, giugno) E 117.149,67

Uscite
II° trimestre 2002 (aprile, maggio, giugno) E 80.250,38

Avanzo
II° trimestre 2002 (aprile, maggio, giugno) E 36.899,29

Disavanzo
al 31 marzo 2002 (debito) E 336.269,22

Disavanzo
al 31 giugno 2002 (debito) E 299.369,93

 

Fondo per restauri da eseguire in Basilica

Al 31 marzo 2002 E 250.046,66
(v. "L’Angelo di Verola" n° 6 - giugno 2002 - pag. 22)

II° trimestre 2002

- accantonamento quote adesione alla "Confraternita Restauro" E 12.291,00

- prelievi per pagamenti E 87.436,32

Saldo al 30 giugno 2002 E 174.901,34

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Centro di Ascolto Estivo

"Coraggio sono io, non abbiate paura" (Mt 14, 22-33)

 

Anche se in pochi, ne è valsa la pena: incontrarsi radunati dalla Parola del Signore per lasciarci guidare da Lui, per poter costruire con Lui la nostra vita. Le parola dette da Gesù a Pietro, in quel momento di difficoltà sul mare agitato, le abbiamo sentite importanti, ma soprattutto attuali perché dirette a tutti i partecipanti al Centro di Ascolto, a livello personale e comunitario. Stiamo vivendo infatti tempi duri, la barca dell’umanità la sentiamo affondare, e in questo momento difficile è importante sentire la voce del Signore che ci dice: "Coraggio sono io, non abbiate paura".

Non abbiate paura ed impegnatevi per poter dare pure voi il vostro contributo alla pace nel mondo. Qualcuno dovrà portare pace, dove c’è la guerra; qualcuno dovrà portare verità dove c’è errore; qualcuno dovrà portare spreanza dove c’è disperazione... tutti dovremo portare sentendoci impegnati, oltre alla preghiera richiestaci dal Papa, perché la pace diventi una realtà nel nostro mondo. Soprattutto in questi momenti difficili ci siamo accorti che dobbiamo stare attenti a non assecondare la tentazione che ci porta a guardare al passato per rimpiangere i tempi in cui si andava di più in Chiesa, si pregava di più in famiglia, la gente si voleva più bene. Rimanere fissi su queste nostalgie, compiangendoci troppo, ci può impedire di cogliere ciò che più importa: la vicinanza di Gesù che con il Suo "Coraggio sono io, non abbiate paura", ci invita a guardare al futuro con ottimismo, affrontando i problemi con Lui Risorto e quindi Vivo accanto a noi. Solo con Lui, che vive fra di noi, la pace sarà assicurata.

 

Fatti di Vangelo
qualcuno deve pur iniziare

Nel nome del Signore, con il Signore possiamo diventare strumenti di pace, senza aspettare il momento opportuno per gesti eroici, ma nella vita quotidiana. Noi apriamoci agli altri e al resto ...ci pensa il Signore.

Come in Argentina all’arrivo di un Vescovo nella sua Diocesi. Appena arrivato, dopo aver visitato la sua abitazione, il Vescovo andò a fare conoscenza della popolazione girando per le strade: fu colpito da un negozio di antiquariato che si distingueva dagli altri per la sua povertà.

Ritornato a casa dovendo mettere un po’ di ordine nella nuova dimora, dopo aver sistemato il tutto al fine di rendere l’ambiente accogliente, fra i vari oggetti avanzarono quattro candelabri.

Pensando al negozio di antiquariato decise di donare i quattro candelabri, li inviò accompagnati da questo biglietto: "Un piccolo dono. Il ricavato usatelo come volete. O per voi, o per aiutare qualche bisognoso".

Il giorno dopo al Vescovo arrivò questo biglietto: "La ringrazio per il pensiero: è arrivato al momento opportuno. Ieri in preda alla disperazione mi stavo suicidando, ma alla vista dei quattro candelabri donati mi sono detto: "Qualcuno si è ricordato di me, non sono solo". E ho cambiato idea. Grazie!".

Con quattro candelabri e il contributo del Signore, si diventa portatori di pace

Diamoci da fare: collaboriamo con il Signore.


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Prima festa delle diaconie

8x1=1

Quando, con un ristretto gruppo, abbiamo pensato di creare un’occasione per riunire in un’unica festa tutto il lavoro svolto dalle singole diaconie, non immaginavamo di certo un successo così grande. Successo non dovuto solo agli incassi o al numero di persone intervenute, ma dovuto alla disponibilità per organizzare e realizzare questa idea.

La preoccupazione era che l’intero peso della festa pesasse sulle spalle dei "soliti noti". Invece il fidarsi del messaggio che in questi anni si è cercato di trasmettere e di condividere attraverso le varie attività delle diaconie, ha fatto sì che non mancassero le forze per portare a buon termine la festa, e trovare in questi collaboratori qualità veramente inimmaginabili.

Il piacere è stato vivere e condividere con loro lo spirito che noi volevamo far emergere da questa festa: il messaggio era fare lavorare Lui, Lui come moltiplicatore delle nostre forze, (8 x 1 = 1) con la "pretesa" di riuscire a trasmettere questo messaggio anche a chi era intervenuto, attraverso un sorriso sempre e per tutti.

Per questi momenti di gioia piena e intensa, vorrei ringraziare tutti di vero cuore:

• chi con tanta passione e umiltà ha lavorato in cucina;

• chi con impegno e serietà ha preparato la Santa Messa;

• chi, pur non apparendo, ha allestito e poi smontato stand e palco;

• chi ha messo a disposizione i propri lavori, ai quali aveva dedicato il suo tempo libero;

• chi ha preparato e seguito con gioia i giochi dei ragazzi al pomeriggio e alla sera;

• chi ha pensato e realizzato un "piccolo" ma simpatico pensiero per tutti;

• chi ci ha sostenuto economicamente.

Spero di non aver dimenticato nessuno. Comunque a tutti un grazie, anche a chi non siamo stati capaci di coinvolgere, e forse aspettava solo un nostro cenno, a chi "avrebbe voluto esserci ma non se l’è sentita di rischiare" e a tutti un arrivederci alla seconda festa delle diaconie.

Da uno di tanti

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29 settembre 2002

Seconda Giornata Nazionale della San Vincenzo

Tema della Giornata: "La solitudine degli anziani"

Le Conferenze di San Vincenzo De’ Paoli, per il secondo anno consecutivo,si apprestano a celebrare la 2a Giornata Nazionale della San Vincenzo per lanciare, in modo sempre più forte, il messaggio della Carità vincenziana. "Carità" questa parola usata ed abusata ma, della quale, spesso, non si coglie l’autentico significato.

Il tema della Giornata di quest’anno è "La solitudine dell’anziano" povertà fra le più emergenti in una società che tende sempre più a emarginare chi non é più inserito nella vita produttiva. Ma una domanda ci si può porre: "è una bella cosa diventare anziani?" Una persona che è partita per il Cielo a 94 anni, affermava che a lei era stata riservata l’anzianità, perché aveva assistito in maniera intensa ed un po’ speciale, anche al posto della sorella, che non poteva, i suoi genitori. Ripeteva, infatti, quanto Dio ci ha comandato nella Legge Antica, e che Gesù ha ripreso (Mt 15, 4): "Onora tuo padre e tua madre, affinché tu viva a lungo e ci sia bene sopra la terra. Dunque,dobbiamo pensare che se il Signore dà come premio di un comportamento lodevole verso i propri genitori una vita lunga, significa che diventare anziani è un bene. E lo è certamente, anche perché semplicemente si vive una volta sola, e se la vita è un dono, più lunga essa è più grande è il dono. Tuttavia, a volte, la volontà di Dio, può offrire una vita breve. Se in essa però si raggiunge la Sapienza del cuore è già vita lunga. Così è stato per Teresa Del Bambin Gesù, che ha vissuto poco più di 20 anni. Ma ha vissuto a lungo, perché aveva già raggiunto la méta: pur essendo "piccola", anche per l’infanzia spirituale che l’animava, era già matura per la Sapienza del cuore. Una vita lunga serve a sviluppare negli animi la saggezza, la sapienza, l’esperienza per sé e per molti. Mio padre diceva sempre: "Col tempo si sistemano molte cose". Non avrebbe potuto esprimere, questa sua saggia convinzione, se non avesse avuto tempo nella vita: morì a 74 anni. Grazie a Dio, tanti anziani tornano a far apprezzare la vita dell'uomo e della donna da una certa età in su!

Ne è esempio il Santo Padre. La sua mente e il suo cuore posseggono la saggezza e ardono di un ideale che lo struggono e nello stesso tempo lo sostengono: "Gridare Dio a tutto il mondo". Certamente a nessuno viene in mente che è anziano, anche se la sua persona, lo dimostra. È un carismatico, un innamorato di Dio, e ciò dà di per sé una giovinezza perenne. Infatti è nella debolezza che si manifesta "La potenza di Dio".

A chiusura ho pensato di riportarvi un piccolo brano di una stupenda meditazione di Chiara Lubich. ll titolo di questa meditazione: "Forse più bello ancora". Dio le vedrà così le cose? Quelle rughe che solcano la fronte della vecchietta, quel camminare curvo e tremolante, quelle brevi parole piene d’esperienza e di sapienza, quello sguardo dolce di bambina e donna insieme, ma più buono dell’uno e dell’altra, "È una bellezza che noi non conosciamo". È il chicco di grano che, spegnendosi, sta per accendersi ad una nuova vita, diversa dalla prima, in cieli nuovi. Io penso che Dio veda così le cose e che l’appressarsi al Cielo sia di gran lunga più attraente che le varie tappe del lungo cammino della vita, che in fondo serve solo per aprire quella porta".

In questa seconda Giornata Nazionale della San Vincenzo, noi vincenziani delle Conferenze maschili e femminili che operano in Verolanuova, attendiamo tanti verolesi ai nostri banchi, dove in cambio di una offerta libera, saranno date matite colorate per gli scolari che si apprestano ad iniziare un nuovo anno scolastico.

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dagli Oratori

Dopo Toronto

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.

Voi siete la luce del mondo. [...] Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli (Mt. 5, 13 ss.)

Dopo l’esperienza entusiasmante della XV GMG a Roma, nel 2000, ci eravamo detti: "Tra due anni a Toronto!". Ma andare a Toronto non è come andare a Roma: ben diverso il viaggio, di ben altra portata i costi.

La Giornata Mondiale della Gioventù può essere vissuta in diversi modi. Certo, l’emozione di esserci è unica: a Roma, due anni fa, l’abbiamo provata. Ma non è forse questa la cosa più importante, che è raccogliere il messaggio e produrre frutti conseguenti.

