L'Angelo di Verola L'Angelo di Verola Mensile di Vita Parrocchiale

Anno XXVI n° 3 Febbraio 2001

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Edizione a stampa a cura di Mons Luigi Corrini
Redazione: Rino Bonera - Don Giampaolo Goffi - Don Giovanni Gritti
Edizione on-line a cura di Tiziano Cervati


Speciale: Sussidio di preghiera e di riflessione per la Quaresima

SOMMARIO
  3 Oltre Carnevale (D.L. Corrini)
  5 Calendario Liturgico
  9 Rimetti a noi i nostri debiti (D. Giovanni)
14 Eredità del Giubileo (D. Giovanni)
17 Ogni mese...una preghiera (D. Giovanni)
18 Quaresima 2001
     A tutti gli anziani (i sacerdoti)
19 "Via Crucis" nei quartieri
20 Un (quasi) ritorno (R. Bonera)

vita parrocchiale

23 Centro di ascolto...

dagli Oratori

26 P.E.O. Rileggiamolo (D. Giovanni)
31 Il Papa ai giovani
33 Raccolta di S. Martino
34 Regalate il mondo ai vostri bambini (D. Pozzoli)
     I bambini italiani sono i più maleducati

le nostre rubriche

36 Un dono cristiano (W. Pezzoli)
38 L’opera dei conti.Gambara (R. Savaresi)
39 Verola sport (R. Bonera)

varie - cronaca

44 "Otto marzo" (R. Mor)
45 L’attualità di don Primo Mazzolari (R. Bonera)
49 Se tornassi a vivere (E. Bombeck)
50 Informagiovani (a.z.)
51 Turni delle farmacie
52 Dalle ACLI (G. Baronio)
     Esserenvecchi è bello (G. Baronio)
53 In casa del Virola Alghise (r.b.)
54 Relax...iamoci (errebi)
55 Per i più piccoli
56 In memoria (La redazione)
     Dall’AVIS (F. Bodini)
57 Abbonati all'Angelo
59 Anagrafe parrocchiale
     Offerte pro opere parrocchiali


 

La parola del Prevosto

Oltre Carnevale

Anche nella nostra comunità, come un po’ ovunque, non sono mancate iniziative che hanno animato il tempo di carnevale. Nelle varie manifestazioni sono state coinvolte e interessate le diverse età: dai  bambini, ai giovani, agli adulti e anziani; spettacoli, carri allegorici, sfilate di gruppi e il tutto coronato dal classico "falò della vecchia" con relativo processo al tempo e... agli uomini.

Pur senza gli eccessi dei grandi carnevali, un po’ di pazzia ha trovato ospitalità anche da noi, in coerenza con il proverbio che ricorda come "a carnevale ogni scherzo vale".

E molto, di tutto questo, potrebbe stare anche bene.

Sappiamo però che ogni stagione ha il suo tempo: se non fosse così sarebbero guai per tutti. Cosa sarebbe infatti una primavera anche se colorata e profumata di fiori se non fosse seguita dall’estate che porta i frutti e dall’autunno che li matura per la raccolta e dallo stesso inverno che fa riposare la terra perché poi possa riprendere con la stessa generosità il ritorno della vita.

Non è sempre così per l’uomo. Per molti sembra che non esista altro tempo all’infuori del carnevale che non si sa a quale stagione risponda: se alla primavera dove i fiori vengono raccolti anzitempo o all’estate dalla quale si pretendono frutti senza rispettare i fiori oppure all’autunno cui si chiede la maturazione dei frutti senza la pazienza dell’attesa procurando così inverno perenne.

Al di là di ogni metafora più o meno felice, al cristiano si impone una riflessione dopo il carnevale.

C’è un tempo che si chiama Quaresima

Molti usano questo termine per esorcizzare momenti difficili o per riferirsi a persone per nulla simpatiche.

Nella vita del credente non c’è stagione più decisiva. Nel processo della vita cristiana si pone come la primavera nel ritmo delle stagioni.

Ci sono delle operazioni che si impongono a primavera che se vengono tralasciate pregiudicano tutto.

Il cristiano è l’uomo che aspira alla vita. Ma come natura esige che per una giusta fioritura e abbondante fruttificazione ci sia diligente potatura, così per il cristiano che nella Pasqua di morte e risurrezione esperimenta e vive la pienezza della vita c’è il tempo della potatura spirituale.

È questa un’operazione che investe non solo i singoli, o qualche gruppo, ma tutta la comunità cristiana.
Ecco allora la Quaresima che è concepita come la stagione che richiama all’impegno collettivo tutto il popolo di Dio nel rinnovamento della vita.

L’obiettivo è prezioso e concreto: raggiungere Cristo nel suo mistero di morte e di risurrezione mediante un’inversione di cammino di vita che si chiama conversione.

Ci è chiesto di impegnarci concretamente giorno per giorno poiché "questo è il tempo favorevole, sono questi i giorni della salvezza".

Riceve una particolare sottolineatura la dimensione sociale di questo tempo.

Lo ricorda il Concilio Vaticano II nella prima costituzione: "La penitenza della Quaresima non deve essere soltanto interna e
individuale, ma anche esterna e sociale".

Esperienze per tutti.

Nel calendario liturgico parrocchiale vengono riprese varie iniziative già presentate nel precedente numero dell’Angelo. Sono offerte per vivere fruttuosamente la quaresima. Sono previste celebrazioni per singole
categorie e liturgie per tutta la comunità.

Noi cristiani crediamo nella vita perché la nostra fede è Cristo risorto.

Sentiamo però come la vita è minacciata dal decadimento dei valori morali: minacciata dalla grave crisi in cui si dibatte la famiglia, minacciata dalle violenze consumate in misura sempre più massiccia contro le persone.

La quaresima ci è offerta come tempo salutare per uscire dal clima di morte nel quale ci sentiamo sommersi.

Come al Signore erano giunti i lamenti del suo popolo che viveva la schiavitù d’Egitto e aveva suscitato l’uomo - Mosè - che avrebbe liberato gli Ebrei attraverso la peregrinazioni nel deserto durante quarant’anni, così Dio stesso "ricco di misericordia" che conosce la nostra sofferenza, vuole usarci misericordia e ci parla e ci guida attraverso l’esodo dei quaranta giorni della quaresima perché liberati dalla schiavitù del nostro peccato personale e sociale possiamo sperimentare la vita nuova che ci offre per mezzo del suo Figlio risorto, nostro fratello.

Don Luigi

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Calendario liturgico
dal 4 marzo al l’1 aprile


Marzo

ORARIO SANTE MESSE

In Basilica: Prefestiva : ore 18.30
Festive : ore 7.30 - 9.30 - 11.00 - 18.30
: ore 15.00 Celebrazione Liturgica
Feriali : ore 7.00 - 9.00 - 18.30
S. Rocco: Festiva : ore 9.00
S. Anna - Breda Libera: Festiva : ore 10.00
Feriale : giovedì ore 18.30
Cappella Casa Albergo: Feriale e prefestiva: ore 16.30

4 Domenica I di Quaresima

Dal Vangelo - "...Gesù, pieno di Spirito santo si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto, dove per quaranta giorni fu tentato dal diavolo". (Lc. 4,1-2)

Sante messe con orario festivo
ore 15.00 Celebrazione liturgica
ore 15.30 Nel salone dell’Oratorio maschile incontro per i genitori dei fanciulli di 4a e 5a elementare.
ore 16.00 Nel salone dell’Oratorio femminile incontro con i genitori, padrini e madrine dei bambini che saranno battezzati nel mese di marzo.

7 mercoledì Sante messe con orario feriale
ore 20.30 In Basilica: La comunità cristiana, convocata dalla Parola.

9 venerdì Sante messe con orario feriale
ore 15.00 Via Crucis in Basilica

10 sabato Sante messe con orario feriale
ore 15.30 Sante confessioni per i ragazzi/e delle medie.


11 Domenica II di Quaresima

Dal Vangelo - "In quel tempo, Gesù, prese con sè Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante (e si trasfigurò)". (Lc. 9, 28-29).

Sante messe con orario festivo
ore 11.50 Celebrazione comunitaria dei battesimi
ore 15.00 Celebrazione liturgica
ore 16.00 Nel salone dell’Oratorio femminile incontro con i genitori dei ragazzi della 1a media.

14 mercoledì Sante messe con orario feriale
ore 20.30 In Basilica: la Comunità cristiana celebra l’Eucaristia e fa memoria del Signore morto e risorto.

16 venerdì Sante messe con orario feriale
ore 15.00 In Basilica: Via Crucis

17 sabato Sante messe con orario feriale
ore 15.30 Sante confessioni


18 Domenica III di Quaresima

Dal Vangelo - "Gesù disse questa parabola: - Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: - Taglialo. - Quegli rispose: - Padrone, lascialo ancora quest’anno e poi... se non porterà frutto lo taglierai". (Lc. 13, 6-8)

Sante messe con orario festivo

ore 15.00 Celebrazione liturgica
ore 16.00 Celebrazione comunitaria dei battesimi
ore 16.00 Nel salone dell’Oratorio maschile incontro con i genitori dei ragazzi/e della 2a media
ore 16.00 Nel salone dell’Oratorio femminile, incontro con l’Azione Cattolica Adulti.

19 lunedì S. Giuseppe sposo della B. V. Maria. Solennità.
Sante messe con orario feriale

21 mercoledì Sante messe con orario feriale
ore 20.30 In Basilica: la Comunità cristiana è famiglia che divide il pane con i fratelli.

23 venerdì Sante messe con orario feriale
ore 15.00 In Basilica: Via Crucis

24 sabato Sante messe con orario feriale
ore 15.00 Sante confessioni


25 Domenica IV di Quaresima

Dal Vangelo - "Gesù disse questa parabola: - Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: "Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta; (avute le sostanze) il figlio partì per un paese lontano e là sperperò tutto vivendo da dissoluto..." (Lc. 15, 11-13)

Sante messe con orario festivo

ore 9.00 Ritiro spirituale di Quaresima guidato da Mons. Francesco
Beschi che detterà la meditazione e celebrerà la S. Messa.
ore 15.00 La comunità parrocchiale si porta in visita al cimitero e prega per i cari defunti. S. Messa e benedizione alle tombe.

26 lunedì Annunciazione del Signore. Solennità.
Sante messe con orario feriale celebrate con liturgia solenne

28 mercoledì Sante messe con orario feriale
ore 20.30 In Basilica: la Comunità cristiana segue e annuncia Cristo.

29 giovedì Sante messe con orario feriale
ore 20.30 Via Crucis nella Diaconia S. Cuore (Quartiere Rinascita)

30 venerdì Sante messe con orario feriale
ore 15.00 In Basilica: Via Crucis
ore 20.30 Via Crucis nella Diaconia S. Antonio (Quartiere Cappuccini)

31 sabato Sante messe con orario feriale
ore 15.00 Sante confessioni


APRILE

1 Domenica V di Quaresima

ORARIO SANTE MESSE

In Basilica: Prefestiva : ore 18.30
Festive : ore 7.30 - 9.30 - 11.00 - 18.30
: ore 15.00 Celebrazione Liturgica
Feriali : ore 7.00 - 9.00 - 18.30
S. Rocco: Festiva : ore 9.00
S. Anna - Breda Libera: Festiva : ore 10.00
Feriale : giovedì ore 20.00
Cappella Casa Albergo: Feriale e prefestiva: ore 16.30

Dal Vangelo - "...Alzatosi allora, Gesù disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?" Ed essa rispose: "Nessuno Signore". E Gesù le disse: "Neanch’io ti condanno, va e d’ora in poi non peccare più". (Gv. 8, 10-11)

Sante messe con orario festivo
ore 11.00 Solenne "Traditio symboli". (Consegna del "Credo" ai ragazzi della 2a media)
ore 15.00 Celebrazione liturgica
ore 16.00 Salone Oratorio maschile: incontro per i genitori dei ragazzi/e della 3a media
ore 16.00 Salone Oratorio femminile (Rev.de Suore): incontro con i genitori, padrini e madrine dei bambini che saranno battezzati nel mese di aprile.

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Eredità del Giubileo

Rimetti a noi i nostri debiti (2)
a cura di don Giovanni

Una realtà tragica, su cui il Santo Padre ci ha invitato a porre l’attenzione e che ci interpella, è la questione del debito estero.
Stiamo cercando di mediare, sintetizzandoli attraverso un’opera di selezione, i concetti e le informazioni, gli stimoli e gli appelli alla nostra coscienza contenuti nel libro: Un debito senza fine, curato in occasione del giubileo dalla Commissione Diocesana per la riduzione del debito estero.

Raccogliendo lo stile di questo testo, parliamo anche con il linguaggio amaramente eloquente di alcune vignette.
Leggi la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro (Lc. 16, 19-31)

Epulone: un miliardo e duecento milioni di esseri umani, poco più del 20% della popolazione mondiale, si appropria di oltre l’80% delle risorse della terra. Agli altri esseri umani (Lazzaro) restano solo i cani, per leccare le ferite. O forse nemmeno quelli, sono viziati anch’essi: nel mondo di epulone si spendono 17 miliardi di dollari all’anno per fornire succulente scatolette a cani e gatti.
Segni dei tempi: i cucciolotti, oggi, valgono di più di Lazzaro.

I multimiliardari (di dollari) negli ultimi dieci anni sono triplicati, passando da 157 a 447. Costoro possiedono ricchezze pari a quelle di altri due miliardi e cinquecento milioni di persone. Un solo uomo, Bill Gates, possiede un reddito pari a quello di 16 intere nazioni abitate da centinaia di milioni di esseri umani. La dichiarazione dei diritti dell’uomo afferma che tutti gli esseri umani sono uguali; alcuni, pare siano più uguali degli altri. Così anche le aziende "multinazionali": con 73 milioni di
dipendenti (poco più dell’1% della popolazione mondiale) il loro volume di affari corrisponde a circa la metà di quello mondiale. Qualche esempio: la Philip Morris, 173.000 dipendenti, ha un fatturato superiore a quello di Pakistan e Filippine messi insieme (200 milioni di persone).

Cinque società al mondo controllano oggi l’80% degli scambi di cereali mondiali, tre controllano l’85% del mercato del tè, così come sono solo tre quelle che controllano l’85% del mercato del cacao. Ne consegue che il prezzo di vendita e quello di acquisto sono entrambi stabiliti dalle multinazionali. Così, per esempio, se nel 1980 per comprare una locomotiva, Lazzaro doveva produrre circa 13.000 sacchi di caffè, dieci anni dopo per la stessa locomotiva ci vogliono 46.000 sacchi di caffè.
Lazzaro infatti non decide né il prezzo del caffè che produce né il prezzo della locomotiva che acquista. Dunque il prezzo delle merci, nell’epoca della globalizzazione, non dipende dal libero mercato ma dalle scelte dei consigli di amministrazione di poche società.
La Banca Mondiale peraltro, nel suo Rapporto Finale del 1997, affermava (nero su bianco!) che al mondo ci sono un miliardo e duecento milioni di esuberi (= esseri umani). Inutili. Segni dei tempi: c’è forse in atto un controllo demografico
scientificamente attuato, fatto di aborti, contraccezione, campi profughi, guerre, fame e genocidi?

Nel frattempo epulone consumando si diverte: per risanare totalmente i venti paesi più poveri basterebbero 5 miliardi e mezzo di dollari, quanto è costata la costruzione di Eurodisney a Parigi.

E veniamo al debito estero di Lazzaro, che oggi si attesta sui 2.400 miliardi di dollari, quattro milioni di miliardi di lire.
Ognuno dei figli di Lazzaro che nasce oggi, ha un debito di 360 dollari.
Non ha ancora nemmeno respirato e già deve ad epulone quanto suo padre guadagna in un anno! A causa di questo debito, che pesa come un macigno sul presente e sul futuro di Lazzaro, circa venti milioni di suoi figli morranno quest’anno, così come altrettanti ne sono morti anche durante l’anno giubilare. Questo perché i governi dei paesi poveri, oberati dai debiti, non possono investire in salute, educazione, alimentazione.
Qualche esempio: lo Zambia in tre anni ha speso 37 milioni di dollari per ridurre l’analfabetismo, cifra ridicola se paragonata ai 1.200 milioni di dollari spesi per restituire gli interessi sul debito, somma identica al guadagno mensile della multinazionale Microsoft; il Gabon in vent’anni ha praticamente raso al suolo tutta la sua ricchissima foresta per pagare gli interessi, il Brasile ogni anno taglia una parte di Amazzonia per una estensione pari alla superficie dell’Austria.

Non basta: dal 1982 al 1990 i paesi poveri hanno versato, per soli interessi, 418 miliardi di dollari in più di quanto ricevuto. Ciò significa che il sangue di Lazzaro finanzia il nostro sviluppo, sempre più sangue suo e sempre più sviluppo nostro.

Il sottosviluppo sviluppa lo sviluppo. Sempre più mors tua, vita mea.

Nel mondo attuale, due terzi delle ricchezze non si trovano più nelle mani dei paesi o dei popoli, ma di società economiche transnazionali che decidono il destino del mondo, libere da qualunque controllo. Quei pochi  epuloni formano la nuova cultura, per cui un bambino di due anni prova già piacere nel comprare ed è già oggetto di una propaganda che comincia
a formarlo al modo di pensare e di vivere determinato dal Pensiero Unico: il dio Profitto. Il primo comandamento è il consumo, la meta del suo "catechismo" è creare desideri: se non si desidera, non si consuma.
Idolatria del mercato, come dice papa Giovanni Paolo II nella Centesimus Annus, idolatria che sostiene le strutture di peccato, come le definisce lo stesso papa nella Sollicitudo Rei Socialis, strutture profondamente ingiuste che escludono troppi esseri umani dal banchetto della vita.
È questo modello di sviluppo ingiusto che genera le guerre oggi. Perché le Scritture ci insegnano che la pace e la giustizia sono inseparabilmente legate. Non può esistere pace senza giustizia. scriveva Paolo VI: "lo sviluppo è il nuovo nome della pace".
I beni oggi prodotti sono largamente sufficienti perché più nessuno debba morire nella miseria. Ma la nuova "religione" ha optato per uno stile di vita basato sul consumo, lo spreco e il lusso di un numero relativo di persone che costruiscono isole da sogno di massimo conforto in mezzo ad un oceano di miseria e fame, tenendo la maggior parte dell’umanità in
condizioni insopportabili per la sopravvivenza. "Giova riconoscerlo: è il principio fondamentale del liberismo come regola
degli scambi commerciali che viene qui messo in causa" (Paolo VI).

La forza - lavoro viene venduta come merce senz’anima, "liberamente" offerta al miglior acquirente; ma il prezzo di vendita di tale forza nella società globalizzata è in realtà sempre più basso. Di fronte alla mancanza di lavoro, l’ultima libertà rimasta al lavoratore è, in realtà, un obbligo: svendere la sua forza e accettare le condizioni disumanizzanti di tanti ambienti di lavoro.
Per lavorare, le persone perdono il rapporto con le loro famiglie. Il sistema non solo privatizza i servizi e gli Stati, ma privatizza anche i cervelli. Le persone non appartengono più ad una determinata famiglia, ma al mercato in cui vivono. Anzi, la lotta contro la famiglia come istituzione, così come quella contro la Chiesa, ultimo baluardo in difesa della famiglia, è ormai scientifica: da Beautiful in poi è un susseguirsi di telenovelas infarcite di separazioni, divorzi, tradimenti, incesti. Le
riviste patinate per adolescenti, spiegano in dettaglio come godere liberamente senza troppe responsabilità; addirittura nei cartoni animati, l’egoismo e l’individualismo stanno spopolando, dai Simpson a South Park.
La produzione cinematografica statunitense (l’unica praticamente) non presenta mai tra i protagonisti principali una coppia che stia insieme dall’inizio alla fine del film. E la gente? Non capisce, ma si adegua.

Quali le cause di un tale disordine morale, di una tale sperequazione nell’uso dei beni? La questione riguarda direttamente il significato della parola globalizzazione, risultato di una lunga storia. Scoprirla esige uno sforzo di memoria. La memoria storica ci consente di giudicare l’eticità del presente sulla scorta degli errori del passato e, volendo, di cambiare, fin da subito. La parabola evangelica del ricco epulone e del povero Lazzaro presenta il cambiamento tardivo di epulone, tanto tardivo da non essere accolto: d’altronde lui e i suoi fratelli avevano già avuto la Legge ed i Profeti e non li avevano voluti ascoltare, perciò nemmeno una resurrezione li avrebbe rinsaviti. Il Salvatore, infatti, per qualcuno non è mai risorto.

Segni dei tempi: il cammello continua a stupire per la sua agilità con l’ago (cfr. Mc. 10, 25).

Cosa possiamo fare?
Possiamo anticipare una delle conclusioni cui si giungerà nel testo: la salvezza passa attraverso la condivisione con Lazzaro e non attraverso la conversione di epulone, che forse non ci sarà mai. Anche gli sfruttatori li avremo sempre con noi. Perciò la salvezza, per chi lo vorrà, saràpossibile solo correndo incontro ed abbracciando i crocefissi della
storia, qui e adesso, condividendo i nostri beni e la loro vita, liberandoli dal macigno che li opprime.
Cominciamo da una vita un po’ più austera (la quaresima rappresenta un’ottima occasione), che eviti gli sprechi e realizzi un consumo più attento: per esempio attraverso la valorizzazione delle occasioni che abbiamo per favorire il commercio equo e solidale. Per ragioni di spazio, non possiamo al momento dire di più.

(continua)

Approfondimenti su:
www.citinv.it/iniziative/info/equo/comequo.htm
http://ines.gn.apc.org/ctm/punti.html

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Eredità del Giubileo (2)

La purificazione della memoria
a cura di don Giovanni

Il 12 marzo 2000, prima domenica di Quaresima, il Santo Padre ha celebrato l’Eucaristia nel corso della quale ha domandato perdono al Signore per i peccati passati e presenti dei figli della Chiesa.
La celebrazione della giornata del perdono fu voluta espressamente dal Santo Padre quale segno forte dell’Anno Giubilare che è, per sua natura, momento di conversione.
"Come Successore di Pietro, chiedo che in questo anno di misericordia la Chiesa, forte della santità che riceve dal suo Signore, si inginocchi dinanzi a Dio ed implori il perdono per i peccati passati e presenti dei suoi figli. Tutti hanno peccato e nessuno può dirsi giusto dinanzi a Dio (cf. 1 Re 8, 46)... I cristiani sono invitati a farsi carico, davanti a Dio e agli uomini offesi dai loro comportamenti, delle mancanze da loro commesse. Lo facciano senza nulla chiedere in cambio, forti solo dell’"amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori" (Rm 5, 5) (Incarnationis Mysterium, 11; cf. Tertio Millennio Adveniente, 33).
"La Chiesa non può varcare la soglia del nuovo millennio senza spingere i suoi figli a purificarsi, nel pentimento, da errori, infedeltà, incoerenze e ritardi" (TMA 33).
Giovanni Paolo II ha confessato i peccati commessi dai cristiani nel corso dei secoli fino a oggi, nella coscienza che la Chiesa è un soggetto unico nella storia.
Si tratta di una preghiera che, ricordando i peccati commessi, ha reso reale la domanda del perdono e ha aperto la strada ad un impegno preso, oltre che davanti a Dio, anche davanti agli uomini: ha aperto un cammino di conversione, di mutamento rispetto al passato. Per questo motivo ci pare opportuno ripresentare integralmente il testo di quella invocazione suggestiva, forte e "compromettente", all’inizio di questa prima quaresima del nuovo millennio: essa ci può essere d’aiuto per una riflessione penitenziale personale, nella quale possiamo far nostri gli stimoli alla revisione dei nostri atteggiamenti, pratici
e mentali. Può essere inoltre impiegata come liturgia penitenziale, comunitaria o personale.
La lunghezza del testo non deve scoraggiare: può essere utilizzato a più riprese, anziché tutto in una volta; non ci pareva giusto mutilare la riflessione profonda contenuta in questa serie di invocazioni e inviti alla riflessione, la cui preziosa eredità sarebbe stato errore disperdere.

Questa celebrazione tiene conto di ammissioni di colpa già fatte sia da Paolo VI sia, a più riprese, da Giovanni Paolo II nel suo pontificato.
Va detto con forza: la confessione dei peccati che il Papa ha fatto si è rivolta a Dio, che solo può rimettere i peccati, ma è stata fatta davanti agli uomini, ai quali non si possono nascondere le responsabilità dei cristiani.
Il testo di questa confessione non esprime giudizio su coloro che ci hanno preceduto: il giudizio spetta solo a Dio e sarà manifestato nell’ultimo giorno. I cristiani di oggi non pensano di essere "migliori dei loro padri" (cf. l Re 19, 4).

La confessione avviene nella solidarietà dei peccatori: i battezzati di oggi, infatti, si sentono legati ai battezzati di ieri. Non si giudicano i cristiani del passato, né si escludono circostanze attenuanti, ma ci si rammarica e si confessa il male perpetrato,
facendoci carico delle mancanze commesse da chi ci ha preceduti, facendoci attenti a non ripeterle in futuro, con la grazia dello Spirito.
La confessione dei peccati storici dei cristiani non intende perciò operare solo una purificazione della memoria: vuole essere anche un’occasione perché cambi la mentalità, la prospettiva di certi atteggiamenti ecclesiali, e perché emerga un insegnamento per il futuro, nella consapevolezza che i peccati del passato permangono come tentazione nell’oggi.

Completiamo queste annotazioni, in buona parte estratte dal sito internet della Santa Sede, con alcuni stralci dell’omelia del Papa in quella memorabile giornata.
"Perdoniamo e chiediamo perdono! .... "per quel legame che, nel Corpo mistico, ci unisce gli uni agli altri, tutti noi, pur non avendone responsabilità personale e senza sostituirci al giudizio di Dio che solo conosce i cuori, portiamo il peso degli errori e delle colpe di chi ci ha preceduto (Incarnationis mysterium, 11)". Riconoscere le deviazioni del passato serve a risvegliare le nostre coscienze di fronte ai compromessi del presente, aprendo a ciascuno la strada della conversione.
Perdoniamo e chiediamo perdono! Mentre lodiamo Dio che, nel suo amore misericordioso, ha suscitato nella Chiesa una messe meravigliosa di santità, di ardore missionario, di totale dedizione a Cristo ed al prossimo, non possiamo non riconoscere le infedeltà al Vangelo in cui sono incorsi certi nostri fratelli, specialmente durante il secondo millennio. Chiediamo perdono per le divisioni che sono intervenute tra i  cristiani, per l’uso della violenza che alcuni di essi hanno fatto nel servizio alla verità, e per gli atteggiamenti di diffidenza e di ostilità assunti talora nei confronti dei seguaci di altre religioni.
Confessiamo, a maggior ragione, le nostre responsabilità di cristiani per i mali di oggi. Dinanzi all’ateismo, all’indifferenza religiosa, al secolarismo, al relativismo etico, alle violazioni del diritto alla vita, al disinteresse verso la povertà di molti Paesi, non possiamo non chiederci quali sono le nostre responsabilità.
Per la parte che ciascuno di noi, con i suoi comportamenti, ha avuto in questi mali, contribuendo a deturpare il volto della Chiesa, chiediamo umilmente perdono.
In pari tempo, mentre confessiamo le nostre colpe, perdoniamo le colpe commesse dagli altri nei nostri confronti. Nel corso della storia innumerevoli volte i cristiani hanno subito angherie, prepotenze, persecuzioni a motivo della loro fede. Come perdonarono le vittime di tali soprusi, così perdoniamo anche noi".

Per il testo della preghiera di perdono, vedi il fascicolo allegato a questo numero dell’Angelo.

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ogni mese... una preghiera

In riferimento all’articolo precedente, riportiamo il denso mandato finale della Celebrazione del 12 marzo 2000, affidata dal Papa a tutta la Chiesa.
Costituisce per tutti noi, singolarmente presi e in quanto comunità, un ottimo programma di vita.
Rimandiamo inoltre al fascicolo allegato a questo numero de "L’Angelo" per il testo completo di quella celebrazione.

Il Santo Padre

Fratelli e sorelle,
questa liturgia che ha celebrato la misericordia del Signore
e ha voluto purificare la memoria
del cammino dei cristiani nei secoli
susciti in tutta la Chiesa e in ciascuno di noi
un impegno di fedeltà al messaggio perenne del Vangelo:
mai più contraddizioni alla carità nel servizio della verità,
mai più gesti contro la comunione della Chiesa,
mai più offese verso qualsiasi popolo,
mai più ricorsi alla logica della violenza,
mai più discriminazioni, esclusioni, oppressioni,
disprezzo dei poveri e degli ultimi.
E il Signore con la sua grazia
porti a compimento il nostro proposito
e ci conduca tutti insieme alla vita eterna.