Adolescenti e giovani di Verolanuova hanno vissuto le varie modalità:

- a rappresentare i giovani di Verola a Toronto, v’erano due adolescenti che nella nostra parrocchia vivono il loro cammino di fede: condividono con noi la loro esperienza attraverso lo scritto che riportiamo per primo;

- un bel gruppo di giovani ha vissuto il collegamento con Toronto insieme ad altre migliaia di loro coetanei bresciani nel corso della veglia notturna sulla piana del Gaver, accompagnati da don Giampaolo, che ringrazio di avermi sostituito. Possiamo condividere anche quest’esperienza, grazie al dono di un secondo articolo (vedi pag. 56);

- il libretto del III turno di Camposcuola (vedi più avanti), conteneva una sezione dal titolo "Toronto anch’io": ampi stralci dei discorsi tenuti dal Papa, "conditi" con il ritorno frequente del multilingue Inno di questa GMG canadese.

Ancora una volta il santo Padre ci ha parlato di entusiasmo della fede in Gesù; ha fatto brillare al nostro sguardo orizzonti infiniti per volare alto; ci ha parlato di impegno e lotta e la giustizia e la pace, per essere "sale e luce". Lo Spirito fecondi, come Egli sa fare, il buon seme e lo faccia fruttificare: negli ottocentomila di Toronto, nelle migliaia del Gaver e di altre iniziative consimili in varie diocesi, nei partecipanti del Camposcuola e in tutti coloro che, in qualche modo, giungeranno a contatto con il messaggio di Toronto. Arrivederci a Colonia nel 2005: là è più facile arrivare.

don Giovanni

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La testimonianza di due verolesi che hanno partecipato alla GMG

La nostra Toronto

Con i giovani del Cammino Neocatecumenale abbiamo partecipato anche noi alla XVII° Giornata Mondiale della Gioventù a Toronto.

Il nostro pellegrinaggio non ha avuto come unica tappa la capitale canadese ma è stato arricchito da molte tappe, ognuna con un profondo senso religioso.

Il primo giorno l’abbiamo trascorso a New York, una tappa molto significativa.

Abbiamo visto con i nostri occhi gli effetti dell’egoismo umano e dell’apostasia; i grattacieli non sono più sfide dell’ingegneria umana, ma sono diventati templi del denaro e del profitto, simbolo di un esasperato arrivismo sociale, in mezzo ai quali le chiese sono soffocate. Abbiamo quindi pregato davanti a Ground Zero, il luogo dove prima dell’11 settembre si ergevano le Torri Gemelle.È rilevante vedere che, nonostante la caduta delle due torri abbia danneggiato tutti gli edifici circostanti, una piccola chiesa che si trovava a dieci metri dalle Torri è rimasta totalmente intatta.

In seguito abbiamo ammirato una meraviglia del creato, le cascate del Niagara, dimostrazione che l’amore di Dio si manifesta anche attraverso la natura.

Alle ore 13.30 del 27 luglio il nostro pellegrinaggio raggiunge il momento più importante, tra poco incontreremo il Papa.

Raggiunta la nostra zona ci accampiamo e attendiamo l’inizio della veglia. Già adesso il "Downsview Park" (luogo dell’incontro) è gremito di pellegrini, giovani come noi che provengono da ogni parte del mondo. E sensazionale vedere così tanti giovani che hanno viaggiato da ogni parte della Terra con un unico motivo e un unico credo: la fede in Gesù Cristo. Il discorso del Papa durante la veglia ha saputo catturare l’animo di tutti: Giovanni Paolo II ci ha esortato ad essere annunciatori del Vangelo nel mondo, testimoni della fede di Gesù Cristo.

Dopo una notte tempestosa ci svegliamo e attendiamo l’inizio della messa sotto un’incessante pioggia accompagnata da un forte vento. L’omelia, diretta specialmente a noi giovani, ha invitato ad essere sale della terra e luce del mondo. Noi dobbiamo però riflettere questa luce che è l’amore di Dio e non trattenerla egoisticamente. Come il sale anche noi dobbiamo scioglierci, morire, per dare sapore alla vita.

Il Papa ci ha inoltre invitato a rinunciare alla mediocrità di questo mondo che "offre molte illusioni e parodie di felicità". Non dobbiamo - ha detto il Papa - "soffocare la speranza che zampilla eterna nel cuore dei giovani. Non dobbiamo lasciare che quella speranza muoia! Dobbiamo scommettere la nostra vita su di lei! Noi non siamo la somma delle nostre debolezze e dei nostri fallimenti; al contrario, siamo la somma dell’amore del Padre per noi e della nostra reale capacità di divenire l’immagine del Figlio suo".

Il giorno dopo abbiamo avuto un incontro con Kiko, Carmen e padre Mario Pezzi, i fondatori del cammino neocatecumenale, nel luogo dove furono uccisi i Martiri Canadesi, missionari che stavano evangelizzando gli indiani Uroni. La maggior parte degli indiani vide in questi cristiani un pericolo, perciò li uccisero perché si rifiutarono di rinnegare la loro fede in Gesù Cristo. Anche durante le torture la loro forte fede non venne meno, perciò continuarono ad annunciare il loro credo nonostante le terribili sofferenze.

Dopo aver pernottato a New York siamo ripartiti per l’Italia.

Tutto il pellegrinaggio è stato arricchito da numerose catechesi che si sono svolte durante i viaggi in pullman e da racconti d’esperienza personale riguardo a cosa ci aspettavamo e cosa abbiamo ricevuto in questa GMG.

Quest’esperienza ci ha arricchito molto, ci ha donato una nuova carica di fede e ci ha incoraggiato a continuare il nostro cammino seguendo Gesù Cristo. Anche se ci siamo stancati molto ne è valsa sicuramente la pena!

Davide Checchi e Maria Lanzoni

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Oratorioestate 2002

1 - Il Camposcuola

di don Giovanni

 

7Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. 8Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. 9In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. 10In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

11Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. 12Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. 13Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito. 14E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. 15Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio. 16Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui (1 Gv. cap. 4).

Dài volto all’amore - Santi per vocazione. Anche questa volta, a dare ispirazione al nostro cammino è stato il tema della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, celebrata nella quarta domenica di Pasqua, lo scorso 21 aprile.

"Santi per vocazione": chiamati ad essere santi; è la vocazione di tutti i battezzati. Realizzare la santità cristiana consiste "semplicemente" in questo: dare volto all’Amore. Non si tratta di compiere miracoli, di realizzare imprese straordinarie; è invece l’ordinarietà, la banale quotidianità, il "terribile quotidiano" l’ambito della nostra realizzazione come esseri umani e credenti.

Possiamo, nel nostro quotidiano, "Dare volto all’Amore" se prima ci lasciamo "prendere" da quest’Amore, se ci lasciamo amare, se crediamo a questo Amore, alla sua presenza costante accanto a noi e in noi, in ogni momento della nostra vita e delle nostre giornate.

Il volto di Dio che è Amore (1Gv. 4, 8) oggi è invisibile: con la sua morte, risurrezione e ascensione Gesù, volto visibile del Dio invisibile, si è sottratto alla percezione sensibile nostra e degli altri uomini e donne: tocca a noi credenti fare esperienza del suo Amore e dargli volto con la nostra vita. A renderci capaci di questo c’è lo Spirito che abita in noi, Amore di Dio riversato nei nostri cuori (Rom. 5, 5) Acqua viva della vita (Gv. 4, 14; 7, 38-39).

Vissuta come esistenza nell’amore, la fede cristiana ci fa capaci di rendere straordinaria anche l’ordinarietà.

Certo è che, per molti aspetti, i giorni di Paspardo sono segnati da tutto fuorché dall’ordinarietà che sperimentiamo durante il resto dell’anno a Verola. Tuttavia vogliamo esprimere la speranza - che diventa preghiera - affinché essi possano aver costituito una sorta di "ricarica" a vari livelli, per realizzare un po’ di più l’ideale della santità cristiana nella quotidianità scolastica, familiare, lavorativa, sportiva, oratoriana e quant’altro.

Del Camposcuola di quest’anno e della Grazia dal Signore profusa nelle sue diciannove (fino ad ora) sessioni paspardesi, di tutto, rendiamo grazie al Signore e tutto affidiamo allo Spirito perché lo renda fecondo con la sua azione segreta nei cuori.

 

I - Camposcuola Ragazzi

A - IL CAMMINO DI FEDE

Anche quest’anno abbiamo preferito riprendere un cammino già utilizzato altre volte, la prima delle quali nel 1991, poi nel 1996: ci pareva che si prestasse a bene illustrare il tema di quest’anno; inoltre la figura dell’apostolo Pietro è centrale nell’esperienza cristiana, soprattutto cattolica: ogni tanto è bene "rispolverarla". Anche la sintesi che segue ricalca in buona parte quella del ‘96.

""Simone di Giovanni, mi ami tu?". Rispose Simon Pietro: "Sì, Signore, tu sai che ti amo!""

(Gv. 21, 15-17)

1) Pietro può rispondere in questo modo, sicuro del suo amore per Gesù, perché ormai egli ha imparato a credere all’amore di Lui. Si è trattato di un cammino lento e faticoso, che ha alternato momenti di slancio entusiastico a dubbi, paure e incertezze: lo aveva persino rinnegato.

Così scopriamo che la storia di Pietro è anche la storia di ognuno di noi. Abbiamo perciò rivissuto le tappe del suo cammino come discepolo del Signore, per scoprire nella nostra vita i segni del grande amore che Egli ci dà gratuitamente, senza che lo possiamo meritare e contraccambiare. Questi segni costituiscono altrettanti motivi che ci invitano a credere per davvero a questo amore sconfinato e a giocare noi stessi, la nostra vita con Lui, sulla sua Parola, nel modo che Egli ci indica o indicherà, per dare così volto al suo Amore. È il senso che può avere, sulle nostre labbra e nel nostro cuore, la risposta di Pietro: "Sulla tua parola, getterò le reti" (Lc. 5, 5).

2) La vita che pulsa potente in noi e attorno a noi è il suo primo dono; di esso abbiamo cercato di capire la bellezza e la profondità, ascoltando Pietro (1 Pt. 1, 1-5). Il modo con cui la vita viene trattata e i motivi per cui essa è valorizzata sono a volte fasulli: si punta più sull’aspetto esteriore della persona e non sul fatto che essa è portatrice di vita umana e che essa vale in quanto persona, al di là del fatto che il suo fisico sia più o meno prestante, vigoroso, piacevole da osservare.

Dio, però, non si accontenta di farci esistere - e questo come uomini, con una mente per pensare e un cuore per amare -; ci vuole ancor più simili a Lui: ci fa figli suoi, fratelli di Gesù e tempio dello Spirito. È il Battesimo: nuova creazione e nome nuovo (= nuovo destino). Anche Simone, ci racconta l’evangelista Giovanni, quando incontrò Gesù la prima volta, si sentì chiamare con il nome nuovo di Pietro (Gv. 1, 35-42). Un ciondolo consegnato durante la celebrazione portava la consolante e bella notizia: "N., tu sei figlio/figlia di Dio!".

3) Dunque il Signore ci ama di amore infinito, e questo è semplicemente meraviglioso! Ancor più meraviglioso: Egli nutre per noi questo amore fin dall’eternità: ancor prima di creare il mondo Egli pensava a ciascuno di noi e fin da allora aveva un suo progetto per noi: la nostra vocazione. Pietro l’ha scoperta nella pesca miracolosa (Lc. 5, 1-11); noi (i ragazzi), non potendo ancora scoprirla con chiarezza, abbiamo cercato di capire cos’è e per chi è.