Amen

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Quaresima 2001

Riviviamo lo spirito della Missione

Sull’onda dell’entusiasmo e delle emozioni vissute nella "Missione Parrocchiale", la "commissione liturgia" ha riproposto di sostituire le Stazioni Quaresimali (che da circa vent’anni erano state introdotte nell’esperienza della Quaresima e che denunciavano qualche stanchezza), con alcune celebrazioni da vivere sullo schema della proposta della Missione.
Vorranno rifarsi alla Parola e ai segni che abbiano la capacità di coinvolgere i fedeli nelle proposte che verranno offerte.
A tutti coloro che vorranno ascoltare la voce del Signore, la Chiesa, nella luce della "Notte Santa della Pasqua", promette che essi saranno colmati dalla grazia di Dio riservata ai suoi figli. Uno dei momenti forti della celebrazione consisterà nell’esprimere il frutto delle nostre penitenze con offerte che saranno inviate ai fratelli che soffrono e muoiono per
la fame. 

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A tutti gli anziani e pensionati di Verolanuova

(i vostri sacerdoti)

Carissimi, è un invito personale che i sacerdoti, come ogni anno, anche a nome del Consiglio Pastorale Parrocchiale, vi indirizzano in occasione della Quaresima.
Sempre vi ricordiamo, ma in particolar modo in questo tempo di preparazione alla S. Pasqua.
Sappiamo che molti di voi continuano a lavorare; così ci sono presenti, ogni giorno, nelle preghiere, coloro che a causa della malattia sono costretti a rimanere a casa.
Vorremmo ricordare a voi tutti, cari fratelli, che il lavoro e la sofferenza vissuti in unione a Gesù lavoratore e sofferente, diventano una preghiera che contribuisce a farci più buoni e a rendere più abitabile questa terra.
Ci rivolgiamo a tutti i pensionati che hanno la possibilità e il desiderio di vivere la S. Quaresima e li invitiamo a partecipare alla S. Messa delle ore 9.00 che ogni giorno, in Basilica, verrà celebrata specialmente per loro.
Coloro che sono impossibilitati ad uscire di casa potranno unirsi a chi prega in Basilica per mezzo della Radio che trasmette ogni giorno alle ore 9.00 la S. Messa sulla lunghezza d’onda 91.2 Mhz.
A tutti auguriamo una Santa Quaresima perché il Signore, in questo tempo di conversione, vi guidi nel cammino indispensabile per un personale e comunitario incontro con Gesù Risorto nella S. Pasqua.

Vi salutiamo cordialmente e vi auguriamo ogni bene nel Signore.

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"Via Crucis" nei quartieri

Alle proposte offerte ogni anno per vivere la quaresima si aggiunge per la decima volta l’iniziativa della "Via Crucis" che si svolgerà nell’ultima settimana di quaresima nei diversi quartieri della parrocchia.
La proposta della "Via Crucis", per le strade, non è una novità per la nostra comunità.
L’iniziativa ha però il pregio di offrire l’opportunità a coloro che risiedono nei vari quartieri di sentirsi coinvolti in una confessione pubblica di fede in Cristo morto e risorto che rivive il mistero della sua Pasqua nei battezzati chiamati a morire al peccato per risorgere a nuova vita.
È quindi un pio esercizio del tempo quaresimale con il quale il Signore vuol raggiungere un po’ tutti, anche i distratti, gli indifferenti e i renitenti.
Per tutti insomma risuona il richiamo di Gesù. "Il tempo della salvezza è venuto: il regno di Dio è vicino, cambiate
vita e credete al Vangelo" (Mc 1,15).
La Via Crucis si svolgerà alle ore 20.30 secondo il calendario che trovate pubblicato nel calendario liturgico a pag. 7.

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Domenica 4 marzo, ore 17.00:
don Franco Corbelli
entrerà in Pontevico come Parroco Abate.


Un (quasi) ritorno
di Rino Bonera

"Non intendo... far violenza alla tua sensibilità che so cordialmente reattiva ad ogni gesto celebrativo che può riguardarti".

"Concedimi di far ricorso ad un termine che ci è familiare per una comune passione sportiva: il calcio.
Dirò allora che sei stato un magnifico "battitore libero". ...

"Risali la valle, però, non più come prima. Porti con te, insieme alla dignità del prete e al notevole bagaglio di esperienze, l’onere del parroco". ...

"...ti auguro di essere un fedele servitore di Cristo e della Chiesa, con la generosità condita da uno stile tutto tuo che ha contraddistinto il ministero vissuto a Verola". ...

Così, tra l’altro, don Luigi ("Angelo di Verola" - giugno 1987 - pagg. 22-24) a don Franco Corbelli, da Verolanuova nominato parroco ad Angolo Terme.

***

"Sono stato con voi per dieci anni. Un decennio che riassumo come "Un bel capitolo" di vita, firmato e timbrato Verola".
"Ora ritorno in Valle, portando con me il gusto della Bassa, dove mi sono sentito a casa mia, mai in trasferta. Risalendo, porto in me questotimbro verolese che non voglio e non posso cancellare perchè me lo sento come un marchio penetrato in profondità". ...
"Tutti avete lasciato una firma nel mio cuore e nella mia coscienza, occupando un posto. Adesso, stringendovi un poco, lasciate che entrino anche i cristiani di Angolo Terme; ...".

Così don Franco ("Angelo di Verola" - giugno 1987 - pagg. 25-26) ai Verolesi che lasciava per il rientro alla sua Valle.

***
"Rimando a pagina due (dell’"Angelo di Verola" - settembre 1987) chi mi legge: prima colonna, rettangolo "Redattori". Fu decapitazione e conseguente cambio a sorpresa. Un nome resisteva dal settembre 1977 ... anche don Franco se n’è andato. La sua testa è caduta; è rotolata in quel d’Angolo Terme dove una "testa" mancava. Là è risorta".

"Quanto i polmoni dell’ultimo ex-nostro siano stati inquinati dall’aria della Bassa verolese lascio dire a lui. Il profumo dei suoi boschi glieli purificherà? Delle immagini di questa pianura (pur essa, alla fin fine, un non muto fondo valle) quanto rimarrà nei suoi occhi dopo il ritorno ai monti di casa? ..."

"Ogni valle, anche quella di casa, talvolta si fa stretta.. Allora: quando tutto tace e mute si fanno pure le domestiche pareti, perchè (magari) ad occhi chiusi non andare... non tornare... non rituffarsi... nel vissuto di questa Bassa dove il cielo non ha confini e (dove)... se guardi in alto, ancor prima d’uccelli ed aeroplani, incontri e t’aspetta un "Angelo"?..

Così chi stende queste note, a don Franco ("Angelo di Verola" - settembre 1987 - pagg. 31-32"), dal 4 luglio parroco ad Angolo e già redattore dell’Angelo di Verola fino al precedente giugno.

***

Al titolo ("Quel rettangolino", là dove figurano i nomi dei redattori) del mio articolo appena citato avevo premesso un: "In attesa di ritorni".
Sono passati poco meno di quattordici anni e il "magnifico battitore libero" è (quasi) tornato.
Qui arrivato quale "don" nel ‘77, dieci anni dopo partito "parroco" ed ora il ritorno da "Abate" nella Bassa. Non a Verola ma ad un tiro di schioppo da un certo "Angelo" che nel corso di tutti questi anni ha visto sempre intatto quel "timbro verolese" mai cancellato perchè davvero custodito nel cuore dell’interessato come "marchio penetrato in profondità".

Davvero ha buoni occhi l’"Angelo" che, ancora, ha visto lo stesso cuore farsi più largo. Dopo avere accolto, infatti, con le firme dei Verolesi, quelle degli Angolesi, c’era ancora, in quel cuore ed in quella coscienza, spazio a disposizione per ricevere tante nuove firme: quelle dei Pontevichesi. Per ora. Perchè a coscienze e cuori generosi si osa, e si usa, sempre, alla distanza, chiedere di più.

Immobile appare l’Angelo; "eppur si muove" (rubo al Galilei che a terrestre cosa, però, si riferiva) e vedi che ti fa: ti riprende quella testa, là prima fatta rotolare e te la riporta qui, a due passi dalla precedente casa;
muta pare la sua tromba ma don Franco sa che la musica ne esce senza stecche e di certo ascolterà gli echi in quella, ormai, sua zona della Bassa che più Bassa non si può.
Felice ritorno, dunque; ne sia lieta la comunità che accoglie il nuovo Abate.

Anche Verola, discreta, in disparte, saluta il (quasi) ritorno. Sa che la tribuna spetta ai padroni di casa, ai Verolesi la curva (rimango nel gergo dell’area calcistica cara ai don che conosciamo: ora Monsignore il nostro, Abate il fu nostro. La posizione geografica dei due centri ben si presta all’immagine evocata). Davanti a tutti il campo: verde ampio spazioso
che diventa altare: Speranza dopo il Sacrificio e la Risurrezione.
Dalla tribuna: ai cristiani di Pontevico lascio parole e concretezze. Dalla curva: un silenzioso agitar di braccia ondeggianti rivolte al cielo e mani che, nell’aria, scrivono liete: "Bentornato nella Bassa".
Sono preghiere: salgono per propiziargli grazie forza coraggio e volontà. Senta, l’ex nostro, che tutto gli esce anche dal suo stesso cuore dov’egli, un giorno, i Verolesi collocò in adeguato posto.

E qui mi fermo perché... ricordo che l’allora "don Franco" aveva opposto un netto rifiuto al proposito di rendere note testimonianze e saluti di riconoscenza, anche autorevoli, a lui che se ne stava andando. Volontà rispettata. Fino al settembre successivo: allora trasgredii il un suo tassativo "ordine": quello di non pubblicare scritti che riguardavano lui partente.

Così, ancora quattordici anni dopo, ripeto qui che ad un ex "compagno di cordata per dieci anni" nella redazione de "L’Angelo" "non si può tappare la bocca".

"L’Angelo" mi sussurra un delizioso: "Concordo". Gioisco e tanto mi basta.

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vita parrocchiale  

Centro di Ascolto
vissuto il 12 febbraio 2001
 

“Erano assidui nell’ascoltare
l’insegnamento degli Apostoli” (Atti 2. 42)
 

Dal Centro di Ascolto della Diaconia S. Anna arriva questa sintesi dell’incontro. “Questa è una serata come tante, “ma un po’ speciale”. Siamo un gruppo di amici riuniti per leggere la Parola di Dio, e cercare di metterla in pratica. Il nostro desiderio sarebbe di poter aggiungere al nostro gruppo qualche amico in più, loro purtroppo sono un po’ sordi, ma noi non ci scoraggiamo e li aspettiamo.
Sarebbe bello che ci fossero anche i nostri figli, noi cerchiamo ogni giorno di comunicare loro il nostro essere cristiani amandoci e rispettandoci.
Quanto stiamo vivendo è una esperienza importante, perchè ci fa capire quanto sia “essenziale” vivere il Vangelo, lasciarci guidare nella vita dal Signore.
Ora sono le 21.30, l’incontro sta per finire. Abbiamo ascoltato la Parola di Dio, abbiamo cercato di capirla, di interpretarla: ognuno con le proprie parole e con il desiderio di impegnarci a mettere in pratica i doni ricevuti dal Signore.
“Grazie Signore per il Tuo amore che anche in questi incontri ci dimostri”. Ci congediamo affidandoci con la preghiera al nostro Dio e alla Madonna, perchè ci guidino in questo cammino”.

Rispondiamoci con il Catechismo  

Dobbiamo prendere seriamente la parola di Dio anche quando ci sembra “impossibile” da vivere; Di fronte alla scelta della prima Comunità Cristiana di condividere i beni, in un Centro di Ascolto ci si è posti questa domanda: “È possibile, oggi, vendere tutto e mettere in comune quanto viene realizzato, secondo la necessità degli altri?”.
La risposta non è facile e più che data a parole dovremmo guardarci intorno e accorgerci che alcune persone che prendono seriamente il Vangelo, e che noi spesso cataloghiamo come pazze, riescono a portare avanti scelte radicali. Da soli, con le proprie forze, non è facile, ma con l’aiuto del Signore e dei fratelli tutto è possibile: nel nome dell’Amore dobbiamo “solo” rischiare. Dobbiamo credere veramente che il Vangelo può diventare la nostra vita. Significativo a questo proposito è il paragrafo n° 1889 del Catechismo della Chiesa Cattolica che recita:
Senza l’aiuto della grazia, gli uomini non saprebbero “scorgere il sentiero spesso angusto tra la viltà che cede al male e la violenza che, illudendosi di combatterlo, lo aggrava’. È il cammino della carità, cioè dell’amore di Dio e del prossimo. La carità rappresenta il più grande comandamento sociale. Essa rispetta gli altri e i loro diritti. Esige la pratica della giustizia e sola ce ne rende capaci. Essa ispira una vita che si fa dono di sè: “Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà”. (Lc. 17, 33).
Anche le scelte più radicali con la Grazia del Signore possiamo concretizzarle, insieme. È chiaro che queste scelte non si improvvisano, ma si costruiscono giorno per giorno, allenandoci a mettere al primo posto il Signore nella nostra vita. E forse... allora... senza accorgercene, scelte che ora riteniamo impossibili, nel tempo, potrebbero diventare spontanee... una nostra esigenza staccarci dalle ricchezze per guadagnare il bene più prezioso: l’armonia con Dio e i fratelli.

Fatti di Vangelo

Qualcuno deve pur iniziare  

Convertirci, comunque, non è facile: alcuni si convertono all’improvviso cadendo da cavallo, altri momento per momento, provando e riprovando affidandosi alla Grazia del Signore, ma pure sperimentando l’aiuto reciproco che ci si può comunicare camminando insieme. Ci uniscono tanti interessi leggeri: leghiamoci pure con interessi importanti. Lasciamoci prendere da Dio e assisteremo a miracoli!
Ne è la prova l’esperienza di due coniugi, Noel e Corinne.  

Padri e madri, non leoni!