"Scopri la tua vocazione" è la frase di s. Chiara scritta su un cartoncino, collocato dentro una busta, a sua volta dentro ad un’altra più grande, inserita in un’altra più grande ancora: per scoprire la nostra vocazione occorre entrare sempre più nel profondo.

4) Il segno più grande dell’amore di Dio per noi è stato il dono del suo Figlio e dello Spirito Santo. Da questo Figlio, come Pietro, ci siamo sentiti chiedere: "Tu chi dici che io sia? (Mt. 16, 13-20) Chi sono io per te? Quanto credi al mio amore per te e quale posto occupo io nel tuo cuore, nella tua vita?". Una bandana sul braccio, consegnata al termine della celebrazione pomeridiana, riportava queste stesse domande, affinché rimanessero ben presenti alla mente e, soprattutto al cuore.

5) Dio non si stanca di amarci, nonostante le nostre paure e i nostri rinnegamenti: come Pietro anche noi, tante volte, abbiamo paura a seguire Gesù e spesso lo rinneghiamo. Ci siamo accorti che questo accade soprattutto perché ci lasciamo condizionare dagli amici.

Ma Lui è sempre pronto a ridarci fiducia e a riaccoglierci nella sua amicizia (Mt. 16,21-23; Lc. 22, 54-62).

Il suo perdono ci slega i lacci della paura e della viltà che avvinghiano il nostro cuore.

6) Dello Spirito Santo abbiamo scoperto due cose: Egli ci rende capaci di fare con Pietro l’esperienza della Trasfigurazione. "È bello per noi stare qui!", disse Pietro colto dall’estasi, là sul monte Tabor.

"È bello stare qui, con Te, Gesù". Lo Spirito ci rende capaci di amicizia con Gesù e perciò crea il nostro "stare con Lui"": la preghiera (Lc. 9, 28-35).

Essa è uno dei modi attraverso cui lo Spirito, divino Soffio, Vento d’amore, mette in moto il nostro cuore, in modo che "giri": come la girandola consegnata nel corso della celebrazione del pomeriggio di questo giorno.

7) Lo Spirito ci rende capaci anche di amicizia tra noi: nasce così la Chiesa. Lo Spirito è Dio stesso che abita in noi (!!!) e ci unisce nel suo amore.

8) E l’Eucaristia, dove la mettiamo? Non è anch’essa un grande segno dell’amore che il Signore ha per noi, che ci dà sicurezza e ci chiama a comprometterci per Lui e con Lui? (Gv. 21, 1-8).

Così meravigliosamente amati dal Signore, anche noi siamo chiamati, a nostra volta, ad amare nella maniera che Egli ci ha insegnato, per dare volto al suo amore e realizzare la nostra chiamata ad essere santi.

In compagnia dell’amico Pietro abbiamo capito qualcosina di più di questa affermazione di S. Giovanni: "Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui" (1Gv. 4, 16).

Speriamo di rassomigliargli almeno un poco nello slancio e nella generosità con i quali Pietro ha creduto a questo amore, al quale ha risposto il suo "Eccomi" donando tutta la sua vita.


B - VALUTAZIONE EDUCATIVA

Primo turno

Cominciamo dai numeri: 41 iscritti: 16 dalle elementari [5a el.] (7 fanciulli e 9 fanciulle), 24 da 1a media (12 ragazzi e 12 ragazze), uno da 2a media.

Vediamo ora gli obiettivi educativi:

1 - Cammino di fede. Si tratta della preghiera e del cammino di riflessione nel gruppo. Ambedue gli aspetti hanno fatto registrare una buona partecipazione. Si è notata una evoluzione positiva nell’impegno, in quasi tutti i gruppi, eccettuato quello che ha approfittato del cambio di educatrice a metà turno. Un po’ difficoltosa, da parte di qualcuno, l’attenzione nelle celebrazioni pomeridiane.

2 - Vita comunitaria. Nelle relazioni personali si è verificata una buona interazione tra tutti, sempre secondo un movimento evolutivo verso il meglio; per esempio, la capacità di aprirsi nei confronti degli educatori da parte di tutti, e riguardo ad alcuni compagni e compagne da parte di un gruppo di ragazzi. I buoni rapporti creatisi con gli educatori continuano ora nel quotidiano verolese. Un segno del bel clima relazionale è stato il fatto che, anche grazie al numero non elevatissimo, le ragazze sono riuscite ad accordarsi nel preparare un unico balletto per la festa dei genitori: cosa rara. Va registrata anche la capacità di questi ragazzi a divertirsi con poco: basta un buco creato da due rocce parzialmente sovrapposte o un masso da scalare di corsa per riempire come niente alcune mezz’ore. È stato perciò relativamente facile animarli: è stato piacevole (timpani a parte) sentirli sgolarsi nel canto popolare e di montagna, come era bello vedere che via via si lasciavano coinvolgere dal ballo, superando timidezze, inizialmente mascherate da supponenza.

Buona la disponibilità nello svolgimento degli incarichi.

Discreto il livello del linguaggio.

3- Contatto con la Natura. I ragazzi hanno mostrato di saper apprezzare la bellezza di quanto la Natura offre; quanto a rispettarla, le cose sono andate così così.

4- Autosufficienza - austerità/sobrietà. La capacità di tenere ordine nelle proprie cose e negli ambienti lascia a desiderare; forse questi ragazzi sono un po’ troppo abituati a vedersi rincorrere da qualcuno che sistema quello che essi lasciano in disordine. Quanto alla sobrietà, c’è da dire che se ne ignora persino l’indirizzo: questi ragazzi sono davvero dei grandi spendaccioni, manifestando quasi una smania di ingurgitare quanto più era possibile quando si usciva per andare al bar.

Una nota positiva da aggiungere è la buona riuscita della giornata dei genitori.

Animatori: Claudio Guerreschi, Terry Brusinelli, Elisabetta Abrami (1a sett.) / Laura Penocchio (2a sett.); Giovanni Pizzamiglio, Chiara Girelli, Ilaria Bonzio. Tutti, eccetto Claudio, erano alla loro prima esperienza come animatori; da segnalare la presenza, per la prima volta, di un’animatrice mamma: una bella trovata; peccato non averci pensato prima.

Viceanimatori: Laura Monteverdi, Lorenzo Seniga, Alberto Simonini, Serena Gozzoli.

Cuochi: Iris Nervi, Aurora Cremaschini, Ilario Burlini nella 1a settimana e Angelo Romano nella 2a.

Gite effettuate: Mezzo Clevo (comune di Cedegolo), Zumella, Volano. Il tempo meteorologico solo poche volte ci ha costretto in casa, ma ha provocato lo slittamento di una gita o l’altra, ci ha fatto vivere a cielo coperto la permanenza alla Zumella, e ci ha fatto saltare il falò al Volano. In compenso ci ha regalato giornate splendide, anche in occasione delle festa dei Genitori.


Secondo turno

60 gli iscritti: 31 da 2a media (12 ragazzi e 19 ragazze), 29 da 3a media (compresi i due che hanno dovuto ritirarsi all’ultimo; 15 ragazzi e 14 ragazze).

Obiettivi educativi:

1 - Cammino di fede: preghiera e cammino di riflessione in gruppo. È andata bene, nel complesso. Non è mancato chi è parso infischiarsene abbastanza del lavoro di riflessione e chi pareva avesse allergia a tenere gli occhi sul libretto, e di conseguenza a muovere la bocca, quando si trattava di partecipare alla preghiera.

2 - Vita comunitaria. Con gli animatori, i ragazzi hanno creato buoni rapporti; non sempre contrassegnate dal rispetto, invece, sono state le relazioni con le viceanimatrici. Il gruppo, nonostante il numero elevato dei componenti, era abbastanza ben amalgamato. Rincresce che alcuni ragazzi siano un po’ "bersagliati" da battute o atteggiamenti poco amichevoli; si deve pure notare che alcune tra le ragazze erano un po’ "selezionatrici" nei loro rapporti. Nel complesso, però, va notata la capacità di questi ragazzi di stare insieme con serenità, senza bisogno di strafare, ma semplicemente standosene seduti a parlare: è un tratto caratteristico di questo II turno; è accaduto, a volte, che da parte di noi educatori si sia rinunciato a proporre attività di animazione perché ci sembrava di rovinare un clima bello e sereno che i ragazzi avevano saputo crearsi da soli.

Buona la disponibilità nello svolgimento degli incarichi. Bisognoso di miglioramento il livello del linguaggio.

3 - Contatto con la Natura. Come i ragazzi del I turno, il gruppo ha mostrato di reggere abbastanza bene la fatica del camminare. Un po’ di rispetto in più per la Natura non farebbe male: è bello lasciare l’ambiente pulito, anziché disseminato di cartacce.

4 - Autosufficienza - austerità/sobrietà. Dovrei ripetere, tale e quale, quanto ho scritto per il I turno. Rimando a quello.

Anche per questo turno, va rilevata la buona riuscita della giornata dei genitori, resa particolarmente solenne dalla presenza di don Luigi, arricchita dall’emozione suscitata in lui e nei genitori dal gesto della consegna, durante la Messa, da parte dei ragazzi, di un cartoncino di riconoscenza per il dono della vita e per il battesimo: nascita e rinascita. Si è trattato di un gesto compiuto anche dai ragazzi del I turno. Particolarmente riuscita l’animazione, da parte dei ragazzi stessi, opportunamente aiutati dagli animatori, del ritrovo pomeridiano.

Animatori: Mirko Ferrazzi, Pietro Carini, Stefano Simonini, Lorenzo Canini, Fiorenzo Lupatini, Laura Penocchio / Annamaria Minini, Silvia Girelli / Giovanni Geroldi, Michela Pezzoli.

Viceanimatori: Martino Canini, Elisa Ferrari, Laura Monteverdi / Monica Reoletti, Matteo Di Terlizzi, Ferrazzi Christian.

Cuochi: Ria van der Akker, sostituita da Ercolina Vigna nella 2a settimana, Laura Ballarin, Iris Nervi la 1a settimana, sostituita nella 2a da Irene Ferrari, Angelo Romano nella 1a settimana, rimpiazzato da Faustina Togni nella 2a.

Gite effettuate: Mezzo Clevo, Zumella, Volano, Volano - falò. Il tempo all’inizio è stato un disastro; per fortuna poi s’è sistemato regalandoci delle belle giornate, anche se la festa dei Genitori, sostanzialmente accompagnata dal bel tempo, si è conclusa con una breve doccia fuori programma.


II - Camposcuola Adolescenti e Giovani

Gli ha dato vita una cospicua compagnia di trentadue tra adolescenti e giovani (21 ragazzi, 11 ragazze), gli educatori, il personale addetto alla cucina e altre presenze più giovani.