Sono caporeparto in una fabbrica e dirigo il lavoro di 70 operai. Ho sempre pensato che fosse impossibile andare d’accordo con i miei sottoposti e per questo ero inflessibile.
Se qualche operaio agiva irregolarmente, non esitavo ad infliggere la sanzione e non accettavo giustificazioni. Se poi ricadeva nell’errore lo sospendevo dal lavoro e lo minacciavo di licenziamento. I miei operai mi temevano.
Poi un giorno con mia moglie Corinne ho conosciuto delle persone che cercavano di vivere il Vangelo: grosse perplessità. Per un verso ero attratto dalla proposta di mettere da parte le mie idee e di iniziare a vivere concretamente le Parole del Vangelo. Per l’altro mi dicevo che se avessi iniziato ad amare il prossimo, non avrei più potuto agire in fabbrica nella maniera abituale, e la mia autorità sarebbe stata in pericolo. Mia moglie si sbilanciò per il Vangelo e mi invitava ad essere meno intransigente con gli operai, ma ...ero io che lavoravo con loro, non lei e ...e allora continuavo ad essere sordo e duro.
Dovevo dimostrare il mio ruolo e la mia superiorità! Corinne smise di parlarmi delle lamentele e delle richieste di indulgenza degli operai. Un giorno, però, mi ha chiesto di accompagnarla da quegli amici del Vangelo... si è parlato di umiltà, di amare tutti indistintamente come Gesù ha fatto, e soprattutto di amare per primi. Mi sono sentito messo a nudo nella mia debolezza di uomo attaccato al potere che non dà gioia. Sono stato male anche fisicamente: la rivoluzione da fare dentro di me era dura. Cercavo delle scuse e mi dicevo che era tardi, perchè ormai tra me e gli operai c’era un muro.
Poi mi sono deciso: mi sono rivolto a Corinne e con lei ho fatto un patto, e ci siamo detti: “Siamo nella fase più importante della nostra vita: dobbiamo imparare ad amare. Ognuno di noi, là dove si trova, dovrà esercitarsi ad essere un padre o una madre per tutti, invece di un leone”. Così abbiamo preso l’abitudine di raccontarci, ogni giorno, i progressi che facciamo, per aiutarci a far sempre meglio. Da quel momento, pian piano, ho iniziato ad instaurare con i miei operai dei rapporti basati sulla fiducia e sulla fratellanza. Di fronte ad uno sbaglio, do suggerimenti piuttosto che rimproveri. Sono diventato il loro consigliere e quasi tutti ora mi chiamano papà Noel. Nessuno ha più paura di avvicinarsi a me: il mio reparto oggi è produttivo come non era mai successo. C’è gioia di vivere e una atmosfera molto bella quando lavoriamo insieme, perchè l’amore è entrato in fabbrica: non più “capo Noel”, ma “papà Noel”.

Rischiamo insieme, con l’aiuto del Signore ce la faremo  

Prossimo
Centro di Ascolto
Lunedì 12 marzo

 

“Erano assidui e concordi nella preghiera (Atti 1, 13-14)

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dagli oratori

Progetto Educativo
dell’Oratorio:
rileggiamolo

di don Giovanni  

Riprendiamo la rilettura del PEO, dopo la lunga pausa da giugno in qua.  

PARTE PRIMA

PRINCIPI GENERALI

3 - OBIETTIVI

a - Ogni attività dell’Oratorio deve avere obiettivi chiari, che i vari animatori perseguono con consapevolezza e verificano al termine dell’iniziativa.
Insieme agli obiettivi vanno determinati i mezzi più adatti per raggiungerli: occorre un minimo di metodologia. Obiettivi e attività proposti devono essere adatti ai destinatari e rispondere ai loro bisogni di vita e di crescita.

b - Ogni cammino educativo deve essere costruito secondo tappe chiare, possibili da raggiungere e da verificare.

c - Gli obiettivi delle singole attività o proposte, come quelli di ogni intervento educativo, devono essere in linea con la finalità generale dell’Oratorio, della quale costituiscono le tappe intermedie.
 

4 - METODOLOGIA

Gli operatori di ogni singola attività educativa determinano i mezzi concreti per raggiungere gli obiettivi ad essa inerenti.
Qui si danno alcuni principi metodologici fondamentali:

a - Fedeltà all’Incarnazione. In Cristo, Figlio di Dio fatto uomo per opera dello Spirito Santo, Dio assume la vita umana come veicolo della sua presenza. Pertanto:

- l’azione educativa dell’Oratorio produce proposte grazie alle quali sia possibile incontrare Dio “dentro” la vita;
- ogni proposta va fatta partendo dalle esigenze dei destinatari, dalle loro domande e dai loro interessi, per far scaturire da tutto ciò i segni della presenza di Dio in ciascuno e nella sua vita;
-  le attività che l’Oratorio propone sono tutte importanti, anche se non lo sono allo stesso modo. Si annuncia il Vangelo, si prega, si gioca, si fa sport, ecc., con l’intento di far crescere una cultura della vita che apra alla fede;
- non devono mancare esplicite e chiare proposte di fede; la catechesi resta la più importante attività dell’Oratorio.

b - Centralità della persona. La persona è valore fondamentale. L’Oratorio non misura la riuscita educativa delle sue iniziative in base alla consistenza quantitativamente notevole della massa anonima che occasionalmente riesce ad aggregare.
Pertanto:
- la persona va conosciuta e accostata singolarmente. Il rapporto personale è la via educativa privilegiata;
- delle varie “categorie” di persone (fanciulli, ragazzi, giovani) vanno conosciuti i bisogni e le domande di vita;
- si curi, per quanto possibile, che vi sia un numero sufficiente di animatori;
- scelta prioritaria del gruppo, come luogo normale di crescita per la persona;
- nell’opera educativa alla fede si deve avere attenzione allo specifico maschile e femminile, offrendo sia momenti comuni ai rappresentanti di entrambi i sessi, sia momenti diversificati, secondo l’opportunità e l’età;

c - Pluralità delle presenze educative: l’Oratorio valorizza le capacità di quanti prestano il loro servizio come educatori o collaboratori di vario genere; all’occorrenza ne sollecita la disponibilità o ne propone l’adesione.

d - Molteplicità delle proposte. Riaffermato come primario l’impegno della catechesi, si riconferma pure la necessità di attività ludiche, artistiche, ricreative, sportive o, in genere, tese all’animazione del tempo libero.
L’Oratorio è aperto a tutto l’uomo, è aperto alla vita.

e - Tappe della vita di Oratorio:
- convocazione: l’Oratorio crea motivi e momenti di aggregazione con proposte “attraenti”;
- accoglienza: chi entra in Oratorio deve sentirsi accettato, atteso, amato. Per essere ambiente educativamente accogliente, l’Oratorio sa farsi esigente nel chiedere rispetto per le sue finalità e per le norme della civile convivenza;
- proposta: in maniera esplicita o meno esplicita, secondo le opportunità e il grado di formazione raggiunto, a coloro che l’Oratorio ha aggregato e accolto va annunciato Gesù Cristo.
Alla catechesi vanno consacrate le migliori energie.  
 

Il terzo capitoletto (“Obiettivi”) non richiede commenti particolari; mi pare però opportuno illustrare il senso globale - che forse non emerge in maniera chiara - di questi paragrafi. Mi pare che ciò possa venire espresso da due determinazioni:

1 - Per quanto possibile, nelle attività dell’Oratorio, nelle iniziative che esso promuove, occorre superare il dilettantismo pessapochistico: bisogna imparare a sapere che cosa si vuol fare, perché lo si fa, e come va fatto, allo scopo di raggiungere gli obiettivi che ci si prefiggono. È l’esigenza di una certa “professionalità”, tanto più necessaria in quanto si ha a che fare con l’educazione e la formazione delle persone. Non si tratta di stilare noiose relazioni che, indicando minuziosamente e quasi maniacalmente, obiettivi, sottobiettivi e mezzi, rischiano di rivelarsi improbabili, ma di riflettere un poco su ciò che si fa, per vedere se può essere fatto meglio e se vale la pena realizzarlo; si tratta di attuare le varie iniziative senza buttarsi a capofitto nel fare, sventatamente. È un aspetto che mi pare ancora carente.

2 - Non si fanno le cose tanto per farle, perché si sono sempre fatte oppure, ancora, per inventare qualcosa di nuovo per il semplice gusto del nuovo. Bisogna chiedersi se l’attività che si sta programmando e mettendo in cantiere serve a realizzare le finalità per cui l’Oratorio esiste ed è stato voluto o se, invece, non porti a tradirle, per il tipo di attività in se stessa o per i modi attraverso cui viene realizzata. Un esempio paradossale, per capirci meglio: se il Grest diventasse un ambiente in cui i ragazzi vengono lasciati ad un comportamento intollerante, aggressivo oppure le istruzioni, da parte degli animatori, vengono impartite a suon di insulti e calci nel sedere, un’iniziativa in sé buona perderebbe il suo valore, perché non sarebbe più educativa.  

Il cap. 4 (“METODOLOGIA”) è molto importante. Insieme ai tre precedenti capitoli, con i quali costituisce la prima parte del PEO, quella fondamentale e fondante, dovrebbe costituire un continuo riferimento per verificare la vita del nostro Oratorio e per un personale esame di coscienza dei vari soggetti che vi operano.
Il rischio, invece, consiste nel fatto che il Progetto è stato scritto, stampato e pubblicato e più nessuno si preoccupi di tenerlo sott’occhio o, almeno, di dargli uno sguardo, ogni tanto.

Ciò che viene affermato è conseguente alle affermazioni dei primi due capitoli (“NATURA DELL’ORATORIO” - v.  “Angelo” di aprile 2000; “FINALITÀ DELL’ORATORIO” -  v. “Angelo” del giugno successivo), sintetizzabili nell’affermazione che l’Oratorio è ambiente che: a) educa e forma alla fede la persona umana; b) attua questo suo scopo innanzitutto accogliendo le persone con le loro “domande di vita” e tenendo Cristo quale punto di riferimento a cui si guarda in tutto ciò che si fa.
Il concetto di fondo anzi, l’atteggiamento che viene individuato come qualificante è quello di accoglienza. Essa dev’essere esercitata nei confronti di tutti, senza pregiudiziali. Chiunque si presenti in Oratorio deve sentirsi accolto, anzi, atteso, sia che frequenti la catechesi, sia che ci venga solo per fare un tiro a pallone.
Questo non contraddice il fatto che la catechesi rimane l’attività principale dell’Oratorio, quella che deve assorbirne le energie migliori (umane e di altro tipo, per es. economiche). Conseguentemente a questo, l’impegno nell’annuncio di Cristo e il cammino formativo è quello che occupa la parte più cospicua del PEO, che a questo argomento dedica tutta la seconda parte (“ITINERARIO FORMATIVO CATECHISTICO).

Poiché “aperto a tutto l’uomo”, “aperto alla vita”, l’Oratorio cerca di raggiungere le sue finalità anche attraverso altre proposte, per mezzo delle quali realizza la convocazione, indicata sopra come prima tappa della vita di Oratorio. Delle varie possibili attività oltre la catechesi, realizzate alla luce della natura e delle finalità dell’Oratorio e secondo obiettivi propri, parla la terza parte del PEO.
Come si vede, questo documento non presenta argomenti diversi, semplicemente accostati l’uno all’altro; anche la appena menzionata terza parte è pensata in riferimento ai principi basilari enunciati nella prima parte, della quale, con questa pagina, concludiamo la riesposizione.

Torniamo al cap. 4 della prima parte, del quale, alle pagg. 26 - 27 e 28 abbiamo letto il testo. Non mi pare che i vari paragrafi abbisognino di particolari spiegazioni, in quanto già eloquenti per conto loro. Era utile individuare semplicemente l’atteggiamento di base che vi era sotteso, quello dell’accoglienza, ispirato al detto di Gesù: “Lasciate che i fanciulli (ma anche i ragazzi e i giovani) vengano a me” (Mc. 10, 14).

Due ultime cose, brevemente.
1 - Laddove si parla della seconda tappa della vita di Oratorio, l’accoglienza (par. e), viene presentata una puntualizzazione: l’Oratorio non dev’essere semplicemente accogliente, ma educativamente accogliente. Per questo deve “farsi esigente nel chiedere rispetto per le sue finalità e per le norme della civile convivenza”. Detto in parole più povere si devono accogliere tutti, certamente, purché atteggiamenti, comportamento e linguaggio siano accettabili o, quantomeno, vi sia la disponibilità a lasciarsi educare anche su questo punto. Se rinunciasse ad esigere questa correttezza, l’Oratorio cesserebbe di essere ambiente educativo.
Quella che ho appena citato è il risultato di un lavoro di limatura di una precedente formulazione più diretta, che affermava non doversi confondere l’accoglienza con un “facile irenismo”: con una “paciosità”, vale a dire, che rinuncia a rendere chiara l’identità educativa dell’Oratorio e “lascia passare” tutto, per amore di tranquillità (irenismo vuole indicare una pace di comodo, a buon mercato, senza chiarezza).

2 - L’acquisizione del concetto di accoglienza non selettiva è stato senz’altro un passo avanti rispetto all’idea di un Oratorio inteso come “recinto” per i più buoni, riservato ad alcuni. Tale concetto, però si sta rivelando insufficiente: le “domande” di vita evolvono e l’attività pastorale dev’essere sempre in cammino. In che consista tale insufficienza avremo modo di dirlo su un prossimo numero de “L’Angelo”.  

Il testo del PEO è reperibile sul sito internet della nostra Parrocchia www.verolanuova.com alla voce “Oratori”.