 

A- Il cammino di fede

Il sussidio utilizzato per gli adolescenti e i giovani, ovviamente diverso da quello usato nei due Campi dei ragazzi, si rifaceva comunque allo stesso tema. La figura dell’apostolo Pietro, anche se in modo marginale, rispetto al cammino dei ragazzi, è stata richiamata anche qui. A farci da guida era soprattutto la 1a lettera dell’Apostolo Giovanni. A partire da questa abbiamo cercato di scoprire il volto di Dio - Amore. Credere a questo Amore, rivolto verso di noi, lasciarsene avvolgere, vivere di esso, è la strada per dare ad esso volto con il nostro vivere, secondo quanto ci proponeva il tema di quest’anno: Dài volto all’Amore; è diventare capaci di rispondere alla vocazione che è di ogni battezzato: la santità.

Vivere lasciandosi amare da colui che è l’Amore e vivere con Lui, consente di dare sapore alla vita e di illuminarla di luce nuova; ci rende a nostra volta sale e luce: "Voi siete il sale della terra; voi siete la luce del mondo". È stato il tema della Giornata Mondiale della Gioventù di Toronto, la XVII. Nel corso del cammino vi abbiamo fatto costantemente riferimento, richiamando i passaggi principali dei discorsi del papa ai giovani.

1 - Il punto di partenza del cammino di riflessione è stato il bisogno d’amore che noi ci troviamo dentro: cos’è questo amore di cui tanto spesso si parla, a proposito o a sproposito? Cosa significa amare? Come realizzare il sogno che ci portiamo dentro: essere felici?

2 - Successivamente abbiamo allargato lo sguardo alla realtà che ci circonda, per accorgerci che intorno a noi ci sono segni d’amore. "Amare è un continuo pericolo, è un rischio: ci si consegna all’altro, si diventa vulnerabili". "Non si deve confondere l’amore col desiderio del possesso...Ciò che tu dài non ti diminuisce, anzi ti accresce nelle tue ricchezze da distribuire".

3 - Dio - Trinità è la fonte dell’amore. Forse, il mistero principale della nostra fede, la Trinità appunto, ci è diventato un po’ meno estraneo: ci suona meno come una specie di teorema teologico e più come una Realtà che dà senso alla nostra esistenza.

4 - Gesù Cristo è la più grande parola d’amore che il Padre pronuncia.

Oltre che parlare di Lui, abbiamo cercato di incontrarlo nel silenzio e nella riflessione personale: è stata l’esperienza del "deserto".

5 - Come l’olio intride ogni fibra del batuffolo di cotone con il quale viene asciugato via, così lo Spirito Santo fa con noi: siamo chiamati a lasciarci intridere da Lui che, Dono del Figlio, ci rende figli del Padre: esperienza non mai a sufficienza compresa nella sua profonda bellezza.

6 - Con la riflessione sull’Inno alla Carità di S. Paolo (1 Cor. 13) e con l’Eucaristia dell’Assunzione, comprendente la celebrazione del mandato, appena prima di partire, abbiamo concluso il nostro cammino. La "casa" dove nascono i sogni, dove possiamo realizzare il sogno della gioia che cerchiamo, sta nella Comunità della quale siamo parte e nella quale siamo chiamati ad assumere il nostro posto, in relazioni d’amore. "Signore, cosa vuoi che faccia?".

B - VALUTAZIONE EDUCATIVA

1) Cammino di fede: è stato ravvisato da parte degli animatori un buon impegno nel lavoro di gruppo, vissuto con disponibilità e senza lamentele, anche se, in alcuni, con qualche difficoltà ad aprirsi e ad intervenire.

La preghiera non è stata subita, anche se da parte di qualcuno è stata manifestata una qualche fatica sia nel vivere i momenti, a volte più prolungati, delle celebrazioni pomeridiane. Una volta avviata la celebrazione, essa veniva comunque partecipata.

2) Vita Comunitaria. L’atteggiamento nei confronti degli educatori è stato sostanzialmente corretto. Nel complesso, l’amalgama è stato buono tra quasi tutti, o quantomeno discreto, come anche il rispetto. Non sono mancate comunque alcune tentazioni di fuga, poche e, comunque meno rispetto allo scorso anno, verso il gruppetto ristretto. Maggiore buon senso nel (non) fare scherzi e un poco più di elasticità nell’accettarli, avrebbe evitato alcuni momenti di tensione. Nella stragrande maggioranza, adolescenti e giovani hanno svolto con impegno gli incarichi di volta in volta affidati ai rispettivi gruppi. Il livello del linguaggio non è stato del tutto e sempre accettabile, in rappresentanti di ambedue i sessi.

3) Contatto con la Natura. Come lo scorso, anche quest’anno non ci è possibile dire quanto questo gruppo fosse o meno composto da buoni camminatori: varie circostanze, tra le quali le condizioni atmosferiche non sempre favorevoli, ci hanno portato a fare della gita a piedi più lunga quella alla Zumella. Tutti hanno mostrato sia un buon rispetto per la natura, sia la capacità di apprezzare la bellezza che essa sa offrire.

4) Autosufficienza - austerità/sobrietà. Molto approssimativo l’ordine delle proprie cose tenuto da molti in camera.

Diversamente dai due turni dei ragazzi, la tendenza a spendere, quando si usciva al bar, non ci pare sia stata eccessiva. Difficoltoso, per alcuni, fare a meno del telefonino (soprattutto, ma non solo, per giocarci) e del lettore CD, anche in alta montagna.

In generale, forse anche meglio dello scorso anno, si è respirato un buon clima, fondamentalmente sereno e costruttivo. In tal modo, anche il terzo turno conferma quanto s’è detto a proposito dei due che lo hanno preceduto, contribuendo alla caratterizzazione nel segno positivo di tutta questa annata, come l’anno scorso e forse anche di più.

Animatori: Zani Giambattista, Pezzoli Maristella e Francesco Checchi, Francesco Cocchetti, Ettore De Angeli.

Cuochi: Betta Minini e Bruno Cocchetti per tutto il turno; Mariangela De Rosa (unica - valentissima - nuova leva in tutti e tre i turni di quest’anno) la prima settimana, Iris Nervi (che quest’anno ha proprio fatto gli straordinari: quattro settimane di lavoro su sei di Camposcuola) e Angelo Romano (che pure non ha scherzato: tre settimane) la seconda.

Gite effettuate: Zumella, Lago Aviolo (Vezza d’Oglio), Volano - falò. Le abbiamo compiute quando il tempo, che un po’ ci ha condizionato, ce l’ha consentito. A tale proposito, possiamo dire che la prima settimana non è andata male; i primi tre giorni della seconda sono stati invece un disastro: acqua, ancora acqua, sempre acqua. E freddo. Il sole è tornato a scaldarci gli ultimi tre giorni, consentendoci almeno la gita "concentrata" al Volano, da mattina a notte dopo che ce ne aveva comunque fatto saltare una.


GRAZIE! ...per quest’anno...

È doveroso esprimere il nostro vivo ringraziamento a tutti coloro che in qualche maniera hanno collaborato alla realizzazione del Camposcuola; come sempre la lista è lunga; per quanto essa sia pressoché identica di anno in anno, in questo caso è preferibile peccare di monotonia e ripetitività. Sono tante le persone che, in forma visibile o meno, hanno offerto il loro aiuto:

- animatori, cuoche e cuochi, viceanimatori - aiutanti di cucina;

- gli altri sacerdoti della Parrocchia: don Luigi e don Gianpaolo;

- le rev.de Suore, sempre disponibili a fornire, in vario modo, la loro collaborazione;

- il personale sanitario locale;

- coloro che hanno provveduto alle pulizie generali della casa, alla riparazione o fornitura di materiali, infissi e arredi;

- le persone che hanno provveduto al trasporto di materiale o persone;

- coloro che hanno elargito offerte in natura o denaro: dolciumi per la merenda, vino, verdura, ecc., soprattutto le Diaconie che ci hanno passato molto materiale alimentare avanzato dalla festa del 29 e 30 giugno;

- quanti hanno provveduto alla rilegatura dei libretti e la tipografia;

- don Giulio, parroco di Paspardo e la gente del paese che ci ha accolto;

- l’équipe di Radiobasilicafilodirettopaspardo;

- i genitori che hanno partecipato alle rispettive feste e quelli che hanno offerto per la circostanza dolci e bevande;

- quanti ci hanno accompagnato con la loro preziosa preghiera e la loro simpatia.

A tutte queste persone porgiamo l’espressione della nostra riconoscenza. Tutto ciò che facciamo di bene è "scritto" sul libro della vita, davanti al Signore, se lo facciamo gratuitamente, per Lui, per il bene dei ragazzi e dei giovani e non per noi stessi.

...e per diciannove anni

Riprendendo quanto già lo scorso anno avevo scritto, pensando si trattasse, per me, dell’ultima volta, trascrivo pari - pari, o quasi:

"Mi viene da pensare a quante persone, nelle diciannove estati paspardesi, sono state toccate, direttamente o indirettamente, da quest’esperienza:

ragazzi, adolescenti e giovani a centinaia hanno riempito di vita, allegro frastuono, qualche volta anche di malcontento giustificato o no, quelle grandi stanze e quella struttura per vari motivi poco funzionale ma capiente e, comunque, cara a molti;

animatori e viceanimatori, da coloro che, nei primi anni, diedero avvio all’esperienza insieme al sottoscritto, a quegli altri che lo sono diventati dopo essere stati fruitori del servizio e che, a loro volta, hanno "passato il testimone" ad altri;

cuoche e cuochi, alle prese con attrezzature non sempre impeccabili, animati dal desiderio di accontentare al meglio il palato non sempre ben educato dei ragazzi e, soprattutto, di placare la fame, quasi sempre tanta. Tra coloro che furono cuoche, una, Myriam, già ci ha lasciato, in giovane età alcuni anni or sono"; un’altra (Maria) ci ha lasciato lo scorso inverno.

"Non si può non pensare anche a coloro che hanno offerto la loro collaborazione in altre maniere: coloro che hanno pregato per noi, anzitutto; quanti hanno voluto contribuire con offerte in natura o denaro, quanti hanno lavorato per sistemare, pulire, preparare, sia là a Paspardo che qui a Verola. Penso a chi ha ideato e realizzato nei primi anni Radiopaspardo e a chi l’ha continuata negli anni successivi. Penso ai familiari e agli amici e ad altre persone coinvolte indirettamente attraverso le visite in occasione della giornata dei genitori.

E poi la gente di Paspardo: gli adulti che si mostravano contenti della nostra presenza, i coetanei dei nostri ragazzi, desiderosi di allacciare rapporti, soprattutto con le ragazze, o propensi a coltivare sentimenti di rivalità e atteggiamenti provocatori. I primi che incontrammo, ora sono adulti, altri sono nati e diventati adolescenti nel corso di questi anni. Non può mancare il pensiero al mite ed umile don Innocente, che ci accolse nell’84, deceduto nel 97 dopo cinquantuno anni di parrocchiato paspardese, e al generoso e dinamico don Giulio che lo ha sostituito.

C’è, direi soprattutto, da pensare alle tante ore di preghiera, di riflessione nei gruppi, di celebrazioni di vario tipo: attraverso questo e all’esperienza della vita comunitaria, quanta Grazia lo Spirito ha avuto occasione di riversare nei cuori!"

C’è da pensare, sicuramente, anche agli errori, alle omissioni, alle mancanze di pazienza, agli atti di sfiducia: il tutto per chiedere perdono.

"Vengono in mente anche gli ospedali: fin dal primo anno ce ne siamo dovuti servire e ci siamo trovati a far visita a tutti quelli un tempo attivi nella nostra amata Valle Camonica: Breno, Darfo (per le fratture), Edolo e, infine, quello nuovo di Esine". Quest’anno, diversamente da quello scorso, non è purtroppo andata liscia: Esine è stata nostra meta nel secondo turno per un semplice problema di apparecchio dentale, nel terzo per qualcosa di molto più serio, qual è la frattura dell’omero.

Paspardo: una bella avventura, non priva di fatiche, ma sempre capace di dare carica, iniziata nell’84 e cresciuta via via. Grazie a tutti.

Don Giovanni

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Festa dell’Oratorio dal 6 al 15 settembre 2002

Programma:

 

Venerdì 6

Ore 20.45

Serata di festa in musica per ragazzi, adolescenti e giovani

 

Sabato 7

Ore 9.30

Celebrazione della Riconciliazione per fanciulli e ragazzi

Ore 19.00

Cena in Oratorio a cura degli amici dell’AVIS

Ore 20,45

Hook - Capitan Uncino

Musical presentato dai ragazzi dell’Oratorio di Quinzano

 

Domenica 8

Ore 19.00

Cena in Oratorio a cura degli amici dell’AVIS

Ore 21.15

Grande Festa con il gruppo musicale Samurai

 

Mercoledì 11

Ore 20.45

Un anno in Oratorio diapositive delle attività dell’anno Paspardo, Grest, Carnevale ecc.

 

Giovedì 12

Ore 20.45

Chiesa di S. Rocco:

Serata Comunitaria di Preghiera e Riconciliazione per adolescenti e giovani

 

Venerdì 13

Ore 20.45

Musica con il gruppo Sottosuolo

 

Sabato 14

Ore 19.00

Cena in Oratorio a cura degli amici dell’AVIS

Ore 20.45

serata col gruppo musicale "Casi Rari"

 

Domenica 15

Ore 9.30

S. Messa in Oratorio Benvenuto a don Valentino

Ore 12,00

Pranzo in Oratorio La pastasciutta è GRATIS

Ore 14.00

Giochi di S. Luigi con i ragazzi del GREST

Ore 20.45

Festa conclusiva delle attività estive Saluto e ringraziamento a don Giovanni

Per tutta la durata della festa funzioneranno stand di giochi e gastronomia Si ringraziano gli amici dell’AVIS per il servizio bar e cucina e quanti hanno contribuito alla realizzazione della festa.

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Con i giovani bresciani al Gaver

Una fatica che difficilmente ci capita di provare: una salita di 15 chilometri da Bagolino al Gaver!

Ma non è questo che ricorderemo di quest’esperienza, bensì lo spirito di festa e di gioia che ci ha accompagnato durante il cammino, sostenuti dall’amore di chi lo ha condiviso con noi!

E una volta arrivati la sorpresa di scoprire che non siamo soli, ma ci sono moltissimi altri giovani che guidati dalla Fede non hanno esitato ad isolarsi per una notte dal solito frastuono per sentire le parole del Papa, di quell’uomo che a malapena si regge in piedi, ma che Dio ha scelto come portavoce del suo messaggio.

Ci ha detto "È giunto il momento di agire, non più sentinelle del mattino, ma costruttori di un mondo nuovo, di amore e di pace..."

Quello che ci invita a fare il Papa non è facile, ma non era facile nemmeno arrivare fin lassù, eppure, proprio per questo, è stato ancora più bello!

Un gruppo di giovani

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"Stassera Debutto 2002 Enturen"

Verolanuova, 12 luglio 2002

"Stassera Debutto 2002 Enturen" chiude qui, con l’ultimo spettacolo in casa, all’Avis, che ci accoglie nella sua festa della solidarietà e noi siamo pronti per buttarci ancora con tanta voglia ed entusiasmo.

Le luci si abbassano, il fedele Chicco scompare tra le masse di cavi elettrici, Diego il signore del tempo, smonta la sua batteria in religioso silenzio, Fulvio e Antonio adagiano piano piano i loro strumenti nel fodero, Pietro sta ancora sistemando gli spartiti, Sergio messa a dormire la sua chitarra s’accende una sigaretta.

Tra le testoline che ancora si rincorrono nella penombra ne appare una nera con bandana applicata: è il Ciuri, un concentrato d’energia sempre disponibile, un angelo elettrico. In azione c’è pure la Compiani Group che si da’ da fare per sistemare le ultime cose lasciate in giro. Domenico con alcuni genitori sta smontando la scenografia.

In questo "movimento" ripensiamo al nostro "enturen" e ringraziamo:

- Lorenzo il clown, un grande amico trovato lungo la strada (speriamo di percorrerne ancora tanta insieme!) che ha fatto divertire piccoli e grandi;

- gli Anziani ed il Personale delle case Albergo di Verolanuova e Quinzano d’Oglio per l’accoglienza e l’ospitalità;

- gli Abitanti di Cadignano per la partecipazione e il gradito rinfresco;

- la signora Nadia dell’Aquila Rossa di Padernello per la sua disponibilità;

- l’AVIS che ci ha regalato un microfono per il nostro Oratorio.

Dopo quasi sei mesi da stasera qualcosa ci mancherà: i Bambini anche quest’anno fantastici in un tour abbastanza faticoso; i Genitori trave portante di questo spettacolo, la Gente che ci ha seguito facendoci sentire il suo calore.

Ma come dice il grande bancario Graziano, ...è stato bello ma non poteva durare...

Per quest’anno, rispondiamo noi, perché se l’anno prossimo saremo ancora tutti insieme, con la stessa voglia di fare, le luci si riaccenderanno e, di nuovo, ripartiremo insieme per nuove avventure.

Intanto vi abbracciamo tutti e a tutti una forte stretta di mano. GRAZIE

Note "amministrative": soldi ricavati dagli spettacoli e dati all’Oratorio

- anno 2001: euro 2908
- anno 2002: euro 1.752

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Verola missionaria a cura del Gruppo Volontari delle Missioni "Conoscerci"

 

Pace e missione
"La pace non è un privilegio ma una missione"

Il messaggio di Papa Giovanni Paolo II, per la 18° giornata mondiale della pace del 1985, è una sfida sempre attuale. "La pace e i giovani camminano insieme": già diciassette anni fa il Santo Padre si rivolgeva a genitori ed educatori, a uomini politici e di cultura e soprattutto, ai giovani di tutto il mondo perché perseguissero quel disegno di pace di "oggi e del futuro". Domenica 11 agosto il Papa ha voluto riprendere questo discorso rivolgendosi ancora una volta ai giovani dicendo: "La pace è una cosa di interesse primario, una sfida ineludibile, una speranza immensa, anche se viviamo in un tempo difficile in cui sono molte le minacce di violenza distruttiva e di guerra in cui popoli e nazioni si mettono gli uni contro gli altri creando a volte situazioni in cui, i singoli cittadini non possono neppure esercitare il diritto di decidere circa il proprio futuro".

Il Papa insiste sul ruolo che la gioventù è chiamata a svolgere nello sforzo di promuovere la pace. Il futuro dell’umanità è affidato in modo speciale alle scelte morali a cui una nuova generazione di donne e di uomini è chiamata. Questi saranno così chiamati a formare responsabilmente nuove famiglie, da inserirsi in un ambiente nazionale in cui si respiri un vento di pace, una pace per tutti.

Anche noi adulti ci siamo chiesti tante volte quale mai potesse essere il nostro contributo per risanare questa società così fragile, così debole e ferita da tanta malvagità e da tanta violenza. Spesso ci siamo lasciati scivolare tra le dita questa domanda, per non dover ammettere la nostra poca voglia di fare, per non dover fare i conti con una coscienza troppo spesso assopita. Ecco che allora i giovani tornano ad essere la carta vincente per la costruzione di un domani in cui, finalmente, veda l’alba una nuova civiltà i cui pilastri dovranno essere la solidarietà interculturale e intragenerazionale. Queste donne e questi uomini li vediamo battersi e lottare affinché il pianeta terra non venga saccheggiato da chi vede in esso solo una fonte di creazione di reddito, li vediamo proporre nuove vie di sviluppo eco-compatibile, in cui l’ambiente viene visto come patrimonio dell’umanità, un tesoro da utilizzare con parsimonia e da custodire per le nuove generazioni che verranno. Una generazione sicuramente altruista, nonostante debba quotidianamente combattere contro lo spettro della disoccupazione e della precarietà. Il mondo in cui vivono non gli garantisce la sicurezza di un sogno, non gli permette di poter sperare, di crearsi una famiglia, di costruirsi una casa, di avere un lavoro sicuro. Essi sono quotidianamente sconvolti dal grande numero di persone oppresse dai potenti, schiacciate dal peso di un’economia iniqua, e da tutti quelli a cui vengono negati i più elementari diritti umani. Ecco perché è ora che le donne e gli uomini di buona volontà comincino ad appropriarsi del proprio destino, è ora che partecipino attivamente al cambiamento di una società, oggi più che mai, profondamente ingiusta. Certo, di fronte a questa situazione, non mancano quelli che sono tentati di rifuggire dalle responsabilità a cui sono chiamati, trincerandosi così negli illusori mondi dell’alcool e della droga, anche se sempre di più sono quelli che cercano delle risposte vere alle domande che, come macigni, gli stanno di fronte.

Il Papa ripete ancora: "Non abbiate paura, non dimenticate che siete chiamati a difendere la dignità e la grandezza dell’essere umano e dell’umanità, immagine visibile di un Dio invisibile". La paura nasce quando, nella coscienza dell’uomo, viene a mancare la presenza di Dio, ed è allora che alla "morte" di Dio segue ineluttabilmente la morte dell’uomo. "Voi dovete dunque decidere su quali valori edificare la società. I principi che scegliete oggi decideranno se, in futuro, le relazioni fra nazioni continueranno ad essere oscurate dalle tensioni odierne, prodotto esclusivo di disegni miranti solo a soggiogare i popoli a regimi in cui Dio viene fatto scomparire, in cui non conta, ed in cui la dignità della persona umana viene sacrificata davanti alle pretese di un’ideologia che tenta di divinizzare solo il benessere e il denaro. "Dalle scelte che ciascuno di voi fa oggi dipenderà il futuro delle vostre sorelle e dei vostri fratelli. L’appello ad essere operatori di pace si unirà saldamente al richiamo alla conversione. La pace esige di più che la pura e semplice assenza di guerra ed ecco perché il perseguimento della stessa diviene una missione.

Questa è la pietra angolare su cui fondare un nuovo mondo di giustizia".