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Il papa ai Giovani
In occasione della
XVI Giornata Mondiale
della Gioventù
 

“Se qualcuno vuol venire dietro a me,       rinneghi se stesso,
prenda la sua croce e mi segua” (Lc 9, 23)

Carissimi giovani!
1. Mentre mi rivolgo a voi con gioia ed affetto per questo nostro consueto appuntamento annuale, conservo negli occhi e nel cuore l’immagine suggestiva della grande “Porta” sul prato di Tor Vergata, a Roma. La sera del 19 agosto dello scorso anno, all’inizio della veglia della XV Giornata Mondiale della Gioventù, mano nella mano con cinque giovani dei cinque continenti, ho varcato quella soglia sotto lo sguardo del Cristo crocifisso e risorto, quasi ad entrare simbolicamente insieme con tutti voi nel terzo millennio.
Voglio qui esprimere, dal profondo del cuore, un grazie sentito a Dio per il dono della giovinezza, che per mezzo vostro permane nella Chiesa e nel mondo (cfr. Omelia a Tor Vergata, 20 agosto 2000).
Desidero, altresì, ringraziarlo con commozione perché mi ha concesso di accompagnare i giovani del mondo durante i due ultimi decenni del secolo appena concluso, indicando loro il cammino che conduce a Cristo, “lo stesso, ieri, oggi e sempre” (Eb 13, 8). Ma, al tempo stesso, Gli rendo grazie perché i giovani hanno accompagnato e quasi sostenuto il Papa lungo il suo pellegrinare apostolico attraverso i Paesi della terra.
Che cosa è stata la XV Giornata Mondiale della Gioventù se non un intenso momento di contemplazione del mistero del Verbo fatto carne per la nostra salvezza? Non è stata forse una straordinaria occasione per celebrare e proclamare la fede della Chiesa, e per progettare un rinnovato impegno cristiano, volgendo insieme lo sguardo al mondo, che attende l’annuncio della Parola che salva? I frutti autentici del Giubileo dei Giovani non si possono calcolare in statistiche, ma unicamente in opere di amore e di giustizia, in fedeltà quotidiana, preziosa pur se spesso poco visibile. Ho affidato a voi, cari giovani, e specialmente a quanti hanno preso parte direttamente a quell’indimenticabile incontro, il compito di offrire al mondo questa coerente testimonianza evangelica.

2. Ricchi dell’esperienza vissuta, avete fatto ritorno alle vostre case e alle abituali occupazioni, ed ora vi apprestate a celebrare a livello diocesano, insieme con i vostri Pastori, la XVI Giornata Mondiale della Gioventù.
Per questa occasione, vorrei invitarvi a riflettere sulle condizioni che Gesù pone a chi decide di essere suo discepolo: “Se qualcuno vuol venire dietro a me - Egli dice -, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Lc. 9, 23). Gesù non è il Messia del trionfo e della potenza. Infatti non ha liberato Israele dal dominio romano e non gli ha assicurato la gloria politica. Come autentico Servo del Signore, ha realizzato la sua missione di Messia nella solidarietà, nel servizio, nell’umiliazione della morte. È un Messia al di fuori di ogni schema e di ogni clamore, che non si riesce a “capire” con la logica del successo e del potere, usata spesso dal mondo come criterio di verifica dei propri progetti ed azioni.
Venuto per compiere la volontà del Padre, Gesù rimane fedele ad essa fino in fondo e realizza così la sua missione di salvezza per quanti credono in Lui e Lo amano, non a parole, ma concretamente. Se è l’amore la condizione per seguirlo, è il sacrificio che verifica l’autenticità di quell’amore (cfr. Lett. ap. Salvifici doloris, 17-18).

3. “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Lc. 9, 23). Queste parole esprimono la radicalità di una scelta che non ammette indugi e ripensamenti. È un’esigenza dura, che ha impressionato gli stessi discepoli e nel corso dei secoli ha trattenuto molti uomini e donne dal seguire Cristo. Ma proprio questa radicalità ha anche prodotto frutti mirabili di santità e di martirio, che confortano nel tempo il cammino della Chiesa. Oggi ancora questa parola suona scandalo e follia (cfr. 1 Cor. 1, 22, 25). Eppure è con essa che ci si deve confrontare, perché la via tracciata da Dio per il suo Figlio è la stessa che deve percorrere il discepolo, deciso a porsi alla sua sequela. Non ci sono due strade, ma una soltanto: quella percorsa dal Maestro. Al discepolo non è consentito di inventarne un’altra.
Gesù cammina davanti ai suoi e domanda a ciascuno di fare quanto Lui stesso ha fatto. Dice: io non sono venuto per essere servito, ma per servire; così chi vuol essere come me sia servo di tutti. Io sono venuto a voi come uno che non possiede nulla; così posso chiedere a voi di lasciare ogni tipo di ricchezza che vi impedisce di entrare nel Regno dei cieli. Io accetto la contraddizione, l’essere respinto dalla maggioranza del mio popolo; posso chiedere anche a voi di accettare la contraddizione e la contestazione, da qualunque parte vengano.
In altre parole, Gesù domanda di scegliere coraggiosamente la sua stessa via; di sceglierla anzitutto “nel cuore”, perché l’avere questa o quella situazione esterna non dipende da noi. Da noi dipende la volontà di essere, in quanto è possibile, obbedienti come Lui al Padre e pronti ad accettare fino in fondo il progetto che Egli ha per ciascuno.

(continua)

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Raccolta
San Martino
2000  

Parrocchie coinvolte n. 136 (nel 1999 erano 133!!)

Totale Raccolta Kg 175.220  

Grazie di cuore
anche a nome del
Comitato Diocesano
del Grande Giubileo dell’anno 2000

I progetti cui abbiamo contribuito:

• Campagna per la remissione del debito dei Paesi poveri
• Mensa popolare “Madre Eugenia Menni”
• Casa di accoglienza “Casa Betel 2000”  

... Come segnalato da informazioni a mezzo stampa, il ricavato - pari a L. 50.000.000 - è già stato consegnato al Vescovo Giulio Sanguineti e devoluto per le iniziative caritative del Giubileo.

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L’angolo dell’educatore

 
Regalate il mondo ai vostri bambini
di Daniela Pozzoli
(da “Noi, Genitori e Figli” n. 38 - gennaio 2001)

“È sbagliato crescere i figli in un clima di soffocante protezione anche se - osserva la psicoterapeuta Elisabetta Baldo - è giusto esaminare i problemi con realismo e chiedere aiuto agli esperti per affrontarli con maggior consapevolezza. I piccoli devono essere attrezzati per comprendere le insidie della società, ma senza essere costretti a vedere il male ovunque”.  

Lo hanno detto anche gli esperti, nel secondo Rapporto Onu sull’applicazione in Italia della Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo: genitori, non create un clima di “soffocante protezione” verso i bambini, così rischiate di “sottrarre la società ai bambini e i bambini alla società”. “È un invito rivolto ai grandi che mi sento di condividere - spiega la psicoterapeuta dei genitori, Elisabetta Baldo -. Da 25 anni mi occupo di mamme e papà che mi chiedono aiuto proprio per fare chiarezza sul loro ruolo, ma mai come adesso li vedo “titubanti”. Attenzione però, una persona titubante, cioè che non ha delle certezze, ma che lo riconosce e chiede una mano agli amici o a un esperto, è una persona vincente. Mi preoccupo quando un titubante non ascolta la propria incertezza e decide di comportarsi come se nulla fosse, negandola”.
Quindi le crisi fanno crescere anche i genitori? “Sì - risponde la terapeuta che a Roma gestisce una struttura pubblica per sostenere madri e padri nel loro compito - sono un momento di ricchezza, quando le si riconoscono. È possibile che un genitore vada in crisi davanti al comportamento dei figli e del mondo esterno. Per questo affiancherei alla parola “titubanza” un’altra “t”, vale a dire “tolleranza” nei confronti delle proprie incertezze. Chi sono i genitori autoritari che spesso mi trovo davanti? Quelli che negano ogni debolezza e si rifugiano nella certezza degli stereotipi, quando parlano coi loro figli (“ho ragione io perché sono più grande, perché ho più esperienza...”) e nell’affrontare il mondo esterno (“questa cosa non può succedere a mio figlio, quello che sta fuori casa è tutto male...”).
Insomma il suo è un invito rivolto ai genitori: lasciate aperto al mondo il vostro cuore, attrezzate i figli ad affrontare la vita, senza vedere il male ovunque? “Esattamente. Ogni genitore dovrebbe regalare al proprio bambino uno zainetto e riempirlo, poco alla volta, di tutto ciò che gli servirà per affrontare il mondo fuori dalla famiglia. Ecco quindi che davanti ai recenti fatti orribili di pedofilia - che sono comunque l’eccezione, come ricordano anche gli esperti Onu - non terrò il ragazzino chiuso in casa, non lo ossessionerò con mille paure, trasferendo su di lui le mie di incertezze, ma gli insegnerò a parlare, a confidarsi e dialogare sempre in famiglia, senza sentirsi sottoposto ogni volta a un interrogatorio. “Accettare, rispettare, ascoltare e capire” sono le mie parole d’ordine, quelle che insegno ai genitori quando mi chiedono una mano”.
Ma imparare a osservare gli effetti di un comportamento e le conseguenti reazioni dei figli, non è semplice. “Occorre - riprende la psicoterapeuta - una grande pazienza, e un grande rispetto per le loro idee, fin da quando sono piccolissimi. Per imparare ad ascoltarli non serve solo con l’udito, ma è importante anche osservare come si comportano. Per comunicare non basta solo mettere in moto la mente, si ascolta anche con il cuore, questa è la vera comprensione”. Questo però non significa non avere più paura per i figli? “Un genitore non vive su una nuvoletta azzurra, ma nel mondo. È logico quindi che abbia paura, è legittimo, l’importante è spogliare la paura dalle fantasie dei grandi, altrimenti corriamo il rischio che a un bambino arrivino messaggi ambigui e contraddittori. Mi spiego. Se mio figlio viene avvicinato da qualcuno che gli vuole fare del male come faccio a proteggerlo? Certamente non impedendogli di uscire da solo, né negando la possibilità che ciò accada, ma creando nell’ambiente familiare le condizioni di calore umano, rispetto di sè e dell’altro, saper ascoltare e accogliere che lo spingeranno a venire a chiedermi aiuto. I figli non sono nostri e per proteggerli dobbiamo metterli in grado di attingere al loro zainetto per far fronte a ciò che il mondo gli richiede”.
Anche un genitore deve avere un proprio zainetto? “È evidente.  Fuori dalla metafora, un adulto deve essere conscio della sua storia per avere una visione della realtà fatta di giudizi e non di pregiudizi. Lo stile di vita di un figlio nasce dai modelli di comportamento appresi in famiglia. Se il nostro nucleo si isola e si chiude ai piccoli arriverà il messaggio che non bisogna fidarsi degli altri. Se invece siamo aperti è un invito ad aprirsi con buon senso al prossimo. Ma è solo accompagnando nella vita un bambino con una partecipazione serena che gli si insegna a contare sulle proprie risorse”.
 

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Bambini italiani
i più maleducati d’Europa

I bambini italiani, messi a confronto con i loro “colleghi” del resto d’Europa, sono i più rumorosi, maleducati ed aggressivi. Almeno stando ad una ricerca dell’associazione di psicologi “Help me”. La ricerca, dice Help me, realizzata su un campione di 2000 bambini (dai 5 ai 12 anni), ha elaborato un “indice di buona educazione”, nel quale i bambini italiani hanno raggiunto i punteggi più bassi e comunque molto lontani dai risultati di altri Paesi.
Sono in assoluto, dice la ricerca, i più rumorosi nei luoghi pubblici e quelli che usano maggiormente parolacce nel gergo quotidiano. Sono anche i più aggressivi e quelli che trascorrono più tempo davanti alla tv (tre ore e 30 minuti contro le due ore e 40 degli spagnoli, le due ore e 30 degli inglesi, un’ora e 45 dei tedeschi). A tavola poi l’indice di educazione è il più basso in assoluto d’Europa: i bambini italiani imparano più tardi ad usare la forchetta ed il coltello, a mangiare a bocca chiusa.
(dal “Giornale di Brescia”)

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le nostre rubriche  

Verola missionaria  

a cura del
Gruppo Volontari delle Missioni “Conoscerci” 

Un dono cristiano
di Walter Pezzoli
 

Fin da quando, per la prima volta, mi fu dato di incontrare dei missionari e riflettere attorno ai problemi del terzo mondo, un dubbio mi ha sempre assillato: “Gli africani accolgono davvero il messaggio evangelico oppure si tratta di puro opportunismo?”
Questa perplessità mi ha accompagnato per diverso tempo; nemmeno le mie prime esperienze in terra d’Africa hanno fornito delle risposte soddisfacenti a questo dubbio. Quando nel 1996/97 ho trascorso un lungo periodo di volontariato (con tutta la mia famiglia) in mezzo a loro, ho scoperto che in essi la fede è ben radicata. Vivendo con loro i problemi quotidiani, condividendo delusioni, gioie e dolori ci si accorge che nelle loro scelte c’è sempre la base del Vangelo.
Scelte spicciole della vita sociale, come il condividere all’interno della parentela ogni bene comune, si sono aperte anche al prossimo, talvolta anche a persone di tribù storicamente ostili; la scelta di una moglie sola, molto difficile da attuare quando vi sono pressioni familiari, sociali e la tradizione poligama che premono nella direzione opposta; il sacrificio nel percorrere vari chilometri a piedi per assistere alla S. Messa domenicale.
Questi ed altri esempi di fede mi hanno convinto definitivamente che la loro è una fede sincera e sentita. Se era rimasto in me un piccolo dubbio, anche questo è svanito dopo la prova tangibile di fede e di servizio al prossimo fatta dai dottori e dal personale infermieristico dell’ospedale “Lachor” di Gulu (Uganda).
Quando in ottobre si scoprì che era in corso una epidemia di “Ebola” tutti sono rimasti al loro posto. Ebola deve il suo nome ad un fiume, affluente del fiume Congo, luogo in cui fu scoperto il primo caso (1970), è un filovirus ed ha un’incubazione dai due ai ventun giorni, è classificato al livello 4 di pericolosità (più elevato dell’AIDS, che è di livello 2).
Il virus ha infettato 426 persone e ne ha uccise 173 dal settembre 2000 al gennaio scorso. Il personale ospedaliero, consapevole di ciò cui andava incontro, si è prodigato a dare assistenza a tutti coloro che si presentavano con i sintomi di questa tremenda malattia. Giorno dopo giorno, costretti ad operare in condizioni disagiate, in ambienti senza aria condizionata e con temperature tropicali, si sono prodigati per arginare l’epidemia consapevoli che, se fosse sfuggita al controllo, avrebbe mietuto migliaia e migliaia di vittime.
Sapevano che anche loro potevano contrarre la malattia, ciò nonostante rimasero al loro posto; purtroppo ne sono morti 13 e in punto di morte molti di loro pregavano e chiedevano ai colleghi di pregare per loro.
È di loro che voglio parlarvi perché, a mio avviso, dovrebbero essere considerati “Martiri della carità”.
Partecipando ad incontri di preghiera in loro memoria ho sentito quanto era grande l’affetto e la gratitudine che la gente provava per loro e la testimonianza dei medici veramente edificante.
“Abbiamo fatto il possibile per combattere la malattia, ora ci resta una sola cosa da fare: mettere la nostra vita nelle mani del Signore e accettare che sia fatta la sua volontà, per quanto incomprensibile possa essere per noi abbandonarci in Lui. Ora c’è solo la Sua volontà. Davanti a noi si sta dispiegando un grande Mistero di Luce; nel nostro personale morto di Ebola mai una parola di risentimento, di rabbia, di pentimento per aver accettato di lavorare in situazioni così rischiose. Al contrario, solo ringraziamento ed incoraggiamento a perseverare. Il martirio e la santità del nostro personale sono un “Dono Cristiano”. Così il dottor Lukwiya commentava la morte per Ebola del suo personale ospedaliero. Parole profetiche se si pensa che furono proferite da colui che avrebbe sperimentato lo stesso destino.
Lo stesso dottore si era sempre prodigato senza sosta per gli ammalati e i sofferenti durante la guerra, per l’epidemia di colera ed infine l’ultima ed impietosa sciagura: Ebola. Suor Dorina Tadiello, medico nello stesso ospedale racconta: “Non c’era bisogno di prendere appuntamenti con lui, sapeva che i pazienti venivano da lontano e li accoglieva tutti con un sorriso rassicurante e gli faceva dei controlli con dovizia e competenza. Padre Cosimo De Iaco, parroco di Gulu, dice di lui: “La sua professionalità aggiunta al buon cuore lo rendevano amabile a tutti. Non contava il prezzo del suo servizio, di notte e di giorno era sempre pronto. La notte che morì, egli espresse come ultima preghiera a Dio di essere l’ultima vittima tra il personale ospedaliero di questa epidemia. Il buon Dio ha esaudito la sua preghiera e dopo di lui il personale contagiato è sempre guarito”.
Certamente non tutti gli africani battezzati e socialmente impegnati si comportano in questo modo. Però questi esempi sono per tutti noi, per il mondo intero una testimonianza che non può passare inosservata, anzi ci deve coinvolgere nella fratellanza con la certezza che il mondo è una grande Chiesa dove ogni uomo è diverso ed uguale al tempo stesso.