Il mondo ha bisogno di uomini che abbiano attinto con abbondanza alla sorgente della verità, con purezza di cuore e profonda umiltà, proprio come si addice a dei veri cristiani. Perciò adoperatevi, voi tutti, per i vostri fratelli, con fiducia e speranza in un futuro che, con l’aiuto di Dio, potrete costruire, forte e solido perché edificato sulla Sua parola. Così, quelli che verranno dopo di voi si ispireranno al vostro operato nella misura in cui avrete cercato la verità e avrete vissuto secondo autentici valori cristiani. La sfida della pace è grande ma più grande sarà la ricompensa.

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I "nobel" italiani (7)

a cura di Rino Bonera

Natta Giulio - Chimico, nacque a Imperia nel 1903. Fu professore universitario di chimica industriale al Politecnico di Milano. Autore di numerose ricerche e ideatore di alcuni processi di grandi sintesi organiche (alcole metilico, alcoli superiori, ecc.) e per le sue scoperte sulla chimica e la tecnologia degli alti polimeri ebbe il Nobel nel 1963. Morì a Bergamo nel 1979.

Dulbecco Renato - Biologo italiano, nato a Catanzaro nel 1914, e naturalizzato statunitense, nel 1975 ricevette il Nobel per i suoi studi sulle cellule tumorali.

Montale Eugenio - Poeta. Nato a Genova nel 1896 morì a Milano nel 1981. Interrotti gli studi di musica e canto, conseguì nel 1915 il diploma in ragioneria e prese parte alla I Guerra Mondiale. Non avendo aderito al fascismo fu allontanato da importanti incarichi. Dopo la seconda guerra mondiale si iscrisse al Partito d’Azione.

La sua poesia riduce la parola alla essenzialità, esprimendo l’angoscia esistenziale per un mondo ostile e indecifrabile e ha avuto profonde risonanze sulle generazioni tra le due guerre. Nel 1975 (quindi nello stesso anno in cui lo ricevette il sunnominato Dulbecco) gli fu conferito il Premio Nobel per la poesia. Sue raccolte principali: "Ossi di seppia" (1925), "Le occasioni" (1939), "Quaderno di quattro anni" (1977); in prosa: "La farfalla di Dinard" (racconti, 1956), "Omaggio a Svevo" (1925), "Fuori di casa" (scritti di viaggio, 1969), ecc.

Quella di Montale è una delle voci più alte della poesia del ‘900 e la sua opera ha interpretato, come poche altre, il dubbio e lo smarrimento dell’uomo contemporaneo.

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Verola sport (a cura di Rino Bonera)

CALCIO

Stagione 2002/2003

• Il G.S. Verolese calcio, in collaborazione con la società F.C. Leno per il settore giovanile (Scuola Calcio - Esordienti - Giovanissimi ed Allievi), ha istituito un ufficio presso lo stadio Comunale di Verolanuova in Via Stadio, 8. Questi ragazzi saranno seguiti da Istruttori I.S.E.F., ed allenatori.

• Il nostro intento è quello di creare un contesto educativo che consideri gli equilibri psico-fisici, sociali e culturali attraverso una formazione tecnica. Ciò consente al bambino/a di potersi esprimere senza paura di sbagliare, sperimentando nuove risorse espressive per realizzare la sua maggior aspettativa: quella di divertirsi giocando al calcio non rinunciando al "sogno" di raggiungere un traguardo.

• La sede della Società è al campo sportivo Comunale di Verolanuova, in Via Stadio, n° 8 - tel. 0309360573, per informazioni e delucidazioni sarà sempre disponibile un persona dal lunedì al venerdì dalle ore 15.00 alle ore 18.30 dal 19 Agosto 2002.

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Dall’AVIS di Verolanuova...

Lo scorso mese di giugno è scomparso il nostro Socio Roberto Bonvicini; vicini alla famiglia vogliamo ricordare la sua persona, educato e civile esempio di donatore di sangue, non dimenticheremo le ben 74 donazioni che ha effettuato nella sua attività di Socio Avis, dal 1974 fino ai primi mesi di quest’anno, medaglia d’oro nel 1995 all’invidiabile traguardo delle 50 donazioni. Nei primi sei mesi del 2002 per ben tre volte è suonato l’allarme mancanza sangue negli ospedali, e questo significa che da vicino o lontano interessa tutti noi, per cui l’esempio dell’amico Roberto non deve essere vano; pensate quante persone hanno avuto bisogno del suo Dono e grazie a Lui hanno avuto salva la vita. La famiglia dell’amico Roberto ha chiesto che venissero fatte delle offerte all’Avis, provvederemo alla raccolta di tali offerte e pubblicheremo su queste pagine, dove saremo in tempo e poi successivamente, coloro che aderiranno. Decideremo in merito nei prossimi mesi come impiegare tali offerte a nome di Roberto. Noi speriamo che l’esempio di Roberto stimoli, soprattutto i giovani, a diventare donatori di sangue, e li invitiamo a "provare" a diventare Avisini, magari presentandosi in sede dicendo: mi ha mandato Roberto.

Di seguito elenchiamo coloro, che al momento della consegna del presente testo alla redazione, hanno effettuato donazioni nel nome di Roberto:

- gli amici del figlio Gabriele: Luisella, Luciano, Manuela, Enrico, Diego, Raffaella, Giorgio, Sandro, Pierangelo, Gianmaria,

- gli amici della "Classe 1947",

- i colleghi di lavoro dell’ospedale di Leno.

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Varie - cronaca

 

Arte & cultura

 

 

Le poesie di Rosetta

A un anno di distanza dal terribile evento delle Torri Gemelle di New York e della guerra in Afghanistan, evento che ha cambiato il corso della nostra storia, ci sentiamo in dovere di ricordarne le vittime e di sentirci ancora partecipi del dolore di tutta l’umanità.

Invochiamo anche l’aiuto divino, perché dal cuore dell’uomo sia bandita per sempre la violenza, in ogni parte del mondo, in qualsiasi forma essa venga espressa.

La poesia, in versi settenari, è stata scritta in occasione del Natale 2001, ma viene pubblicata ora, a ricordo.

 

Non puoi dimenticare

 

Non puoi dimenticare

le due Torri crollate

sul cuore d’ogni uomo,

non puoi dimenticare

le migliaia di morti

privi di sepoltura

sotto lo sguardo muto

di un cielo senza luce.

 

Non puoi dimenticare

fame, miseria, freddo

di chi soffre una guerra

o forse è trascurato

perché vive nell’ombra.

 

Ma Tu, Cristo, che nasci

per donarci il perdono,

scruta, se vuoi, in fondo

all’anima dell’uomo

che sente d’esser solo

e spingilo a volere

fortemente l’amore,

l’uguaglianza, la vita.

 

Disarma quelle mani

che credono d’aprire

varchi per un domani

più consono a speranze,

con atti suicidi

o con le distruzioni.

 

Dimmi dov’è la pace

e quale prospettiva

si schiude innanzi a noi

che T’abbiamo ignorato,

Cristo che alberghi al mondo,

Cristo che cerchi "l’uomo".

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"Rosetta": una nuova raccolta

 

Non finisce di stupire la "nostra" Rosetta che, dopo "Le ore del silenzio" e "Sponda dell’universo"(1) si affaccia nuovamente alla ribalta della poesia più pura con la sua ultima raccolta: "Inno d’Amore e di Speranza".

Si tratta di quarantacinque componimenti integrati felicemente da cinque "tavole d’arte" di squisita efficacia della pittrice e insegnante verolese Orsola Rossini.

La lettura delle opere, sin dall’inizio, ti immerge in una sempre più eccezionale sublimità dell’animo dell’autrice, ne sei attratto e come sospinto ad esserne parte viva, come trascinato a fare tua una invitante benefica "distensione / di un’onda affascinata / dalla luce del cielo" (da "Proiezioni", pag. 16)

Leggi e non puoi sognare perché t’accorgi che la realtà dei sentimenti e delle cose è nei versi che ti aprono gli occhi sulla sofferenza, che esprimono certezza nell’Amore ("E a te io crederò / senza velo di dubbio, / a te soltanto" (da "Con i tuoi occhi chiari", pag. 36), che rendono immortale la speranza ("E credere ancora / a pleniluni di sogni / nascosti nel tuo pianto" (da "Gocce", pag. 69).

Leggi una sua poesia e, prima di passare ad un’altra, non può non soffermarti a meditare, a guardarti intorno e, quindi, a guardarti dentro e interrogarti. Man mano procedi, poi, ecco nuove finestre aprirsi su spazi infiniti di un mondo che ti avvolge, che, talvolta, vorresti non fosse il tuo ed al quale Rosetta, invece, lancia la sfida col suo fiducioso guardare in alto perché lassù "nel cielo terso, / sentieri traccia l’eco delle stelle". (da "Conchiglie di quiete", pag. 74). E quei sentieri ti senti invitato, quasi spontaneamente costretto a percorrere.

Alla fine t’accorgi che l’animo s’è come purificato, le luci indicate appaiono come mete che ciascuno può raggiungere e senti, ancora, d’aver cantato all’unisono con lei, Rosetta, come in un luminoso verde prato aperto, inondato dal sole, nell’incanto della natura, davanti ad orizzonti infiniti, il suo palpitante "Inno d’Amore e di Speranza".

(1) Volumi di poesie pubblicate a cura dell’Università Aperta di Verolanuova, rispettivamente negli anni 1999 e 2000.

Rosetta Mor Abbiati - "Inno d’Amore e di Speranza" - Ed. "La Compagnia della Stampa Massetti Rodella - Roccafranca (Bs) - pagg. 80.

Le poesie presenti in questa nuova raccolta sono risultate, in parte, vincitrici di importanti Premi Letterari Nazionali e Internazionali; altre hanno ricevuto Premi speciali, Menzioni, Segnalazioni di merito in vari Concorsi.

All’inizio vengono proposte "Tracce per la lettura" con riferimenti a commenti scritti da autorevoli Presidenti o Membri di Giuria di importanti Premi vinti dall’autrice.

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Un notevole riconoscimento per la nostra banda

 

La "Stella Polare" in concerto a Loreto

 

Il 28 e 29 Luglio scorsi la "Stella Polare" è stata invitata a festeggiare il suo centenario a Loreto come banda ufficiale per l’inaugurazione del V Meeting Internazionale dei Popoli, una importante manifestazione alla quale hanno partecipato personalità del mondo religioso, politico e del volontariato.

Tre i momenti che hanno scandito le giornate lauretane dei nostri esecutori: il 28 Luglio un concerto all’Arena IV Luglio di Castelfidardo, patria della fisarmonica italiana e, il 29 Luglio a Loreto, con l’esecuzione di brani per le vie del centro storico per l’inaugurazione del Meeting e un grande concerto serale in piazza Papa Giovanni XXIII.

Il programma proposto dalla "Stella Polare", diretto dai maestri Giuseppe Rivetti e Francesco Amighetti e presentato da Tiziano Cervati, ha riscosso entusiastici consensi sia da parte del pubblico che da parte degli organizzatori tanto da sfociare nella proposta di tenere, il prossimo anno, una serie di concerti per le comunità italiane in Francia e in Belgio.