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L’opera dei conti GAMBARA
e di Agostino GALLO
per la rinascita dell’agricoltura

(di Renato Savaresi)

(2)                              
 

Con un grandioso intervento di bonifica - durato due secoli - si prosciugano le paludi, si scavano canali, si trasforma la foresta in campi coltivabili. I nobili fanno a gara nello scavare nuove rogge che da loro prendono il nome. La seriola Calcagna è realizzata dal nobile Calcagni intorno al 1450; la Luzzaga della fine del ‘300 è opera dei nobili Luzzago, ai quali si deve anche la costruzione della roggia Bassana risalente alla seconda metà del ‘400.
Tornando ai conti Gambara, è costante il loro dinamismo per lo sfruttamento ed il possesso dei diritti d’irrigazione, con l’annessa proprietà dei mulini e degli altri opifici che sorgono lungo le rogge, sfruttandone l’energia idraulica.
Nel 1505 dagli stessi conti è scavata la Gamarina, che deriva dalla Gambaresca e qualche decennio dopo è acquistata la seriola Longhena, mentre il cardinale Uberto Gambara - fratello della poetessa Veronica - farà scavare la seriola Ubertina poi chiamata Belasina.
L’attenzione dei conti Gambara è sempre pronta a cogliere tutte le opportunità per migliorare la fertilità del suolo, per sperimentare nuove colture e tecniche agricole d’avanguardia.
In una famosa lettera del 21 marzo 1506 indirizzata al letterato Giangiorgio Trissino, Alda Pio da Carpi, a nome del marito Gio. Francesco Gambara - ringrazia l’amico, per averle inviato dei “mori” da piantare: il gelso per l’allevamento del baco da seta si diffonderà nel bresciano solo alla metà del ‘500.
Un altro Gio. Francesco Gambara - conte di Pralboino - nello stesso periodo introduce nella Bassa l’erba medica.
Nel 1461, il conte Brunoro Gambara procede all’investitura di alcune terre, assegnandole ai seguenti abitanti verolesi (si noti, siamo nel 1461, oltre cinquecento anni fa; l’investitura di cui si parla è un’investitura livellaria, una particolare forma di affittanza a canone fisso e perpetuo).
Le terre sono a Verola nella contrada di S. Giorgio e i cognomi degli assegnatari sono: Corti, Faticati, Rana, Rubini, Barbi, Chiavella, Boschetti, Bersi, Carrera, Beccaletti, Trappa, Bassi, Caprenoni, Cavalli e Spalenza.
Nello stesso periodo, contratti analoghi avvengono a Pralboino. Ne cito un paio: un piò di terra in contrada Montefalcone è affittato per un cappone e due libbre di cera all’anno. Un altro piò nella stessa contrada è dato in affitto per sole due libbre di cera all’anno.
(continua)

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VEROLA SPORT
(a cura di Rino Bonera)  

CALCIO  

I risultati delle partite giocate dalle varie squadre del Gruppo Sportivo Verolese:

Terza Categoria - Girone A
17a gior. (28.1): Verolese - Mairano 2 - 00
18a gior. (04.2): Cignano - Verolese 0 - 50
19a gior. (11.2): Verolese - Or. S. Michele 0 - 10
20a gior. (18.2): Barbariga - Verolese 2 - 10
21a gior. (25.2): Verolese - Olimpia 2 -20

Juniores - Girone E
16a gior. (28.1): Verolese (riposo)
17a gior. (04.2): Verolese - Prealpino 2 - 20
18a gior. (11.2): Leno B. - Verolese 1 - 10
19a gior. (18.2): Verolese - Castelmella 2 - 40
20a gior. (25.2): Roncadelle - Verolese 8 - 00

Allievi - Girone B
14a gior. (28.1): Verolese - Castelcovati 1 - 20
15a gior. (04.2): Urago d’Oglio - Verolese 2 - 10
16a gior. (11.2): Verolese - Pontevichese 1 - 12
17a gior. (18.2): Quinzanese - Verolese 4 - 20
18a gior. (25.2): Verolese - Cologne 1 - 20

Giovanissimi - Girone G
12a gior. (10.2): Maclodio - Verolese 1 - 20
13a gior. (17.2): Verolese - Trenzano 2 - 30
14a gior. (24.2): N. Orceana - Verolese 5 - 00

Esordienti - Girone H
10a gior. (24.2): Verolese - Villaclarense 1 - 90

Posizioni in Classifica Generale delle varie squadre:
Terza Categoria: 5° posto con 34 punti
Juniores: 15° posto con 5 punti
Allievi: 11° posto con 4 punti
Giovanissimi: 7° posto con 17 punti
Esordienti: 11° posto con 4 punti  
 

VOLLEY  

Squadre di volley del G.S.V., al 20 febbraio, occupano le seguenti posizioni nelle rispettive Classifiche generali dei loro campionati in corso:
1 Div. Femm.le - Girone A: (n. p.)
3 Div. Femm.le - Girone D:(n. p.)
Under 17 Femm.le - Girone N:4° posto con 13 punti  
 

BASKET  

Anche squadre di basket sempre del G.S.V. al 20 febbraio occupano le seguenti posizioni nelle rispettive Classifiche generali dei loro campionati in corso:
Juniores Regionale - Girone B: 3° posto con 22 punti
Regionale Cadetti - Girone A: 2° posto con 16 punti
Allievi - Girone B: 3° posto con 10 punti  

speciale BOCCE
(M. Tadini)  

Per la Società Verolabocce ogni fine anno è un momento importante per presentare il consuntivo della propria attività.
Nel 2000 abbiamo ottenuto significativi risultati: un primo posto con Venturini Mario nella gara individuale Provinciale organizzata dalla Bocciofila S. Marco di Brescia: un secondo posto nella manifestazione organizzata dalla Ass.ne Provinciale A.I.C.S. dalla Coppia Venturini Fiorenzo e Venturini Giuseppe disputata al centro Padre Marcolini di Gussago; nella nostra manifestazione  “20° Trofeo On. N. Biaggi” (alla memoria) tre le coppie nelle otto finaliste con il seguente risultato finale: la Coppia Class.: Brunelli Luigi, Pelosi Carlo, 2a Coppia Class.: Bonzio Giorgio con Pietta Faustino; la coppia delle otto: i Fratelli Venturini Mario e Giuseppe, risultato che fa onore al nostro sodalizio che da venti anni organizza questa manifestazione.
In occasione della tradizionale cena Sociale, presso la Trattoria Bonetti Domenico, la società ha premiato il Socio tesserato F.I.B. Migliore giocatore 2000 che ha ottenuto il miglior punteggio nella classifica Provinciale dei nostri associati: il giocatore Venturini Mario.
In data 20 settembre l’Assemblea dei soci ha votato per il rinnovo delle cariche sociali. Sono risultati eletti: Presidente: Tadini Mario, Vice presidente: Bettoncelli Luigi, Segretario: Venturini Fiorenzo, Consiglieri: Barbieri Virginio, Brunelli Luigi, Laini Giancarlo, Pizzamiglio Giuseppe, Pizzamiglio Luigi, Venturini Giuseppe.
Responsabile Tecnico: Pelosi Carlo, Monteverdi Angelo è il rappresentante degli Atleti.

Quanti siamo

Soci con Tessera F.I.B. n° 20 Categorie B/C/D/F.
Soci con Tessera F.I.B. Esordienti n° 2
Soci con Tessera Sostenitori n° 65
Soci con Tessera A.I.C.S. n° 115

TOTALE n° 202

Le persone che vogliono iscriversi al nostro sodalizio possono rivolgersi al Segretario Venturini Fiorenzo o al Presidente Mario Tadini. La quota di adesione è così suddivisa: Tessera F.I.B. L. 110.000; Sostenitore  L. 50.000; Tessera A.I.C.S. L. 15.000.
Attività Ricreativa e agonistica del 2000:
Uso delle corsie da parte del Pubblico: ore 1050
Gare Sociali: n. 3 individuale Coppie e Terne
Trofeo dell’Anziano: gara Promozionale
Trofeo Amatori: gara Promozionale
Gara Provinciale Trofeo S. Michele: manifestazione Regionale Cat. Ragazzi 11/14/18
Gara Provinciale Individuale “Trofeo Carrozzeria Lombarda” di Loda / Azzini
Gara Provinciale a Coppie “Trofeo On. N. Biaggi” (alla memoria)
Gara Provinciale Promozionale “Trofeo Dottor Giancarlo Spalenza” (alla memoria)
Il Consiglio ringrazia tutti i concittadini vicini al nostro Sodalizio. Solo con il loro contributo economico è possibile organizzare le nostre manifestazioni. Un ringraziamento lo voglio rivolgere al nostro Sponsor ufficiale “GM Arredamenti” di Guarisco e Monti, alla Ditta Eurocolmi di Verolanuova e alla ditta M.P.M. per il contributo dato alla nostra Società e che ha consentito di dotare i nostri giocatori della nuova divisa e di adeguarci alle disposizioni della nostra federazione. Ringrazio anche “L’Angelo di Verola” per l’opportunità che sempre ci offre per far conoscere la nostra vita societaria. Auguri a tutti e un cordiale saluto dai bocciofili.

Il calendario delle prossime attività

Appuntamento a tutti gli appassionati e non, per sabato 10 marzo 2001: sarà aperto il Bocciodromo Comunale e avranno inizio le attività ricreativa e agonistica. Questo il programma per il corrente anno (le gare si svolgeranno tutte presso il bocciodromo comunale).
Domenica 18 marzo - inizio ore 14.00 - gara sociale individuale
Lunedì 16 aprile G.P. S. Michele prefabbricati gara Regionale riservata alla categoria juniores - inizio ore 9.00
Lunedì 7 maggio - inizio gara serale individuale categorie A/B/C/D e Femminile 6° Trofeo carrozzeria Lombarda Manifestazione Provinciale
Lunedì 14 maggio - 2° Trofeo Dott. Giancarlo Spalenza (alla memoria) - inizio ore 20.30
Domenica 10 giugno - gara sociale a coppie inizio ore 14.00
Domenica 24 giugno - gara provinciale promozionale Trofeo A.I.C.S. riservata a tutti i tesserati A.I.C.S. inizio ore 9.00
Lunedì 9 luglio - 19° Trofeo dell’Anziano gara promozionale aperta a tutti tesserati e non, specialità a coppie
Lunedì 3 settembre inizio gara 19° Trofeo Milan Club Verolanuova ore 20.30.
Non è certo, ma probabile, che presso le corsie del Bocciodromo si possa assistere alle fasi eliminatorie dei Campionati Italiani che verranno disputati nella nostra Provincia. Come si vede il calendario è ricco di iniziative e il Consiglio della Società Verolabocce invita tutti i soci a partecipare e tutti i cittadini ad essere presenti.

Domenica 28 gennaio presso il bocciodromo comunale di Ghedi ( vedi foto) hanno avuto inizio le manifestazioni programmate dalla nostra bocciofila con la disputa del   “20° Trofeo Creazioni TREBI” di Verolanuova. Sono risultate vincitrici le seguenti coppie: 1a class. Amighetti Guglielmo/Pizzamiglio Giuseppe; 2a class. Bonzio Giorgio/Rossini Vincenzo. Il consiglio ringrazia la ditta “TREBI” per i premi, tutti i soci che hanno partecipato alla gara e la bocciofila ghedese che da alcuni anni mette a nostra disposizione il bocciodromo.  
 

CICLISMO 

Calendario delle competizioni che verranno organizzate dal Pedale Verolese nel corso del corrente anno:

1. 25 aprile (Reg. 2) a Verolanuova
 per Juniores: 26° Trofeo Avis
2.  1 maggio (Reg. 3) a Pontevico
 per Allievi: 18° Trofeo Zeli Enrico
3. 16 settembre (Reg. 4) a Verolanuova - Esordienti 87
4. 16 settembre (Reg. 4) a Verolanuova - Esordienti 88

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varie - cronaca 

Arte & cultura  

Le poesie
di Rosetta
 

La festa dell’otto marzo, con la mimosa in fiore, non è, come tanti pensano, esaltazione del femminismo estremista, ma consapevolezza del magnifico ruolo affidato da Dio alla donna, ruolo che ben si accosta all’aprirsi della terra alla primavera, con tutto il suo fascino e la sua tenerezza.  

Otto marzo  

Ritta s’eleva e tesa la forsizia
lungo i pendii erbosi e sopra i poggi
gialli di vita come tele a chiazze
distese al sole e all’aria in lontananza.