Nelle presentazioni è stata anche valorizzata Verolanuova con la sua arte e i suoi personaggi tra i quali spicca il musicista Agostino Donini il quale, nel 1912, fu nominato Vice Direttore della Cappella Musicale della Santa Casa, proprio a Loreto.

Nella trasferta marchigiana la "Stella Polare" è stata accompagnata dall’assessore alla cultura prof. Mauro Rossini che ha offerto agli organizzatori una serie di volumi sulla storia e l’arte di Verolanuova.

Un momento di grande simpatia è stato l’incontro con S.E. il cardinale Ersilio Tonini il quale, dopo aver inaugurato il Meeting, ha accettato di posare con noi nella fotografia riportata in questa pagina.

Altre immagini della "Stella Polare" e dei concerti di Loreto possono essere viste nel nuovissimo sito internet della nostra banda all’indirizzo: www.verolanuova.com/stellapolare

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Mario Bonvicini: l’uomo e il ricordo

Io sono tra i non pochi giovani di allora che hanno avuto la fortuna di crescere per formazione politica e sociale alla sua scuola che era poi quella di Don Primo Mazzolari. È quindi con grande commozione che sento il dovere di esprimere un profondo sentimento di riconoscimento e di sincera gratitudine per la sua cara memoria. Spirito di servizio e di sacrificio uniti a un alto senso del dovere furono virtù ideali del suo patrimonio spirituale e la tenacia, la speranza e la fede hanno sorretto la sua vita ricca di episodi che guidano e invitano alla virtù. Il carattere e la preparazione diedero forza ai suoi ideali: una fede viva e forte e l’amore per la giustizia e la libertà. L’esempio e il messaggio di Don Primo Mazzolari e gli insegnamenti di Don Benedetto Gallignani lo iniziarono con altri giovani all’attività pubblica: la militanza nella resistenza, nelle Fiamme Verdi della Bassa. Fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana verolese nelle cui fila, fin dal 1948, militò attivamente prendendo parte alla vita istituzionale verolese. Consigliere, assessore comunale e sindaco nel 1963 succedendo all’amico carissimo Enrico Bragadina, guidò fino al 1980, con un buon gruppo di giovani, la trasformazione di Verolanuova da paese agricolo a realtà industriale. Amava profondamente Verola che non volle mai lasciare pur sollecitato a farsi carico di responsabilità provinciali e regionali. Fu lavoratore instancabile e amministratore integerrimo, sapeva proporre soluzioni anticipatrici in tempi difficili in cui il problema maggiore era la disoccupazione e la mancanza di fondi. Chi non ricorda il treno che arrivava alle 20.00 da Brescia con le centinaia di pendolari verolesi. Fu soprattutto uno strenuo difensore dell’autonomia delle comunità locali sempre più compressa dal potere centrale, e non si stancò mai di scriverlo. Lasciata la carica di sindaco, continuò l’attività pubblica come presidente della casa albergo Gambara-Tavelli fino al 1996. La sorte non fù generosa con lui: nel 1995 l’amata moglie Pinì mori. Da quel momento fu oppresso da un senso profondo di solitudine che l’amore dei figli e dei nipoti non riusciva a sconfiggere e che solo la sua straordinaria fede riusciva a mitigare; molte volte, all’uscita della messa quotidiana delle ore 9.00, dopo lo scambio di saluti e di opinioni, mi ha detto: - Caro Alberto, la solitudine è una cosa difficile da capire dall’esterno e terribile per chi la vive, il Padre Eterno doveva prendere me e non Pinì -. Chi ha avuto, come me, la fortuna di lavorare con lui nell’amministrazione comunale per tanti anni, ha potuto apprezzare le sue alte doti di mente e di cuore, la sua competenza, la sua professionalità. Ai figli, purtroppo non all’amatissimo Roberto che l’ha seguito in cielo a pochi giorni di distanza, ai nipoti, agli amici e alla comunità verolese che tanto ha amato, Mario Bovincini lascia una ricca eredità spirituale; la sua testimonianza nella vita della nostra cittadina rimane uno straordinario esempio di abnegazione, di fede e di sacrificio di cui c’è grande bisogno in un’epoca come la nostra, in cui per denaro o per potere, sono frequenti i facili compromessi con la propria coscienza. Ed è ispirandosi ai valori ideali di Mario Bonvicini che noi potremo rendere alla sua cara memoria l’omaggio più sincero e più prezioso.

Alberto Rossini, già Sindaco di Verolanuova

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Dal Comune di Verolanuova

 

Il giorno 31 luglio scorso alle ore 21.00 ha avuto luogo un’adunanza del Consiglio Comunale.

Questi i principali argomenti all’ordine del giorno:

• Comunicazione deliberazione di Giunta Comunale n. 96 in data 28 maggio 2002 di prelievo fondo di riserva esercizio 2002 (secondo provvedimento).

• Variazione al Bilancio di previsione 2002, al Bilancio pluriennale 2002/2004 e modifica al programma delle OO.PP. 2002/2004 (terzo provvedimento).

• Esame ed approvazione piano di attuazione del diritto allo studio a.s. 2002/2003.

• Individuazione area per installazione ripetitori.

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Informagiovani

 

Hai del tempo libero ed hai voglia di fare?

Ricordati che in autunno riprendono i corsi organizzati dall’Informagiovani e dalla Biblioteca Comunale:

- Inglese

- Pittura

- Musica: pianoforte violino chitarra, corso propedeutico per bambini e chitarra moderna (rock, blues, jazz)

I corsi sono rivolti a bambini ed adulti.

Il corso di inglese per bambini sarà attivato solo se si raggiungerà un numero adeguato di iscrizioni.

Per informazioni e iscrizioni rivolgersi all’Informagiovani dal lunedì al venerdì (8.30-12.00) ed il mercoledì (14.,00-18.00) telefonando al numero 0309365035, oppure alla Biblioteca Comunale telefonando al n. 0309365030.

Iscrizioni dal 9 al 30 settembre 2002

L. B.

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Turni domenicali di guardia farmaceutica dell’Azienda S.L. 19

settembre

8

Verolanuova (dr. Colosini)

Dello

15

Manerbio (dr. Parati)

Bagnolo M. (dr. Donini)

22

S. Gervasio

Leno (Castelletto)

29

Pontevico (dr. Pinzi)

Leno (dr. Bravi)

ottobre

6

Pontevico (dr. Romano)

Offlaga

13

Bassano Br.no

Borgo S. G.

N.B.: L’elenco è provvisorio.

N.B.: Il turno domenicale ha inizio dal pomeriggio del venerdì precedente e nell’elenco sono indicate soltanto le farmacie più vicine a Verolanuova. Qui, però, ogni sabato è aperta la farmacia comunale dalle ore 15.00 alle 19.00.

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NUMERI UTILI DI TELEFONO:

Servizio Sanitario (soltanto nei casi di urgenza e di emergenza): 118

Gruppo Verolese Volontari del Soccorso: 030 936 1 662 (via Grimani)

Problemi con le droghe?: 030 993 7 210

Alcolisti in trattamento: 030 931019 oppure 030 93 22 45

Vigili del Fuoco: 030 93 10 27

Carabinieri - Pronto intervento: 112

N.B.: Il servizio sanitario prefestivo, festivo e notturno si svolge dal sabato mattina alle ore 10.00 fino al lunedì alle ore 8.00 e tutte le notti dalle ore 20.00 alle ore 8.00.

Per le prenotazioni di trasporto con autoambulanza del Gruppo Volontari del Soccorso telefonare: dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.00; inoltre dalle ore 8.00 del sabato alle 7.00 del lunedì.

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Per i collaboratori de "L’Angelo di Verola"

Invitiamo i collaboratori a far pervenire i loro articoli possibilmente dattiloscritti (se scritti a mano: in stampatello per ragioni tecniche) unicamente ai sacerdoti entro e non oltre le ore 12.00 di venerdì 20 settembre. Quelli pervenuti oltre tale data non saranno pubblicati.

La redazione non è tenuta a dare giustificazioni per la non avvenuta pubblicazione degli articoli pervenuti né risponde delle fotografie non ritirate dagli interessati entro quindici giorni dalla pubblicazione sul bollettino.

LA REDAZIONE

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Tanti auguri, dottore

 

Il 7 marzo u.s. il dottor Gianbattista Dalé ha varcato la soglia del novantesimo anno.

Verolanuova gli deve molto.

Medico condotto della nostra comunità dal 1945, si è dedicato con generosità e alta professionalità alla promozione della salute di un’intera generazione di verolesi.

Oltre questo impegno ricoprì contemporaneamente la carica di direttore sanitario dell’istituto geriatrico Gambara-Tavelli.

In un periodo in cui il servizio sanitario era strutturato diversamente, il medico condotto non conosceva "la settimana corta" né poteva fruire della "guardia medica notturna", ma costituiva l’unico presidio sanitario di base.

Il dottor Dalé fu sempre di turno per ventiquattro ore al giorno, per l’intera settimana, nel corso dei trentasei anni del suo servizio.

Anche quando raggiunse l’età della pensione non smise mai il camice bianco. Fu sempre pronto a prestare la sua consulenza quando i pazienti sentivano il bisogno del conforto della sua esperta professione.

Verolanuova, nel novantesimo genetliaco del "suo dottore" sente il dovere e il bisogno di esprimergli sentimenti di gratitudine per il grande bene ricevuto e unisce nella riconoscenza la gentilissimma consorte Signora Maria che ha condiviso con lo sposo una vita di dedizione per il bene di tutti.

Caro dottore, resti con noi ancora a lungo.

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Auguri Fausta

 

Il 14 agosto u.s. la signorina Fausta Anelli, ha raggiunto il traguardo dei... novant’anni festeggiata dal fratello, dalle sorelle e dalla lunga schiera di familiari.

Tutti i verolesi, in particolare i più anziani, conoscono Fausta che, sebbene umile, schiva, silenziosa, ha sempre profuso, a piene mani, tanto bene fra le persone bisognose d’aiuto.

Figlia di sant’Angela e, per parecchi anni, superiora del gruppo verolese della Congregazione di sant’Orsola figlie di sant’Angela, "si è fatta dono dolce e forte ai fratelli, nel silenzio, offrendo luce, ridestando speranza e gioia" come dice la motivazione del premio della bontà "Rina Morelli" assegnatole nell’anno 1992.

Anche la famiglia de "L’Angelo" ed i tanti parrocchiani che la conoscono, formulano, per lei, i migliori auguri, dandole appuntamento al traguardo del secolo.

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Relax...iamoci un po’

(a cura di errebi)

 

Il pensiero...

"Siamo persone talmente volubili, che i sentimenti che simuliamofiniamo per provarli".

(Benjamin Constant, Adolphe)

...e il proverbio del mese:

"Da ‘na casa picinina pöl vègner föra ‘n òm grand".

(Da un umile casa può uscire un grand’uomo)

Antico proverbio cinese
"Senza un buono specchio una donna non può conoscere il suo vero aspetto, senza un vero amico un uomo non può conoscere i propri errori".

Un pensiero di Don Primo
"La servitù è una malattia: dal servo si comunica al padrone e viceversa. Non è libero chi dice di esserlo, ma colui che, volendolo seriamente, ne rispetta in sé e negli altri le naturali e sovrannaturali condizioni" (Don Primo Mazzolari)

Il Santo del mese
S. Roberto Bellarmino - martedì 17 settembre
Cardinale e dottore della Chiesa, nacque a Montepulciano nel 1542 da una ricca famiglia. Era nipote di Papa Marcello II. Entrò a far parte della Compagnia di Gesù. Scrisse moltissime opere.

Lo sapevi?

Per rendersi conto del rapidissimo diffondersi dell’informatica, basti considerare che nel gennaio del 1998 i Cinesi collegati a Internet erano circa 500.000, a giugno 1.700.000 e a dicembre 2.500.000.

Innocenzo III, che approvò la Regola di S. Francesco e che appoggiò l’elezione a re di Germania di Federico II di Svevia contro Ottone di Bruswick, fu uno fra i più giovani Papi di tutta la storia della Chiesa: ricevette la tiara nel 1198, a soli 38 anni. Morì a 56 di malaria.

Un altro antico proverbio cinese
"Per quanto un affare sia di facile soluzione, è necessario occuparsene, altrimenti non verrà mai concluso; per quanto un figlio sia pieno di virtù è necessario insegnargli le buone maniere, altrimenti crescerà rozzo e ignorante".

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Per i più piccoli

Driiin!
- Pronto, c’è Colombo?
- No, è uscito con la Niña!

Indovina
Perché il cavallo ha le narici grosse?
- Perché si mette gli zoccoli nel naso!

Della geografia
Quali sono le isole dove di consuma più prosciutto?
Le isole... Sandwich.

A scuola
L’insegnante di musica dice: Ora voi cantate e io vi accompagno. Cosa volete che suoni?
E gli alunni, in coro:
- La campanella!

All’anagrafe
Un indiano si presenta all’anagrafe perché vuole cambiare nome.
- Come ti chiami? - gli domanda l’impiegato allo sportello.
- Piccolo trenino che corre sotto il sole di primavera - risponde l’indiano.
- E come ti vorresti chiamare?
- Ciuf ciuf.

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Orario ferroviario valido fino al 14 dicembre 2002
Stazione di Verolanuova

Partenza da   Arrivo a Partenza da   Arrivo a
Cremona Verolanuova Brescia Brescia Verolanuova Cremona
05.24 05.44 (1) 06.10 06.23 06.50 (2) 07.09
06.27 06.49 (2) 07.22 06.48 07.16 (2) 07.52
07.30 07.56 (3) 08.28 08.04 08.25 (6) 08.42
08.45 09.05 (2) 09.33 08.42 09.05 (3) 09.24
09.45 10.07 (3) 10.34 09.18 09.45 (2) 10.07
10.33 10.59 (2) 11.25 10.32 10.58 (7) 11.17
11.38 12.00 (2) 12.26 10.50 11.16 (3) 11.37
11.42 12.01 (3) 12.25 12.10 12.40 (2) 13.00
13.08 13.36 (2) 14.01 12.51 13.14 (3) 13.32
13.42 14.04 (3) 14.30 13.10 13.35 (2) 13.54
14.11 14.32 (2) 15.01 14.32 14.59 (2) 15.20
16.02 16.21 (3) 16.45 14.50 15.13 (3) 15.32
17.23 17.44 (2) 18.13 16.26 16.53 (8) 17.18
18.22 18.41 (3) 19.05 17.25 17.48 (3) 18.07
18.58 19.20 (4) 19.45 17.28 17.58 (2) 18.20
21.34 21.53 (5) 22.15 18.28 18.53 (2) 19.17
           
           
           

20.06 20.31 (2) 20.53

20.20 20.46 (3) 21.13

21.32 22.05 (3) 22.28

(1) sospeso sabato e festivi

(2) feriale

(3) festivo

(4) feriale da Fidenza

(5) Freccia della Versilia - prosegue per Bergamo

(6) Freccia della Versilia - prosegue per Pisa

(7) Feriale - non ferma a Olmeneta

(8) Feriale - prosegue per Fidenza

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Anagrafe parrocchiale

 

Battesimi

 

19 Este Alessandro di Mauro e di Agnieszka Katarzyna

20 Aigbovo Adesuwa Angela di Izakor Idada

21 Boffini Stella di Stefano e di Zani Orietta

22 Azzola Marco di Fiorlorenzo e di Pari Anna

23 Piovani Fabio di Oscar e di Del Pietro Lorena

24 Pezzotta Manuel di Silvano e di Gianesini Samantha

25 Resconi Camilla di Simone e di Camisani Cinzia

26 Mondini Lorenzo di Bruno e di Zuppelli Alessandra

27 Ferrari Ilaria di Roberto e di Pancera Gabriella

28 Manzoni Christian di Massimiliano e di Taroni Maria Luisa

29 Rossini Michelangelo di Ermanno e di Venturini Monica

30 Aiquipa Gianluca di Alfredo e di Zarate Griselda

31 Aiquipa Andrea di Alfredo e di Zarate Griselda

32 Tomasoni Lorenzo di Alfredo e di Capuzzi Sabrina

33 Stabile Nicola di Pietro e di Alghisi Angela

34 Nervi Federico di Daniele e di Fontana Carla

35 Bocos Sara di Mircea e di Bocos Sanda

 

Matrimoni

 

16 Maffetti Giuseppe con Monfardini Giovanna

17 Chiavelli Alan con Carrera Simona Amalia

18 Spadarotto Livio con Pinelli Antonella

19 Burlini Adriano con Ongari Monica

20 Lo Presti Renato con Fidanza Silvia

21 Zacchi Paolo con Mondolo Carla

22 Bodei Michele con Cinconze Maria Chiara

23 Baronio Andrea con Bariselli Roberta

 

Defunti

 

21 Bonvicini Mario di anni 80

22 Bonetta Angelo di anni 89

23 Bellomi Angela Camisani di anni 85

24 Lucarini Gildo di anni 67

25 Monteverdi Vincenza Calzi di anni 76

26 Bonvicini Roberto di anni 54

27 De Angeli Ettore di anni 89

28 Pinelli Ferruccio di anni 80

29 Abrami Maria Conti di anni 81

30 Bellomi Teresa Abrami di anni 89

31 Roda Maria di anni 93

32 Bonzio Stefania Amighetti di anni 89

33 Piovani Pietro di anni 61

34 Cestana Giovanni di anni 78

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Offerte pro restauri tele e affreschi della Basilica

 

Giornata celebrata nel mese di giugno e 1.229,67

In memoria della 1a Comunione del figlio 150,00

N.N. 50,00

N.N. 55,00

Famiglia Amighetti G. 100,00

In memoria del nonno 100,00

Fratelli Vigna Ercolina e Battista in memoria di Mario Bonvicini 50,00

N.N. 1.000,00

N.N. 50,00

N.N. 100,00

In memoria del caro marito 50,00

Dalla Cappella Casa Albergo 165,00

N.N. 30,00

Elena e Alberto Savio in memoria di Mario Bonvicini 50,00

Pia Unione spose e madri cristiane 50,00

N.N. 775,00

N.N. 55,00

Via N. Biaggi n° 9 75,00

N.N. 50,00

In memoria del caro papà e sposo 300,00

Dalla Cappella Casa Albergo 170,00

N.N. 15,00

Giornata Celebrata nel mese di luglio 926,69

N.N. 100,00

N.N. 55,00

N.N. 50,00

IL Centro Sociale di Verola in memoria di Roberto 90,00

In memoria del figlio e marito 100,00

N.N. 50,00

N.N. in memoria dei defunti 50,00

In memoria del defunto Luigi 50,00

Dalla Cappella Casa Albergo 165,00

N.N. 50,00

Giornata Celebrata nel mese di agosto 1.056,00

Totale 7.412,36

 

Con il mese di maggio sono iniziate le adesioni alla "Confraternita del Restauro" da parte degli "Amici della Basilica"

N. B. - Il seguente elenco degli amici di maggio è già stato pubblicato nel mese di giugno.

N.N. 250,00

Gianmaria ed Elena in occasione delle loro nozze 500,00

B. C. 250,00

Giulio e Rosa 250,00

Tiziano Cervati 250,00

F. C. 250,00

In memoria di Arcelli e Abrami Maddalena 250,00

Il Sollievo - Onlus 500,00

Coniugi Laura e Massimiliano 260,00

In memoria dello sposo Angelo Rossini: la moglia Maria Davide 774,69

Totale 3.534,69

 

 

Adesioni dei mesi di giugno - luglio - agosto

 

In memoria del papà Manfredo 500,00

Diaconia Madonna di Caravaggio 331,00

In memoria di Pinì e Mario Bonvicini 500,00

In memoria della Mamma Rossini Rosa 250,00

In memoria dei defunti 250,00

In Memoria del Papà 1.000,00

Papà e mamma in occasione del battesimo del figlio Marco 1.000,00

C.R.V. 250,00

Offerte raccolte nel mese di maggio - Cappella Madonna dello Stadio 275,00

In memoria della mamma 500,00

In memoria di Bissolotti Assunta e Luigi Vigna 250,00

In memoria dei cari defunti 250,00

N.N.: a.B 1.000,00

N.N.: d.A 800,00

Il personale dell’Area Risorse Umane della A.O.

di Desenzano d.G. in memoria di Mario Bonvicini 250,00

In memoria della defunta Giuseppina Fontana 500,00

Gruppo Sposi E.N.D. Verolanuova 250,00

Rossini Federico e Achille 250,00

Una nonna in occasione della Prima Comunione del nipotino 250,00

N.N. 250,00

M. e P. 250,00

Avis Verolanuova in memoria di Roberto Bonvicini 250,00

In memoria dei cari genitori L. e M. 250,00

In memoria del caro sposo Augusto 250,00

In memoria del defunto Franco Loda 250,00

S.P. e figli 250,00

Fam. Tomasoni Giovanni 250,00

In memoria di Abrami Maria 5.000,00

In memoria dello sposo e papà 1.000,00

Fam. Bonanomi 250,00

Fam. Cervati 260,00

Fam. Mazzola Giacomo 750,00

G. B. 250,00

I nipoti in memoria della zia Maria Roda 500,00

In occasione del novantesimo anno 1.000,00

B.G. T.M. 500,00

Tomaso e Bortolo in memoria del papà Manfredo 1.000,00

Le otto diaconie della parrocchia 500,00

Per mamma Chiara, papà Paolo, sorelle Luigina e Maria 500,00

La sposa Valentina in memoria del caro marito Dario 250,00

A.A. 500,00

In memoria del caro sposo e papà Antonio C. 1.000,00

N.N. 250,00

In memoria dei cari genitori 250,00

Totale 24.416,00

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