China le fronde a ciocche bionde e fitte
la mimosa in un angolo protetto
da correnti insidiose: vuole proporsi
ciondolante e in rigoglio alle ragazze

in attesa di mani innamorate
e di piume di sogni nei pensieri.
Cielo di mare, brezza di montagna,
spasimo di cespugli e sciami d’erba,

frulli di vita e canti sulle cime
di rovi ridestati dal tepore
inventano respiri nella luce
che ha l’aroma della pace agreste.

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L’attualità di don Primo Mazzolari
di Rino Bonera
 

Sono sempre di grande attualità la figura e gli scritti del nostro concittadino don Primo Mazzolari. Sono passati, infatti, quarantadue anni dalla sua morte (12 aprile 1959) e il mondo della Cultura e della politica non tralasciano occasioni per ricordarne il costante instancabile impegno nel cercare, chiedere e volere il rinnovamento dell’uomo e l’aggiornamento delle istituzioni. Ma, secondo don Primo, tutto ciò potrà avvenire soltanto alla luce del Vangelo se davvero si vorrà la costruzione di una nuova società che, per crescere, dovrà trovare radici nelle certezze che soltanto il Vangelo, appunto, sa offrire. La rivista “Impegno” - Rassegna di Religione, Attualità e Cultura - edita dalla Fondazione Don primo Mazzolari di Bozzolo, nello scorso anno ha pubblicato nel n° 1:
a) gli “Atti del convegno per la presentazione dei “Diari” di don Primo”. Il convegno ha avuto luogo l’11 dicembre 1999 a Milano preso la Fondazione “G. Lazzati” con interventi di docenti delle Università di Parma, Milano e Verona;
b) gli “Atti del convegno di studio “I viaggi di don Primo”, convegno che ha trovato sede a Bozzolo l’8 aprile 2000, nel 41° anniversario della morte. Intervennero, tra gli altri: Mons. Loris Capovilla e l’On. Nadir Tedeschi.
Nel n° 2 della stessa Rassegna “Impegno” sono, invece, raccolti gli Atti di altri due convegni di presentazione del volume: “Mazzolari e “Adesso” cinquant’anni dopo”.
Il primo convegno ha avuto luogo a Roma il 22 giugno 2000 in una sala di Palazzo Giustiniani - Senato della Repubblica, che si è svolto con una introduzione del Presidente del Senato Sen. N. Mancino, con relazioni dei Senatori: A. Manticone, A. Ossicini ed un intervento del Sen. G. Andreotti;
il secondo convegno, organizzato a Cremona il 6 ottobre 2000 presso il Centro Pastorale Diocesano, è stato introdotto dal Prof. Marcocchi dell’Università Cattolica di Milano cui è seguita un’ampia relazione della dott.ssa M. Margotti dell’Universita Statale di Torino.
Per il loro estremo interesse ritengo doveroso riportare, qui, le sintesi dei principali interventi nei due primi citati convegni di Milano e di Bozzolo.
Per quanto riguarda i due volumi dei “Diari” è stato affermato (a Milano) che da essi:
- “emergono sensibilità personale, inquietudine della coscienza, sofferenza e grande saggezza umana” (G. Vecchio);
- “traspare come si viene maturando e precisando nel giovane Mazzolari un’idea di prete e un’idea di Chiesa” (S. Xeres);
- in uno scritto inedito del 1919 si trova la controprova della grandezza di Mazzolari precursore dello stile del Vaticano II - circa “l’autorità del Vangelo” (A. Bergamaschi).
Circa il convegno (a Bozzolo) su “I viaggi di don Primo”, gli Atti sottolineano quelli ch’egli compì in Svizzera alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, in Francia durante la guerra e, in qualità di cappellano militare, nell’Alta Slesia nel 1920. Sono stati ricordati anche i suoi viaggi a Porto Tolle dopo l’alluvione del novembre ‘51, in Sicilia nell’aprile del 1952 e a Lourdes nell’agosto 1958.
In relazione, invece, ai convegni di presentazione del volume: “Mazzolari e “Adesso” cinquant’anni dopo”, hanno detto, a Roma:
- “per noi è ancora un maestro” (Sen. A. Rescaglio);
- è un “costante punto di riferimento in tempi di ricerca e di impegno” (Sen. N. Mancino - Presidente del Senato);
- c’è “una grande modernità nei temi del suo apostolato” (Sen. A. Monticone);
- “dobbiamo capire che oggi ci serve leggere Mazzolari” (Sen. A. Ossicini);
- “cerchiamo di non dimenticare quanto tutti gli dobbiamo” (Sen. G. Andreotti).
Nel convegno di Cremona, città nella quale da vivo “era guardato da molti con diffidenza e perciò non ci tornava mai volentieri” (G. Giussani, nel saluto ai convenuti) è stato affermato:
- don Primo ci ricorda che Cristo è “rivoluzione permanente” (M. Margotti);
- il quindicinale “Adesso” ha sottolineato “la novità e la forza del messaggio di Mazzolari” (Margotti).
Le sintetiche espressioni riportate mi pare non abbiano bisogno di particolare commento se si tiene conto anche, e soprattutto, delle personalità che le hanno pronunciate.
I Verolesi non soltanto annovereranno sempre don Primo tra le figure più grandi ed illustri del loro paese ma sicuramente, per dirla con il Sen. Andreotti, non dimenticheranno “quanto tutti gli dobbiamo”. E non soltanto i Verolesi non dimenticheranno perchè è l’intero mondo cattolico che tanto gli deve.

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Se tornassi a vivere
 

Qualcuno mi ha chiesto giorni fa se, potendo rinascere, avrei vissuto la vita in maniera diversa. Lì per lì ho risposto di no, poi ci ho pensato un po’ su e...
Potendo rivivere la mia vita, avrei parlato meno e ascoltato di più.
Non avrei rinunciato a invitare a cena gli amici soltanto perché il mio tappeto aveva qualche macchia e la fodera del divano era stinta.
Avrei mangiato briciolosi panini nel salotto buono e mi sarei preoccupata molto meno dello sporco prodotto dal caminetto acceso.
Avrei trovato il tempo di ascoltare il nonno quando rievocava gli anni della sua giovinezza.
Non avrei mai preteso, in un giorno d’estate, che i finestrini della macchina fossero alzati perché avevo appena fatto la messa in piega.
Non avrei lasciato che la candela a forma di rosa si sciogliesse, dimenticata, nello sgabuzzino. L’avrei consumata io, a forza di accenderla.
Mi sarei stesa sul prato con i bambini senza badare alle macchie d’erba sui vestiti.
Avrei pianto e riso di meno guardando la televisione e di più osservando la vita.
Avrei condiviso maggiormente le responsabilità di mio marito.
Mi sarei messa a letto quando stavo male, invece di andare febbricitante al lavoro quasi che, mancando io dall’ufficio, il mondo si sarebbe fermato.
Invece di non veder l’ora che finissero i nove mesi della gravidanza, avrei amato ogni attimo, consapevole del fatto che la cosa stupenda che mi viveva dentro era la mia unica occasione di collaborare con Dio alla realizzazione di un miracolo.
A mio figlio che mi baciava con trasporto non avrei detto: “Su, su, basta. Va’ a lavarti che la cena è pronta”.
Avrei detto più spesso: “Ti voglio bene” e meno spesso “Mi dispiace”... ma soprattutto potendo ricominciare tutto da capo, mi impadronirei di ogni minuto... lo guarderei fino a vederlo veramente... lo vivrei... e non lo restituirei mai più.
Erma Bombeck

Ogni istante che Dio ti dona è tesoro immenso. Non buttarlo. Non correre sempre, alla ricerca di chissà quale domani. “Vivi meglio che puoi, pensa meglio che puoi e fai del tuo meglio oggi. Perché l’oggi sarà presto il domani e il domani sarà presto l’eterno”.
A. P. Gouthey

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Informagiovani
 

Manifestazioni proposte
dalle Associazioni
e dai gruppi di volontariato verolese

Calendario periodo 29 marzo - 12 maggio

19 marzo
Assessorato alla Cultura
Auditorium Biblioteca Comunale ore 14.00
Spettacolo per gli asili di Verolanuova e Cadignano “L’amico albero”

22 marzo
Diaconie della Parrocchia di Verolanuova
Partenza corteo dall’Oratorio Maschile di Verolanuova ore 20.30
“Bruciamo la Vecchia”

12 maggio
Coro Virola Alghise
Palazzo Comunale - “Cori in Primavera”
 

Comune di Verolanuova Assessorato alla Cultura

Sabato 24 marzo 2001 - ore 20.30
nell’Auditorium Biblioteca Comunale con ingresso libero

il Gruppo Teatrale
“Il Sottoscala - Franco Pagliani”

presenta:

Tre sull’altalena

Due atti di Luigi Lunari

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Turni domenicali di guardia farmaceutica
dell’Azienda S.L. 19

marzo

4
Manerbio (dr. Parati)
Bagnolo M. (dr. Donini)

11
S. Gervasio B.
Leno (Castelletto)

18
Pontevico (dr. Pinzi)
Leno (dr. Romano)

25
Pontevico (dr. Romano)
Offlaga

aprile

1
Bassano Br.no
Borgo S. G.  

8
Leno (dr. Sartirana)
S. Paolo

15
Verolanuova (Comunale)
Bagnolo M. (dr. Ingardi)

N.B.: L’elenco è provvisorio.

N.B.: Il turno domenicale ha inizio dal pomeriggio del venerdì precedente e nell’elenco sono indicate soltanto le farmacie più vicine a Verolanuova. Qui, però, ogni sabato è aperta la farmacia comunale dalle ore 15.00 alle 19.00.

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NUMERI UTILI DI TELEFONO:

Servizio Sanitario (soltanto nei casi di urgenza e di emergenza): 118
Gruppo Verolese Volontari del Soccorso: 030 936 1 662 (via Grimani)
Problemi con le droghe?: 030 993 7 210
Alcolisti in trattamento: 030 931019 oppure 030 93 22 45
Vigili del Fuoco: 030 93 10 27
Carabinieri - Pronto intervento: 112  

N.B.: Il servizio sanitario prefestivo, festivo e notturno si svolge dal sabato mattina alle ore 10.00 fino al lunedì alle ore 8.00 e tutte le notti dalle ore 20.00 alle ore 8.00.
Per le prenotazioni di trasporto con autoambulanza del Gruppo Volontari del Soccorso telefonare: dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.00; inoltre dalle ore 8.00 del sabato alle 7.00 del lunedì.

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Per i collaboratori de «L’Angelo di Verola»

Invitiamo i collaboratori a far pervenire i loro articoli possibilmente dattiloscritti (se scritti a mano: in stampatello per ragioni tecniche) unicamente ai sacerdoti entro e non oltre le ore 12 di venerdì 16 marzo. Quelli pervenuti oltre tale data non saranno pubblicati.

La redazione non è tenuta a dare giustificazioni per la non avvenuta pubblicazione degli articoli pervenuti né risponde delle fotografie non ritirate dagli interessati entro quindici giorni dalla pubblicazione sul bollettino.
LA REDAZIONE

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CIRCOLO ACLI
 

Il Consiglio Direttivo delle A.C.L.I. informa i Sigg. Soci ed i simpatizzanti che il Bar del Circolo riapre il 1° Marzo 2001 con regolare attività di sempre.
Il nuovo gestore è la sig.na Scanu Ingrid residente a Verolavecchia, a Lei ed al suo aiutante Luca porgiamo i più sinceri auguri di buon lavoro.
Si avvisa quindi che Domenica 4 marzo 2001 alle ore 10.00 presso i locali del Circolo si terrà un piccolo rinfresco con aperitivo per l’inaugurazione della nuova apertura alla quale sono tutti invitati.
Per l’occasione, chi lo desidera, potrà rinnovare il tesseramento per l’anno in corso 2001.
Subito dopo alle ore 11.00, siamo tutti invitati alla Santa Messa in Basilica a ricordo dei nostri cari defunti Aclisti.
Il Presidente
Giuliano Baronio

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Essere vecchi è bello!
di Giuliano Baronio
 

L’affermazione, con ogni probabilità, vi sorprende ma non è tutto, perché scoprirsi di avere una certa età non bisogna assolutamente scoraggiarsi, anzi è un privilegio: il vedersi gli occhi arrossati, i capelli bianchi e le rughe sul viso, questo vuol dire che veramente il tempo è trascorso e l’età che si ha è la vecchiaia.
Essere vecchi, però, significa esperienza, saggezza, equilibrio della vita e pace dello spirito. La vecchiaia non è più il periodo di battaglie per raggiungere un obiettivo, ma è tempo per capire ciò che la vita offre: assaporare la natura, osservare l’alba mentre sta nascendo e rimanere estasiati dai giochi di luce in corso per lo spuntar del nuovo giorno; oppure guardare il tramonto con tutto il suo splendore di luci rossastre che si spengono dietro l’orizzonte.
La vecchiaia ci rende misteriosi, ma soprattutto ci dà una grande tranquillità interna, insieme ad un pizzico di tristezza per un giorno di vita in meno.
La nostra cultura, purtroppo, ci porta ad avere della morte una visione drammatica, ma quando verrà non ci dovrà trovare impreparati, e non ci priverà di nulla perché il tempo che abbiamo vissuto bene nessuno ce lo toglierà. Quindi diamoci una mossa, aiutiamo chi è in difficoltà, anche se si ha una certa età; il sentirsi utili per gli altri ci dà voglia di vivere e ci si dimentica dei propri malanni. Soprattutto si rompe la monotonia giornaliera che a volte ci opprime e ci fa cadere in depressione.
Tutto questo è possibile mettendosi a disposizione delle varie associazioni di volontariato.

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In casa del “Virola Alghise”
 

Il Coro “Virola Alghise”, nell’adempimento degli obblighi statuari, con votazioni segrete, ha eletto il nuovo Consiglio Direttivo che durerà in carica per il biennio 2001/02.
Nuovo presidente è il sig. Amighetti Franco;
Vice Presidente e Segretario: sig. Scartapacchio Giuseppe;
Consiglieri i signori: Bresciani Marino, Ferrami Rino e Mosca Carlo.
Le congratulazioni de “L’Angelo” ai neo eletti ed auguri di buon lavoro.
Le elezioni sono state precedute da una relazione del segretario Giuseppe Scartapacchio che, per incarico del Presidente, ha sottolineato che:
- nell’ultimo biennio i servizi esterni sono aumentati,
- c’è la necessità che nuovi elementi incrementino il gruppo dei coristi,
- la realizzazione del CD e della cassetta ha incontrato un ampio gradimento nella popolazione verolese. Molti, infatti, i cittadini che ne hanno già acquistato alcune copie, (1)
- per l’immediato futuro sono in programma: il 6 maggio una gita, aperta a tutti, a Stra e Caorle; il 12 maggio la 13 Rassegna “Cori in Primavera” a Verolanuova,
- la partecipazione ad una rassegna corale il 21 - 22 luglio ad Aquileia,
- accordi sono in corso per essere presenti ad altre rassegne in Alta Italia,
- sempre più valida quanto indispensabile la direzione della M. Elena Allegretti Camerini alla quale va la più calorosa riconoscenza per quanto ella opera a favore del Coro.
(r.b.)

(1) C.D. (a L. 20.000) e Cassetta (a L. 15.000) sono reperibili in Biblioteca ed anche presso i distributori AGIP di via G. Rovetta e via Kennedy (S. Donnino).

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Relax...iamoci un po’
(a cura di errebi)
 

Il pensiero...

“Gli occhi ti dicono quello che uno è;
la bocca, quello che è diventato”.
(Jon Galsworthy, Landa in fiore)

...e il proverbio del mese:

“Nó gh’è ‘n póm bèl
che nó ‘l bórle ‘n bóca
a ‘n bröt porsèl”.
(Non c’è bel frutto
che non cada in bocca
a un brutto porco).  

Il Santo del mese

S. Albino - 1 marzo - giovedì - Protettore dalla pertosse
Di famiglia nobile, Albino nacque a Vannes (Francia) nel 496 e fu abate per venticinque anni. Fu costretto dal popolo - che lo amava - a diventare vescovo di Angers. Morì nel 550, ricco di virtù umane e religiose.  

La “Risposta”

Perché si dice, talvolta, “Fatica di Sisifo”?
Si dice di un lavoro inutile, una fatica che non produce nessun risultato.
Sisifo, figlio di Eolo, fu un pessimo tiranno di Corinto, che imponeva una taglia ai viandanti che attraversavano l’istmo. Zeus decretò che morisse, ma lui catturò Thanatos (la Morte) e l’incatenò: così non moriva lui, e non moriva più nessuno. Zeus dovette mandare Marte a rimettere in libertà la triste Thanatos, e Sisifo venne mandato agli inferi, dove fu condannato a portare e riportare eternamente, su per una ripida china, un gran masso tondo, che appena toccava la cima ruzzolava a valle.

Antico proverbio cinese

“Chi si accontenta del proprio destino, sebbene povero, è un uomo felice; chi non si accontenta sebbene ricco, è un uomo triste”.

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Per i più piccoli
 

CANI
- Ti hanno tagliato la coda! - esclama un bassotto incontrando il suo amico mastino - hai sofferto molto?
E il mastino: - Eh sì, sapessi, c’ero così attaccato...

INDOVINA
Perché le scarpe sono cose noiose?
- Perché stanno sempre tra i piedi!

COLMO
Qual è il colmo per un fachiro!
Andare matto per l’insalata di cactus!

UMORISMO NERO
Due scheletri chiacchierano fuori dal cimitero. Il primo chiede:
- Saresti capace di fare un triplo salto mortale?
E l’altro:
- Non sono mica matto! Ci tengo alla mia pelle!

SOGNI
Alla vista di un elicottero, un’auto sospira:
- Anch’io vorrei diventare farfalla!

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In memoria
 

Il nostro concittadino Mario Pedraccini, a soli 58 anni, è deceduto improvvisamente nel mese di gennaio u.s. Era stato colpito, pochi giorni prima, da un ictus dal quale non si era più ripreso e che aveva avuto il sopravvento sulla sua forte fibra.
I familiari, fra i quali c’è una tesserata dell’A.I.D.O., con tanta sofferta disponibilità, ben conoscendo quanto il loro caro fosse aperto ad iniziative di altruismo, hanno concesso l’autorizzazione al prelievo di tutti gli organi utili a far vivere, o a concedere una vita migliore, a molte persone. Egli ha donato: il fegato, i reni, il cuore e le cornee. Tutti questi organi, in lui non più giovane, erano perfettamente idonei all’espianto ed ora continuano a vivere ed a far vivere chi ne aveva urgente bisogno. La grande generosità di questa famiglia che, nel riserbo, è riuscita a guardare oltre le sue lacrime e, nel dolore, a pensare alla sofferenza di altri, rende orgogliosa la nostra comunità che desidera rendere noto questo atto di grande sensibilità e pubblicamente ringraziare di cuore tutti i protagonisti di tanto altruismo.
Ed è giusto che i Verolesi sappiano, a loro esempio, di tanta generosità.

La redazione de “L’Angelo”, anche a nome dei lettori e dell’intera famiglia parrocchiale, rinnova ai familiari ed ai parenti le più sentite cristiane condoglianze.

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Dall’AVIS

Sangue... donatori cercansi perché nessuno resti senza

A completamento dell’articolo del mese scorso a proposito della necessità di reperire sangue e quindi nuovi donatori, è giusto precisare che per ogni milione di abitante servono 40.000 unità di sangue (intese come numero di sangue). Inoltre la disponibilità di sangue non è omogenea sul territorio nazionale, specie al Nord Italia e spesso si deve ricorrere all’utilizzo di sacche provenienti da altre regioni in modo da compensare le richieste.

Ecco allora per tutti, giovani e meno giovani che non si sono mai posti il problema, le condizioni che permettono di diventare in tutta sicurezza donatori regolari di sangue:

1 Età minima 18 anni (quella massima è a discrezione del medico);
2 Pressione sanguigna sotto i 90 di minima fra i 110 e i 180 di massima;
3 Esami del sangue con valori adatti;
4 Stato di buona salute e stile di vita corretto.

Per aiutare qualcuno a vivere, vi sembra così tanto????
Francesca Bodini

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Abbonamenti a
“L’Angelo di Verola” anno 2001

(3a elenco)
 

ORDINARI
Galperti Mario, Azzini Battista, Azzini Serafino, Tomasoni Franco, Laffranchi Emilio, Platto Ezio, Ferrari Giuseppe, Ratti-Donini, Bettini Vittorio, Cervati Francesco, Cervati Piera, Geroldi Teresa, Albini Lino, Trezza Giulia, Trezza Albino, Sala Santina, Brunelli Francesco, Brunelli Alfredo, Abrami Angelo, Bellomi Teresa, Cervati Paolo, Fontana Antonio, Abrami Manfredo, Abrami Gianbattista, Superti Mauro, Gritta Giuseppe, Moro Beatrice, Zingaro Pasquale, Manenti Giuseppina, Ghignatti Gino, Baronio Caterina, Cremaschini Giacinta, Poli Delfino, Guzzi Adriano, Bertoni-Masotti, Sbarra Primo, Facchetti Santina, Fogazzi Davide, Gennari Antonio, Anni Barbara, Bertoldo Pelucco, Facchetti Armida, Bellomi Paolo, Alghisi Maria Teresa, Alghisi Lina, Reoletti Silvia, Rossini Silvano, Rinaldi Adriano, Redana Rita, Pini Giuseppe, Bocchio-Nervi, Gaggia Gerolamo, Tedoldi Francesco, Colla-Ungari, Pini Geroldi Francesca, Bianchi-Alessandrini, Geroldi Giulio, Zani Luigi, Dagani Sorelle, Nicoli Luigi, Scio Enrico, Camisani Luigi, Camisani Giacomo, Penocchio Bruno, Tiberio-Raggi, Alessandrini Dalmazio, Pari Silvano, Stabilini Regina, Fratelli Stabilini, Amighetti Mino, Amighetti Francesco, Spinoni Giuseppe, Guastalli Franco, Leni Mario, Sala Angelo, Pezzoli-Gobber, Anni Francesco, Guarisco Giuseppe, Geroldi Annibale, Maggioni, Labinelli Giovanni, Rossetti Paolo, Rossini Martina, Quaranta Caterina, Pietta Giovanni, Gerevini Francesca, Canini Dionigi, Fogazzi Domenico, Azzini Mario, Pietta Maria, Maffi, Bonzio Maria, Colonna Osvaldo, Rossini Mauro, Amighetti Franco, Delai Antonio, Barbieri Mario, Lucarini Egidio, Bianchi Maria, Ferrari Mario, Scaglia Paolo, Raggi Carla, Farina Alessio, Ongari Renato, Scaratti Maria, Zorza Franco, Ferrari Mario, Pansera Luigi, Zorza Carlo, Maselli Aldo, Mantovani Antonini Luigia, Padovani Giorgio, Rossini-Chiari, Fruschera Francesco, Geroldi Clelia, Mazzolari Mario, Alloisio Lanzillotti, Alloisio Mario, Montani-Amighetti, Fuochi Franco, Nervi Paolo, Carrera Angelo, Fraschini Ezio, Staurenghi Angelo, Rossetti Domenico, Panizza Agnese, Panizza Emanuela, Montani Andrea, Montani Maria Giuseppe, Rossini Angelo Rivetti, Girelli Preti Angelo, Este Donini Sergio, Dordi Traversi, Fontana Carlo, Geroldi Carlo, Staurenghi Angelo, Abrami Angelo, Dolfini Stabilini, Girelli Mombelli, Zorza Montani, Labinetti, Rossini Piero, Cantoni-Bresciani, Sorelle Sartorelli, Brunelli Giuseppe, Catani Ada, Sabatti, Sala Mino, Labinelli, Torri Giuseppe, Geroldi Mario, Tadini Rosa, Pesce Giancarlo, Alloisio Teresa, Renzi Gabriella, Caprini Paola, Burlini Domenica, Penocchio Oliva, Boldoni Angela, Penocchio-Soregaroli, Zappa, Cremaschini, Vacchelli, Pelosi Santa, Abrami Donato, Bianchi Marino, Martinelli Anna, Corradi-Nervi, Nervi Luigi, Rivetti Pasquale, Baronio Bernardo, Pelucchi-Botturi, Zanoni Giacinto, Fruschiera, Tagliani Ernesto, Adami Andrea, Adami Giuseppe, Fontana Giuseppe, Gavazzoli Paolo, Bresciani Angela, Brocchieri Abele, Fontana Rita, Fontana Piercarlo, Fontana Maria, Fontana Luigi, Pea Stefano, Piovani Pietro, Stabile Piero, Nervi Paolo, Vesco Giovanni, Amighetti Angela, Bianchi Maria, Sala Bortolo, Quaranta Giuseppe, Amighetti Giuseppina, Zucchi Santina, Mambretti Vittoria, Padre Gianni Barbieri, Bonanomi Luigi, Bonanomi Azzini Adriana, Gelardi Pisani Michela, Pagliardi Lucia, Manfredi Battista, Venturini Angela, Cervati Guido.

SOSTENITORI
Abrami Maria, Brunelli Santa, Cenacchi Maria, Roda Teresa, Seccardelli Fiore, Rinaldi Renato, Rinaldi Giuseppe, Davide Carlo Giuseppe, Zorza Franca, Premi Bruno, Premi Claudio, Barbieri  Teresa, Geroldi-Zani, Este Agnese, Abrami Gian Battista, Sarte Fratelli, Loda Giuseppe, Lancini Daniela.

BENEMERITI
Mollica Domenico, Anni Francesco, Ledda Teresa, Farina Giuseppe, Anelli Jose, Brusinelli Carla, Pini-Azzini, Treccani Abrami, Canini Vittorio, Canini Martino, Raggi-Cochetti, Baiguera Francesco, Girelli Giuseppina, Brunelli Gianbattista, Tomasoni Chiara, Moro Angelo, Geroldi Paolino, Dossena Walter, Galperti Guido, Checchi Laura, Geroldi Paolo, Dalè Battista, Bonera Rino, Ferrari Pietro, Ferrari Angelo, Franchi-Mensi, Franchi Oreste, Zani Gianbattista, Roda Aldo, Dorofatti   Angelo, Pertica Francesco, Lipomani Claudio, Cerutti Maria, Paracchini Luigi, Pari Battista, Lupatini Mario, Penocchio Giorgio, Amighetti Vincenzo, Venturini Walter, Montani Pietro, Bianchi Giuseppe, Bosio, Pirani Franco, Andoni-Cavedo, Zani Andrea, Vesco Giuseppe, Barezzani Fausto, Mombelli Guglielmo, Colla Giuseppe, Morandi Girolamo, Bettoncelli Bruno, Rossini Achille, Oliviero-Cervati, Anelli Abrami, De Angeli Ettore, Cavagnini Giuseppe, Mosca Anelli, Rossini-Rivetti, Abrami Venturini, Abrami Giulio, Premi Antonio, Branca Catullo, Quinzanini-Farina, Bodini Luigi, Amighetti Marco, Pelosi Ferrari, Ghaleb Antonia, Ruffo Luigi, Venturini Angiolino, Alessandrini Luigi, Burlini Sergio, Benzi Cattaneo, Seniga Pietro, Bonaglia Paolo, Masserdotti Franco, Dalè Giuseppe.

(continua)

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Anagrafe Parrocchiale
 

Battesimi

3 Massini Luca di Silvio e di Calvi Nadia
4 Forcella Emma di Luigi e di Girelli Miriam
5 Traversi Giorgia di Giampietro e di Rossini Dania
6 Piccinotti Matteo di Roberto e di Girelli Piera  

Defunti

8 Pedraccini Mario di anni 58
9 Bianchi Sofia Pedrazzani di anni 93
10 Barbieri Teresina Pertica di anni 85
11 Vigna Luigi di anni 70

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Offerte pro restauri
tele e altari della Basilica

 

Giornata celebrata nel mese di febbraio 2.160.000
N.N. 100.000
N.N. 100.000
In memoria della cara mamma Sofia 1.000.000
Nervi 300.000
In memoria del caro sposo Ernesto
per il restauro della tele della Madonna 5.000.000
In memoria del caro Giuseppe 50.000
In memoria dello sposo e papà Pietro Nervi 1.000.000
In memoria del figlio e del marito 150.000
I fratelli Nervi in memoria del caro Pietro 500.000
In memoria di un caro defunto 150.000
In memoria dello sposo 400.000
Dalla Capella Casa Albergo 275.000
La nonna per il battesimo di Matteo 100.000

Totale 11.285.000

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